Capitolo Undici

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Quando mi sveglio al mattino, siamo ancora in quella posizione. Nicholas russa appena e a me scoppia la testa. Non lo reggo il vino, ora lo so. Non sono abituata a bere così tanto.
Credo di amarti...
Quelle tre parole mi rimbombano nella testa. L'ha detto davvero o lo stavo sognando? Ho come la sensazione che non sarà facile scoprirlo. Magari era colpa del vino anche per lui e non intendeva dirlo davvero. Non posso saperlo e non voglio indagare. Ha ancora qualche giorno di tempo per prendere la sua decisione, non forzerò le cose.
Mi bacia la spalla nuda.
«Sei già sveglia amore?», chiede a bassa voce.
Mi batte forte il cuore. Sentirmi chiamare amore da lui mi fa venire le palpitazioni. Cerco di girarmi per guardarlo in viso, ma ho il braccio intorpidito, apro e chiudo la mano per riattivare la circolazione.
«Tutto a posto?», chiede dolcemente.
«Ho un mal di testa tremendo. La prossima volta tieni lontano il vino dal mio bicchiere.», rispondo con un sorriso sghembo.
«Non lo dimenticherò di sicuro amore mio.».
Potrei avere un infarto in ogni momento, un altro colpo al cuore così e addio Emma. Non so se ridere o piangere per l'emozione, provo a far finta di niente.
Lui mi sorride e mi bacia sulle labbra.
«Lo sai che devi ancora dirmi la top five delle mie facce buffe?», gli ricordo cercando di riprendermi.
«Pensavo di averla fatta franca.», commenta mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non te la puoi cavare così facilmente con la sottoscritta. Avrò anche un anno in più, ma la memoria funziona ancora bene.», gli dico convinta.
Ride di gusto.
«Sei bellissima amore.».
Ce la posso fare, sì, credo di potercela fare. No, non credo proprio
Gli sfioro le labbra con le dita e lui me le bacia una a una lentamente, guardandomi negli occhi. A un tratto sembra concentrarsi e comincia a parlare.
«Adoro quando sei immersa nei tuoi pensieri. Ti estranei totalmente dal mondo esterno e fissi un punto ignoto per attimi interminabili. Vorrei entrare nella tua mente in quei momenti e condividere quei pensieri con te.».
Sto per aprire bocca, ma me la sfiora con le labbra facendomi perdere la concentrazione.
«Adoro quando ti tormenti i capelli e ti mordi le unghie mentre stai leggendo. Sorridi quando trovi un punto che ti piace e ti scende una lacrima quando arrivi a un punto triste.».
Spalanco la bocca. Come fa a sapere certe cose?
«Ma, quando mi avresti visto leggere?», domando incredula.
«Da Enrico.».
Devo avere un'espressione parecchio confusa, perciò prosegue.
«Ti siedi su quello sgabello scricchiolante e t’immergi nella lettura. Sono passato spesso davanti a quella vetrina e non riuscivo a smettere di guardarti. Tu non ti sei mai accorta di me, eri sempre troppo immersa nel tuo libro.».
Mi sfiora il viso con le dita delicatamente, mi sfiora le labbra con le sue.
«Adoro quando ridi. Il tuo viso s’illumina e diventi ancora più bella, per quanto possa essere possibile.».
«Posso farti notare una cosa?», gli chiedo alzando un dito come si farebbe a scuola.
Lui lo prende e lo bacia.
«Dopo, ho quasi finito.», mi bacia anche le labbra.
«Adoro quando diventi rossa anche solo se stai pensando a me.».
«Come fai a sapere se divento rossa pensando a te?», inarco un sopracciglio, dubbiosa.
«Ti ho visto mentre raccoglievi le rose che ti lasciavo e mentre leggevi il biglietto, cambiavi colorito. Non ne ero sicuro al cento per cento, ma poi Mattia me l'ha confermato.», mi sorride.
«Io lo strozzo.», borbotto sommessamente.
