32.Convocazioni particolari

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Non sempre la vita va come noi desideriamo, talvolta segue dei percorsi pericolosi e sbagliati, questo Ryan l'aveva capito molto bene. Nel corso dei suoi quasi diciotto anni aveva passato momenti difficili, a partire dalla mancanza di un padre. Sopratutto quand'era bambino, spesso si domandava per quale motivo gli altri avessero due genitori e lui solo sua madre. Certo, non era l'unica persona a prendersi cura di lui, perché per fortuna abitavano assieme ad altre due donne fantastiche, sua nonna e sua zia.

Nel giro di qualche mese la situazione era cambiata drasticamente grazie all'arrivo di Graham nelle loro vite. Si erano trasferiti in un appartamento più grande, all'interno del quale Ryan aveva trovato i suoi giusti spazi, ma aveva anche dovuto affrontare la malattia che era calata velocemente su di lui.

Non poteva mentire a se stesso affermando di essere guarito, perché non era così. D'altronde gli era stato detto di non avere la vana speranza di pretendere di stare meglio nel giro di qualche settimana.

Ogni giorno si guardava allo specchio e si costringeva a mangiare quanto impostogli dalla dieta, quella vocina che gli consigliava di digiunare, che contava ogni caloria ingerita, gli urlava nella testa di smettere di mangiare, ma lui si faceva coraggio e non la ascoltava.

Tuttavia, alcune volte la forza d'animo non è sufficiente per superare da soli ostacoli così alti, ed è in questi casi che arriva il fallimento.

Quella pomeriggio, Ryan si lavò dopo essere tornato a casa da un'estenuante giornata scolastica, durante la quale aveva anche deciso di partecipare all'ora di educazione fisica. Mai presa decisione più sbagliata, dal momento che aveva passato due intere ed intense ore a fissare i corpi allenati dei suoi compagni compiere movimenti fluidi e naturali, mentre lui a stento riusciva a fare la corsa calciata. Si era sentito incapace, inadeguato ed enorme.

Tornato a casa, si fece una doccia senza guardarsi allo specchio mentre si spogliava, affettandosi a rilassarsi sotto il getto d'acqua bollente, che gli arrossò le spalle ed il torace. Una volta uscito dal bagno, indossò un paio di slip pescati senza criterio dal cassetto, poi fece scivolare l'asciugamano bagnato a terra, vicino alle sue caviglie. Si posizionò davanti allo specchio proprio come era solito fare nei mesi precedenti, e sospirò.

Era ingrassato un po' e si vedeva brutto, irrimediabilmente brutto. Si sfiorò l'addome piatto, ma non abbastanza, a suo avviso. Era questo ciò che voleva? Ingrassare fino ad annullare tutti i progressi raggiunti in quei mesi di rinunce? Da una parte era consapevole che i suoi pensieri fossero sbagliati, mentre dall'altra non poteva fare a meno di bloccarli. Era strano, pensò, non avere il pieno controllo delle proprie azioni. Si odiava per ciò che era, ma al contempo una parte di sé non faceva altro che ripetersi che a breve sarebbe andata meglio.

Doveva andare meglio.


Arrivò a casa di Eric con qualche minuto di ritardo. Durante l'intera durata del tragitto non aveva fatto altro che fermarsi ad ogni vetrina di qualsiasi negozio per osservare la propria raccapricciante figura riflessa. Quel giorno si vedeva ancora più brutto ed insignificante del solito, e non sapeva a cosa attribuire la colpa. Prima di suonare il campanello si passò una mano tra i capelli sempre più lunghi che non aveva ancora avuto il tempo di tagliare. Con quel gesto non pretese di diventare improvvisamente presentabile, ma era una cosa che faceva quando si sentiva particolarmente nervoso.

Il suo insegnante di chitarra gli aprì la porta dopo qualche minuto di attesa, e Ryan notò subito una strana e ingiustificata tensione nei suoi gesti. Lo lasciò entrare facendosi da parte come di consueto, poi scomparve nella sua camera, dove il diciassettenne sapeva già che custodisse la sua costosa collezione di chitarre. Tornò in soggiorno senza dire una parola, lui che solitamente aveva sempre qualcosa da raccontare perché, a differenza di Ryan, odiava i silenzi prolungati, ma in quel momento era proprio il silenzio a riempire la stanza, e il più giovane se ne preoccupò.

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