3.Azzurro contro Verde

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La domenica mattina era un giorno sacro per Daniel, che la sera prima solitamente usciva con i suoi compagni di squadra. Si andavano a divertire in discoteca o in qualche parco abbandonato, nel quale giocavano a palla illuminati dalle torce dei telefoni.

Quella mattina, però, il suo sonno venne disturbato da una voce insolitamente acuta di una bambina di sette anni. Tentò d'ignorare il fastidioso suono per ben cinque minuti, sprofondando con la testa nel cuscino, nel vano tentativo di attutire i rumori provenienti dall'esterno, ma quella voce così perforante gli si era inculcata nel cervello. Dunque sospirò, liberandosi dal groviglio di coperte nel quale si era attorcigliato durante la notte e scese dal letto senza infilare le ciabatte, con il solo obbiettivo di chiudere sua sorella in cantina e lasciarla lì per qualche ora. O giorno.

Lo spettacolo che gli si presentò davanti agli occhi, non appena spalancò la porta, fu singolare. Emma, brandendo una barbie davanti a sé, si difendeva da loro madre che tentava inutilmente di infilarle la giacca.

"Si può sapere che state facendo?", chiese, a metà tra l'irato ed il divertito. Grete si voltò verso il figlio, mandandogli una silenziosa richiesta di aiuto.

"Non vuole prepararsi per uscire", spiegò la donna, abbandonando le braccia lungo i fianchi. Daniel corrugò la fronte, confuso. Era domenica mattina, sarebbero dovuti uscire all'ora di pranzo, ma probabilmente era ancora presto.

"Dove dovreste andare, scusa?".

Stavolta a rispondergli fu Emma, che indicò la madre con la povera bambola. "Lei mi vuole portare al cataclisma!", esclamò spalancando gli occhioni azzurri. Grete scoppiò a ridere, portandosi una mano davanti agli occhi.

"Non sto capendo", disse il diciassettenne in attesa di un chiarimento da parte di sua madre che però non arrivò.

"Ho letto su internet che il cataclisma è qualcosa di brutto che può succedere nella natura, e lei mi ci vuole portare, ti rendi conto?", spiegò, rivolgendosi al fratello con tono terrorizzato. Quell'affermazione non fece altro che confondere ulteriormente Daniel.

"Amore, ti voglio portare al catechismo, non al cataclisma", disse Grete, riprendendosi dall'attacco di risata di poco prima.

Daniel si schiaffò una mano in fronte e scosse la testa, borbottando qualcosa riguardo alla scarsa sanità mentale della sua famiglia e tornandosene in camera.

Daniel rimase vagamente sorpreso quando, sbloccando il cellulare, notò diverse notifiche su Facebook da parte di un certo Thomas Hool. Il ragazzo non solo gli aveva inviato la richiesta d'amicizia, ma aveva anche messo mi piace alla sua immagine di copertina e gli aveva scritto in chat privata. Scorrendo sul suo profilo aveva capito immediatamente chi fosse, ed un po' era rimasto sorpreso. Thomas era il difensore del Fulham con cui aveva parlato il venerdì sera precedente ed era stato anche il motivo della litigata avuta con le sue migliori amiche. Studiò per qualche minuto le sue foto poi rispose al saluto che gli aveva inviato, attendendo un riscontro da parte del ragazzo mentre si preparava per andare a pranzo dai suoi nonni. Sua madre ed Emma ancora non erano tornate, ma l'avrebbero fatto a breve, constatò controllando l'orario sul cellulare. Trascorse quei pochi minuti d'attesa intrattenendosi con un giochino scaricato da qualche settimana, in cui doveva cercare di segnare nella rete avversaria solo utilizzando l'enorme testa del suo personaggio, sproporzionata rispetto al corpo. Gliel'aveva fatto scaricare Ryan, ma dopo qualche giorno d'intenso appassionamento, la foga era scemata in noia, e quello era diventato un passatempo molto quotato durante l'ora di fisica, che era di gran lunga la materia in cui andava peggio. Non gli piaceva la logica, le formule e gli stupidi esempi del libro, ed era costretto ad imparare tutto a memoria per non ottenere pessimi voti nei compiti in classe.

Più di quanto tu sappia ♦ Tematica Omosessuale ♦Where stories live. Discover now