«Ora la prima posizione. È una cosa che ho notato da poco, ma ha scalato subito la classifica entrando direttamente al primo posto.».
«Sembra tu stia facendo la classifica degli album in uscita.», farfuglio cercando di rimanere seria.
«Non rovinare questo momento amore mio.», dice con una strana luce negli occhi.
Sussulto ancora una volta, è più forte di me.
Lui mi sorride, mi sento sciogliere completamente. Mi manca il respiro quando mi guarda così intensamente.
«Adoro l'emozione nei tuoi occhi quando ti chiamo amore. Non riesco a capire se stai per piangere o ridere, ma adoro quell'incertezza. Sapere che una sola parola provoca in te tutte queste emozioni diverse, mi fa sentire fortunato.».
«Fortunato?», balbetto.
«Sono molto fortunato Emma, perché sei entrata nella mia vita.», sussurra dolcemente e poi aggiunge ridendo nervosamente: «E me l'hai completamente scombussolata.».
Sono rimasta senza parole, non so cosa dire. È la cosa più dolce mi sia mai stata detta e mi sento frastornata.
«Dimmi qualcosa ti prego.», chiude gli occhi e butta fuori un po' per volta l'aria che aveva incamerato nelle guance.
«Volevo farti notare che questa non è una top five delle mie facce buffe.», brontolo con un filo di voce.
Ride e scuote la testa.
«Sei straordinaria Emma.».
Mi guarda negli occhi, penso che potrei anche svenire ora.
«Diciamo che sono le cinque cose che adoro di te. Meglio così?», mi attira di più a sé.
«Decisamente, bisogna sempre essere precisi in queste situazioni.», mi perdo totalmente nei suoi occhi.
«Ora basta parlare però.», sbotta all'improvviso.
Posa le labbra sulle mie e mi sento bene, per poco. Sento un bruciore lancinante alla bocca dello stomaco e la testa mi gira vorticosamente. Un attimo dopo sto vomitando sul tappeto ai piedi del letto.
«Direi che d'ora in poi il vino per te è proibito.», va in cucina e torna con un bicchiere di acqua in mano.
«Mi dispiace tanto Nicholas. Non mi era mai capitata una cosa del genere, mi faccio schifo da sola.».
Nascondo il viso con entrambe le mani e sbuffo. Reprimo un nuovo conato di vomito, sono già abbastanza scombussolata così, non ho bisogno di svuotarmi ancora. La testa non ha ancora smesso di girare, mi sento uno straccio ed è una sensazione davvero poco piacevole. Credo che dopo questa esperienza, smetterò di bere.
«Non dirlo nemmeno.», mi sposta i capelli dal viso e mi sorride. «Resti comunque bellissima.».
«Ti pulisco dove ho sporcato.», farfuglio con la bocca impastata. Che schifo.
Cerco di alzarmi, ma barcollo, tengo ferma la testa con le mani, forse la stanza smette di girare in questo modo.
«Non ci provare nemmeno.», mi ammonisce mettendomi di nuovo sdraiata. «Oggi niente lavoro, avverto io Enrico.».
«Non dirgli che mi sono ubriacata.», borbotto mogia.
«Gli dirò soltanto che alla tua età non reggi più l'alcol come una volta.», ride andando a prendere il cellulare sopra il cassettone.
«Divertente.», gli mostro la lingua fingendomi offesa. «Io sto male e tu mi prendi in giro.».
«Lo faccio solo perché tengo a te. Tengo tanto a te Emma.», dice ora serio.
«Cioè mi prendi in giro perché tieni a me?», inarco un sopracciglio.
Mi sorride dolcemente e annuisce.
«Inoltre, se non ci tenessi, non saresti nemmeno qui a vomitare sul mio tappeto nuovo.», mi fa notare.
«Oops, chiedo di nuovo umilmente scusa!».
Mi copro il viso con le mani e respiro a fondo. Sono davvero un disastro, proprio un caso disperato.
