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32.Convocazioni particolari

"Iniziamo da dove ci eravamo fermati l'altra volta, dai", esordì il venticinquenne tenendo lo sguardo basso sul solito mucchio di spartiti che utilizzavano di tanto in tanto per integrare nuovi argomenti. Ryan annuì e ripeté l'esercizio su cui si era esercitato durante quei giorni per massimizzarne l'esecuzione. Abbassò lo sguardo sulle sue dita che sfioravano le corde dello strumento musicale, e solo allora Eric lo osservò indisturbato.

Possibile che gli interessasse un ragazzo più giovane di lui di quanto, sette anni? Ryan era piccolo, ma la sua forza d'animo e la sua maturità erano notevoli, così tanto da renderlo diverso dai coetanei. Era contraddistinto da una bellezza eterea e la cosa peggiore era che non ne fosse consapevole, ma tendeva a sottovalutarsi di continuo. Eric gliel'avrebbe voluto dire ogni volta che abbassava lo sguardo e si tirava la maglietta verso il basso per nascondere il proprio corpo. Ryan era bello, e a renderlo ancora più magnifico era il fatto che non lo sapesse.

Alcune persone fingevano, con falsa modestia, di non essere consapevoli del loro bell'aspetto, ma ciò non valeva per Ryan, che era davvero convinto di essere insignificante, quando invece era forse uno dei ragazzi migliori sotto ogni punto di vista che Eric avesse mai avuto il piacere di conoscere.

I loro sguardi s'incrociarono quando calò di nuovo il silenzio, segno che Ryan avesse concluso l'esercizio del quale, Eric doveva ammetterlo, non aveva ascoltato neanche una nota. Accennò un sorriso che venne immediatamente ricambiato dal diciassettenne e che fece sciogliere lentamente il nodo che occludeva la gola del maggiore.

"Sì...ehm, adesso ti insegno un nuovo passaggio", si riscosse dai suoi pensieri, che erano del tutto inopportuni. Erano mesi che non desiderava baciare qualcuno come era accaduto in quel momento.

Eseguì lentamente i movimenti che il suo allievo avrebbe dovuto compiere in seguito, poi appoggiò di nuovo la chitarra a terra e si rilassò sullo schienale del divano mentre Ryan ripeteva la sequenza di accordi con incertezza. Ad un tratto, posizionò in maniera sbagliata le dita sul manico dello strumento, schiacciando le corde sbagliate e producendo in tal modo un suono fastidioso da ascoltare. Eric lo corresse spostandogli la mano fino a fargli assumere la posizione corretta, percependo la mano del più giovane tremare appena sotto la sua.

Non poteva sapere che se solo avesse trovato il coraggio di baciarlo, Ryan ci sarebbe stato con tutto se stesso, perché in quel momento i loro visi erano molto vicini, così come lo erano le loro mani.

Poi, però, Eric interruppe quel momento di tensione allontanandosi e tornando alla posizione precedentemente assunta, lasciando il minore con le labbra socchiuse e lo sguardo assente fisso su di lui. Aveva interpretato male quello sguardo carico di emozione? Quel tocco delicato sulla sua mano?

Forse avrebbe fatto meglio a smettere di prendere lezioni, almeno finché non gli sarebbe passata la cotta stratosferica, perché ogni singolo sguardo riduceva il suo cuore in una poltiglia informe. Era consapevole che uno come Eric non si sarebbe mai potuto sentire attratto da un ragazzino come lui,e questa certezza lo distruggeva. Il venticinquenne era la prima infatuazione che si prendeva, e non era destinata a raggiungere un buon fine, ovviamente. Pensando a Michael, si rendeva conto di quanto fosse improbabile una possibile relazione tra lui, un insulso quasi-diciottenne, ed Eric, un venticinquenne con una propria casa, un lavoro, una passione ed interessi sicuramente diversi dai suoi. É vero, entrambi amavano la musica, ma per il resto Ryan conosceva solo un'insignificante porzione della sua vita.

"Facciamo una pausa", decretò Eric, stiracchiandosi con la schiena. Nel farlo, Ryan non riuscì ad impedire ai propri occhi di cadere sul lembo di pelle chiarissima che era stata scoperta dalla maglietta a maniche lunghe. Riuscì a guardare altrove proprio quando il maggiore posò lo sguardo su di lui.