12.Più di un segnale

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Daniel aveva appena concluso gli allenamenti in vista del match fuori casa che si sarebbe disputato nel weekend ed era esausto. Si era fatto una doccia ed aveva indossato un paio di jeans ed un maglione sotto la giacca pesante, infilandosi anche un paio di guanti comprati chissà quando ed un cappello blu scuro. Faceva un freddo cane e nonostante la neve caduta pochi giorni prima si fosse sciolta, le previsioni meteo segnavano abbondanti nevicate nei giorni a seguire; la cosa, se da una parte lo allietava, dall'altra lo faceva sentire nostalgico dell'estate trascorsa sulle spiagge italiane della Sardegna, dov'era andato con Emma, sua madre ed una sua amica con annessi i figli. Salì sull'autobus non appena la vettura vecchia e malandata si fermò davanti a lui, aprendo la porta posteriore. Daniel timbrò il titolo di viaggio nell'apposita macchinetta poi si accomodò su uno dei tanti posti vuoti e vandalizzati dai pennarelli indelebili della solita banda di ragazzini che si divertiva ad imbrattare quei mezzi pubblici.

Parcheggiato in garage aveva un bel motorino lucido che poteva utilizzare ben poco: la mattina raggiungeva scuola a piedi (ancora per poco), a calcio veniva accompagnato e tornava con l'autobus e per le rare volte che usciva aveva a disposizione il suo amato veicolo, che possedeva da quasi tre anni. Non era stato semplice convincere sua madre a comprarglielo, ma alla fine ce l'aveva fatta.

Osservò sovrappensiero il paesaggio urbano fuori dal finestrino incrostato di sporco, distinguendo a stento le altre automobili che sfrecciavano accanto a lui scure e veloci. Sebbene l'autobus fosse mezzo vuoto e silenzioso, per strada di gente ce n'era in abbondanza. La vettura di fermò, aprì le porte e qualche persona salì a bordo, occupando silenziosamente i posti disponibili trascinandosi dietro buste e borse pesanti; quella era la fermata vicina al centro commerciale.

"Ciao, è occupato?".

Daniel rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. Aveva riconosciuto immediatamente quella voce bassa e graffiante. Quando si voltò, Liam era lì in piedi vicino al posto occupato dal suo borsone e lo stava guardando in attesa. Daniel lo afferrò per la cinghia laterale, tirandoselo sotto i piedi, nel piccolo spazio che c'era tra la sua fila di sedili e quella davanti. Il suo ex ragazzo gli sorrise riconoscente e prese posto sul sedile adesso libero senza dire una parola, giocando distrattamente con il filo delle cuffiette che portava alle orecchie. Udiva la musica rock che il suo vicino di posto stava ascoltando.

Il diciassettenne non si sentiva a suo agio, per nulla; non provava più alcun sentimento per Liam, ma vederlo dopo un anno e mezzo gli aveva suscitato una reazione strana. Sentiva il cuore battere più forte del solito dall'agitazione, ma non parlò. Solo cinque minuti dopo suonò il campanello per prenotare la fermata e "devo scendere alla prossima", disse senza guardarlo negli occhi. Liam si alzò per lasciarlo passare poi tornò a sedersi.

"Ci vediamo a Capodanno", lo salutò con un sorriso. Aveva tolto solo una cuffietta. Daniel corrugò le sopracciglia. Cosa significava?

"Conosci Cody?", chiese. Dannato semaforo, l'autobus era rimasto bloccato al rosso.

Il suo ex ragazzo annuì. "Thomas è mio cugino", aggiunse suscitando lo sgomento del più piccolo che si affrettò a scendere dal mezzo quando il conducente aprì le porte con un sinistro cigolio. Salutò Liam con un cenno e non aggiunse nulla, camminando verso casa con la testa da un'altra parte.Quando l'autobus gli sfrecciò vicino non alzò la testa, ma avrebb epotuto scommettere qualsiasi cosa che Liam lo stesse guardando con quel cipiglio inconfondibile. Aveva davvero una faccia da schiaffi, l'aveva sempre avuta; quando erano stati assieme, però, l'aveva trovata attraente.

Improvvisamente l'idea di passare un Capodanno diversamente non l'allettava più, nonostante la presenza di Felipe; a preoccuparlo era Liam e la sua beffardaggine. Sperò solo che in quasi due anni fosse maturato ulteriormente: non voleva rovinarsi la serata per colpa sua, tutto qui.

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