«Salto il lavoro anch'io oggi, devo prendermi cura della mia malaticcia.», mi toglie le mani dal viso e mi bacia dolcemente.
Si sdraia di nuovo accanto a me, appoggio la testa sul suo petto, ascolto i battiti del suo cuore, sembra rilassato. Mi accarezza i capelli con una lentezza esasperante, posandomi dei lievi baci sulla nuca di tanto in tanto, mi addormento nel giro di pochi minuti, cullata dalle sue attenzioni.
Un suono improvviso mi fa svegliare di soprassalto, il cuore mi batte forte nel petto e sento martellarmi una tempia. Sembrava un gong, invece era solo il campanello. Come può un semplice pulsante provocare un tale rimbombo nella mia testa?
«Resta qui tranquilla, cerca di dormire ancora un po' amore.», mi bacia sulle labbra prima di alzarsi e mettersi al volo un paio di pantaloni e una maglietta. Chiudo gli occhi e mi appisolo nuovamente. Sento delle voci concitate provenire dal giardino. Cosa diavolo sta succedendo? La testa mi martella ancora e tutto questo rumore mi sta facendo impazzire. Mi copro le orecchie con le mani, non migliora.
«Dove stai andando?», Nicholas sembra piuttosto irritato.
«Sei con qualche tua troietta, vero?», tuona una voce femminile familiare, perfino troppo familiare.
No, non lei di nuovo. Ti prego, ti prego, ti prego. Signore fai che tutto questo sia solo un incubo e che, quando mi sveglierò, il mal di testa se ne sarà andato e lei non sarà mai esistita.
«Vattene di qui Elena! Questa non è casa tua! Non puoi entrare come ti pare e piace.», sbotta lui alzando il tono della voce.
«Voglio vedere con chi sei stavolta!», ringhia rabbiosa.
Secondo me se malauguratamente dovessi venire morsa da una come lei, dovrei fare l'antirabbica, probabilmente anche l'antitetanica. Mi fa paura questa donna, anzi terrore.
«Vattene Elena!», grida Nicholas esasperato.
Sento un tonfo dall'altra parte della porta e un attimo dopo è spalancata. Io sono mezza nuda sul letto, cerco di coprirmi con il lenzuolo. La luce che entra mi fa male agli occhi e il suo sguardo assassino mi sta incenerendo. Ho davanti una specie di mostro dagli occhi di ghiaccio e tacco dodici.
«Oh oh! Ancora la tua troietta dell'altro giorno. È una cosa seria allora!», esclama con rabbia.
«Non sai quello che stai dicendo!».
«Tu non stai mai più di una notte con la stessa donna.», sputa senza smettere di fissarmi con gli occhi ridotti a due fessure.
Si avvicina pericolosamente, mi nascondo ancora di più sotto il lenzuolo. Nicholas la intercetta e si mette davanti a me a farmi da scudo.
«Non avvicinarti a lei.», ringhia a denti stretti.
«Perché? Le ho fatto male a quel bel nasino?», mi prende in giro lei facendo la vocina.
«Tu sei pazza!»
«Oh, ma smettila Nicholas. Quella lì è una bambina, non vedi? Dovresti avere a che fare solo con il meglio.», dice in un tono che non mi piace per niente.
«Saresti tu il meglio?», sbotta ridendole in faccia.
«Ovvio! Di sicuro non quella là nel tuo letto.», si sposta per guardarmi in faccia e mostrarmi tutto il suo disprezzo.
«Vattene di qui Elena!», intima con rabbia.
Lei respira a fondo, il fumo le esce visibilmente dalle orecchie. «Va bene, me ne vado, ma non è ancora finita. Alla fine cambierai idea e tornerai da me in ginocchio.».
«Ne dubito.», esclama lui.
«Come vuoi Nicholas!», gira sui suoi tacchi a spillo e se ne torna da dove era venuta.
Ricomincio a respirare, affannosamente ma respiro. Ho avuto paura che mi picchiasse di nuovo. Come ha fatto a stare con una donna del genere? Spero sia diventata così dopo che se n’è andata, questo avrebbe senso. Un uomo sano di mente non starebbe mai con una pazza del genere.
Nicholas ha ancora le mani strette a pugno. Si siede sul bordo del letto ed è parecchio scosso. Mi avvicino a lui, appoggio la testa sulla sua spalla, non mi piace vederlo così teso, mi fa star male.
«Stai bene?», chiedo prendendogli la mano e accarezzandola finché non si rilassa.
«Ho avuto paura che se la prendesse di nuovo con te.», risponde ancora parecchio alterato.
«Non l’ha fatto però.», lo rassicuro.
Prendo il suo viso tra le mani e lo obbligo a guardarmi negli occhi.
«Sto bene Nicholas.», sussurro dolcemente.
«Non era così quando stavamo insieme.», mi spiega debolmente.
«Lo immaginavo, dubito saresti stato con una così di tua spontanea volontà.», gli sorrido appena.
Il suo sguardo si addolcisce un po' e mormora: «Non voglio che questa cosa succeda ancora.»
Mi sfiora il viso con le dita.
«Non lo voglio nemmeno io Nicholas.», lo bacio sulle labbra e si calma ancora un po'. «Sono felice che tu sia qui con me.».
Gli sorrido e appoggio di nuovo la testa sulla sua spalla. Non potrei mai rinunciare a tutto questo per colpa di una pazza.
La giornata ormai è stata rovinata da quell'incursione. Lo aiuto a sistemare il disordine della festa di ieri sera, mi è passato perfino il mal di testa e la nausea. Non è che avessi avuto molta scelta. Ci mettiamo un paio di ore a riordinare e mi faccio accompagnare a casa, sono stanca.
«Non vuoi fermarti qui anche stanotte?», chiede deluso prima di salire in macchina.
«Puoi restare da me se vuoi. Magari siamo più al sicuro.», propongo.
«Non mi sembra una cattiva idea.».
Passiamo gran parte della serata abbracciati sul divano a parlare, parlare di qualsiasi cosa. Ridiamo tanto, è un uomo davvero divertente quando si lascia andare, e stasera è stato meraviglioso. Lui mi fa stare bene. Ci addormentiamo stretti l'uno all'altra nel mio letto. Senza fare l'amore, soltanto felici di essere qui insieme.
 
 
Quando apro gli occhi, Nicholas mi sta guardando. Le sue labbra si curvano in un sorriso bellissimo.
«Ciao bellissima.».
Mi bacia la punta del naso con infinita dolcezza.
«Ciao.», lo saluto con la bocca ancora impastata dal sonno.
Quando il cervello comincia a connettere, mi accorgo che è già vestito.
«Devo andare al lavoro.», dice rassegnato.
«Va bene.», commento accarezzandogli il viso.
Vorrei passare ancora un po' di tempo da sola con lui, ma il dovere ci chiama.
«Ci vediamo più tardi amore.».
Mi bacia sulle labbra e si alza ciondolando. Si ferma sulla porta della camera, appoggia la testa sullo stipite e aggiunge: «Sei la cosa più bella mi sia mai capitata.».
Mi regala un sorriso meraviglioso e se ne va.
Affondo la testa nel cuscino e sorrido come una scema. Sembra davvero essersi innamorato di me e questa idea mi fa battere il cuore all'impazzata. E se per caso mi sbagliassi? Non so se potrei sopportare l'idea di non poter stare con lui. In questi giorni mi sono resa conto di aver bisogno di lui. Non mi sono mai sentita così prima d'ora. È Nicholas l'uomo con cui voglio trascorrere il resto della mia vita. So che è tutto ancora piuttosto confuso, non ha ancora detto di amarmi, non mi ha fatto confessioni, ma è così dolce con me e mi fa stare bene. Non dimentico il dolore provato tutte le volte che se ne andava, ma cerco di godermi ogni sua piccola attenzione, ogni momento trascorso insieme. Non ho la certezza che non mi farà più soffrire, probabilmente non l'avrò mai, cerco solo di non pensarci, non voglio rovinare questi attimi d’immensa felicità.
Oggi comincio alle dieci in libreria, ho abbastanza tempo da andare a salutare Magda e sfogarmi un po' con lei. Mi tiro su con calma e mi faccio una doccia. Metto la prima cosa che mi viene a tiro e mi presento da lei. Busso alla sua porta, viene ad aprirmi un attimo dopo. Un sorriso appare sul suo viso appena mi vede.
«Emma tesoro! Che bello vederti.», esclama facendomi cenno di entrare in casa.
«Ciao Magda. Sono passata per un saluto.», le dico allegra.
«Sono davvero felice. Ti va un caffè? L'ho appena fatto.».
«Volentieri.», mi siedo al tavolo della cucina.
«Allora? Come vanno le cose con il bel giovanotto?», chiede sedendosi accanto a me e porgendomi una tazza di caffè fumante.
«Sembrerebbe bene, ma non vorrei essere troppo ottimista.», rispondo soffiando nella tazza e mandando giù un sorso.
«Qualche progresso c'è stato però, non è vero?», domanda speranzosa.
«Mi ha chiamato amore.», le racconto con un sorriso pensando a come mi sono sentita quando l'ha detto la prima volta.
«Direi che è una bella cosa.», commenta.
«Finché non me lo dice chiaramente, non ci credo fino in fondo.», tengo stretta la tazza con entrambe le mani.
«Manca ancora una settimana, dagli tempo.», mi fa notare dolcemente.
«Non gli sto facendo alcun tipo di pressione. È tutto nelle sue mani.», poso la tazzina ormai vuota sul tavolo.
«Hai comunque paura che le sue ansie prevalgano.».
Magda ha già capito tutto, non ho bisogno di perdermi in mille discorsi con lei, arriva al nocciolo della questione come se niente fosse.
Annuisco.
«Ho paura di non essere abbastanza per lui, come non lo sono mai stata per Mattia.», borbotto sconsolata.
«Perché dici questo mia cara?», chiede lei aggrottando la fronte.
«Non lo so. È solo che non mi sento alla sua altezza.», mi massaggio le tempie con le mani e sbuffo.
«Sei una bella ragazza, sei intelligente, sei sensibile. Che cosa dovrebbe mai volere di più da te?», inarca un sopracciglio. Si mette comoda sulla seggiola e incrocia le braccia al petto, mi scruta attentamente.
«Non lo so Magda, probabilmente sono solo io che mi creo un sacco di problemi dove non esistono.», sospiro rassegnata.
«Ecco, questa spiegazione mi convince già di più.», afferma ridendo.
Le sorrido.
«Ti accompagno a fare la spesa?», le propongo.
«Hai già così tanta voglia di vederlo?».
Annuisco. Starei ventiquattro ore su ventiquattro con lui e mi manca già terribilmente.
«Andiamo allora, mi serve urgentemente il caffè!», esclama ridendo.
Prende la sua borsa, il bastone e ci incamminiamo lentamente.
Nicholas è fuori dal supermercato che scarica il camion. Ci vede subito arrivare e sorride felice.
«Mi mancavi già tantissimo.». Mi raggiunge di corsa e si ferma ad un passo da me.
«Mi hai letto nel pensiero.».
Gli tolgo un pezzo di nastro adesivo dalla maglia, mentre lui mi prende per i fianchi e mi attira a sé.
«Buongiorno Magda.», la saluta educatamente.
«Buongiorno Nicholas. Sembri felice stamattina.», dice con un sorriso.
«Lo sono.», mi guarda intensamente negli occhi, mi sento avvampare.
Lei scuote la testa ridendo ed entra nel supermercato.
Nicholas mi bacia sulle labbra per attimi interminabili.
«Non mi avevi baciato abbastanza in questi giorni?», chiedo senza fiato.
«Ho appena iniziato.».
Mi prende per mano e mi trascina in un angolo appartato, mi mette con le spalle al muro e riprende a baciarmi con più ardore di prima. Il suo bacino premuto contro il mio rende tutto pericolosamente eccitante, sono completamente sovrastata dal suo corpo perfetto.
«Bastardo!», sento dire di sfuggita da una voce femminile.
Mi stacco dalla sua bocca e guarda oltre la sua spalla. Una donna alta, con i capelli lunghi fino alle spalle e una gonna cortissima, è in procinto di attraversare la strada e ci guarda furiosa.
«Ce l'ha con te?», domando incerta.
«Credo di sì.».
Si stringe nelle spalle e riprende da dove eravamo stati interrotti. Essere baciata da lui è straordinario, le gambe mi diventano di gelatina ogni volta che mi sfiora, quest'uomo mi fa impazzire.
«Stronzo!», ringhia una nuova voce dopo pochi minuti.
Una donna minuta con dei tacchi a spillo vertiginosi ci sta fulminando con lo sguardo.
«Credo tu stia facendo incazzare tutte le tue conquiste.», inarco un sopracciglio.
«Sono solo invidiose.», mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Invidiose per quale motivo?».
«Perché tu non sei la mia avventura di una sola notte come lo sono state loro.».
Non mi dà il tempo di replicare, riprende a baciarmi con ardore, come se niente fosse. Vorrei approfondire questa sua affermazione, ma non mi sembra questo il momento adatto. I suoi baci mi hanno completamente mandato in pappa il cervello, non so nemmeno come mi chiamo in questo momento.
«Ti porterei nel mio ufficio, ma sarebbe poco professionale.».
Ora si concentra sul mio collo, facendomi venire brividi di piacere lungo la schiena. Potrei impazzire se continuasse così.
«Sarebbe sconveniente.», balbetto con un filo di voce.
«A che ora finisci oggi?», domanda baciandomi il collo anche dall'altra parte.
«Alle cinque.», rispondo cercando di mantenere il controllo del mio corpo. Impresa quasi impossibile, ma ce la sto mettendo tutta.
«Alle cinque in punto sarò lì a prenderti.».
Riprende a sfamarsi della mia bocca, lasciandomi senza fiato, ancora una volta.
«Magda mi starà dando per dispersa.», gli dico dopo un po'.
«Io dovrei tornare ai miei scatoloni.», sbuffa sonoramente.
«A stasera.», gli accarezzo il viso e sfioro le sue labbra con le mie.
«A stasera amore mio.». Mi saluta con un altro lunghissimo bacio.
Mi sento piuttosto accaldata in questo preciso istante. Sento gli occhi di Nicholas su di me, mi giro e mi regala uno dei suoi sorrisi sexy. Entro nel supermercato e Magda mi squadra divertita.
«Stavate dando spettacolo lì fuori ragazzi miei.», commenta ridendo.
Arrossisco tremendamente. Ero talmente presa in quel momento, che ho completamente dimenticato che eravamo vicino all'ingresso di questo posto. Mi sto vergognando tantissimo, sento il calore arrivarmi fino alla punta delle orecchie.
«Ci hanno visto in tanti?», chiedo nascondendo il viso con le mani.
«Meglio che tu non lo sappia.», esclama senza smettere di ridere.
Quando passo con Magda a braccetto, sento parecchi occhi puntati su di me. Noto gente che bisbiglia o che mi guarda in malo modo, vorrei sprofondare. Non sopporto essere al centro dell'attenzione e meno che meno al centro di eventuali gossip paesani, non fa per me, proprio per niente.
«Non farci caso tesoro, la gente adora spettegolare.», mi dà una leggera pacca sulla mano.
«Lo so anche fin troppo bene, ma non mi piace proprio per niente essere la protagonista dei pettegolezzi.», ammetto a bassa voce per non farmi sentire da tutto il negozio.
«A quanto pare al tuo bel giovanotto non interessa per niente.», inarca un sopracciglio.
«Dici?».
«Certo! Avrebbe cercato un posto più appartato altrimenti, non credi?», mi fa notare con enfasi quasi fosse una cosa ovvia.
«Hai ragione.».
Mi sento un po' giù, questa situazione non mi piace neanche un po'.
«Oh Emma cara, smettila di tenere quel muso lungo. Sei così carina quando sorridi.», mi pizzica la guancia.
Non mi ricordo gli anni di essere pizzicata in quel modo in pubblico e mi viene da ridere.
«Ecco, vedi? Ora sei notevolmente più bella.».
Questa donna riesce sempre a farmi tornare il sorriso, la adoro. Se non fosse per lei, a quest'ora sarei chiusa in casa a piangermi addosso.
Nicholas entra con uno scatolone in mano, si ferma accanto a noi e mi bacia sulle labbra.
«Ci stanno guardando tutti.», gli faccio notare rossa in viso.
«Non me ne frega niente.», replica baciandomi di nuovo, questa volta poco castamente.
Magda sospira.
«Vorrei tornare giovane anch'io.», dice ridendo.
«Ciao ragazze, fate le brave.», ci saluta lui prima di tornare al suo lavoro.
La cassiera, poco più che ventenne, mi fulmina con lo sguardo. Chissà come mai! Mi sa che almeno la metà della popolazione femminile di questo posto - probabilmente quasi tutta quella sotto i quaranta - prova un odio profondo nei miei confronti. Non so se gongolare o averne il terrore. Sinceramente questa cosa un po' di ansia me la fa venire. Se poi sono pazze come la sua ex è ancora peggio. Non ci voglio pensare. Riesco già a immaginare un'orda di matte da legare che mi rincorre per strada con scarpe tacco quindici tra le mani pronte a infilzarmi. Scaccio quel pensiero rapidamente.
Accompagno a casa Magda e vado a cambiarmi per recarmi in libreria. Per strada sento gli occhi della gente puntati su di me, come se avessi un cartello sulla schiena con scritto qualcosa. Non mi piace questa sensazione, neanche un po'. Che cavolo sta succedendo? Sto cominciando sul serio a preoccuparmi.
Raggiungo la libreria più in fretta che riesco e mi fiondo nell'ufficio. Mattia e Davide fanno capolino dalla porta e mi guardano divertiti.
«Come mai tutta questa fretta?», chiede Davide incrociando le braccia al petto.
«Gira qualche strana voce sul mio conto per caso?».
La mia voce tradisce tutta la mia ansia e preoccupazione.
Loro due si scambiano uno sguardo strano.
«Allora è vero.», borbotto sconsolata.
«La sua ex sta mettendo in giro un sacco di stronzate sul tuo conto.», commenta Mattia serio.
Lo guardo sgranando gli occhi.
«Stai scherzando vero?».
Ti prego, fai che sia tutto uno scherzo, non può succedere davvero una cosa del genere.
«Purtroppo no Emma.», si siede accanto a me sulla scrivania.
«Che cosa ha detto?», domando quasi balbettando.
Respira a fondo.
«Che le hai portato via il fidanzato, che ti ha trovato a letto con lui, che sei solo una poco di buono...».
«Immagino non abbia usato quel termine, vero?», lo interrompo, anche se la risposta è scontata.
«No, direi di no.», conferma i miei sospetti.
«Che altro?».
Sinceramente non so se ho ancora voglia di sentire tutte queste falsità, ma una parte di me vuole sapere tutto, anche se sarà doloroso.
«Che sta con te solo perché si sente in colpa di averti messa in...».
Stavolta lo interrompo in preda al panico.
«Che cosa?!», tuono sgomenta.
«Mi dispiace Emma.», mi prende la mano e la tiene stretta nelle sue.
La sfilo senza sembrare scortese.
«Quella lì è una pazza furiosa! Dovrebbe essere rinchiusa da qualche parte!», sbotto rabbiosa portandomi le mani alla bocca. «Ora capisco perché in paese mi guardano tutti come se fossi un'appestata.».
«Noi siamo dalla tua parte.», commenta Mattia massaggiandomi la schiena.
«Grazie, almeno non sono sola contro il mondo.», borbotto cercando di non piangere.
«Sempre la solita melodrammatica.», dice lui ridendo.
Mi bacia sulla testa e torna in negozio.
«Sicura di stare bene?», chiede Davide preoccupato.
Annuisco incerta.
Melodrammatica. Il commento di Mattia non mi è piaciuto neanche un po'. Almeno Davide sembrava preoccupato sul serio. Vorrei vedere lui nei miei panni. Sarebbe bello se Nicholas lo prendesse a pugni, forse poi la smetterebbe di fare il cretino.
Poi il mio pensiero torna a Elena. Perché quella pazza è tornata? Non poteva rimanere dov'era e non rovinare la mia vita e quella di Nicholas? La odio con tutto il cuore. Non ha senso prendersela con me, non sono stata io a portarle via il suo uomo, è lei che se n'è andata spezzandogli il cuore. Che cosa avrebbe dovuto fare lui? Riprendersela come se niente fosse? Che fine avrei fatto io? Tutte queste domande e tutti questi pensieri mi stanno solo facendo venire un fortissimo mal di testa.
Cerco di concentrarmi sul mio lavoro, ma non è per niente semplice.
Cinque minuti prima della fine del mio turno, entra il mostro. Che cosa ci fa qui? Lancio un'occhiata d'aiuto a Mattia che mi raggiunge di corsa e si piazza al mio fianco, è piuttosto irritato.
«Ma che cavaliere. Hai così paura di me che ti serve una mano?», sputa con cattiveria.
«Mi hai quasi rotto il naso l'altro giorno.», tuono acida.
«Però non te l'ho rotto alla fine, ti è andata bene.», dice quasi ridendo.
«Perché stai sparlando di me in giro? Nemmeno mi conosci.», incrocio le braccia al petto e la squadro con un'espressione poco amichevole.
«Perché?! Devi essere davvero cretina per farmi questa domanda. Rivoglio Nicholas, mi sembra ovvio."», risponde come se tutto questo avesse un senso.
«Ma lui non vuole tornare con te.», farfuglio nervosamente.
«Chi non vorrebbe tornare con una come me?! Ma ti sei vista? Non vali la metà di me.», sputa con disprezzo.
«Ma ti senti quando parli?», ringhia una voce alle sue spalle.
Non l'avevo nemmeno visto entrare.
«Oh ciao amore.», saluta lei cercando di baciarlo.
«Non provare nemmeno ad avvicinarti e lascia stare Emma.».
Non ho mai visto Nicholas così arrabbiato, fa quasi paura.
«Tesoro, lo sai che noi siamo fatti per stare insieme.», miagola sfoggiando un sorriso falsissimo.
«Poteva essere così una volta ma ora non più.», serra le mani a pugno.
«Cazzo, non ti sarai mica innamorato di questa nullità?!», l'espressione schifata stampata sul suo volto è raccapricciante.
«E se anche fosse?», urla lui sempre più alterato.
Mi batte forte il cuore e sto sudando visibilmente, ora svengo, ne sono certa.
«Non puoi essere innamorato di lei! Tu hai amato solo me e amerai solo me!», grida isterica.
«Ma fammi il piacere Elena! Smettila di dire cazzate!», si avvicina a me e mi prende per mano. «Lasciaci in pace!».
«Te lo puoi scordare.», tuona un attimo prima di girare sui tacchi e uscire di scena come una diva.
Appena Nicholas riesce a calmarsi un po', si gira verso di me e mi prende il viso tra le mani.
«Stai bene?», mi chiede preoccupato.
Annuisco appena.
Mi abbraccia forte e scoppio in lacrime. Non ce la facevo più, tutta la tensione si è trasformata in un fiume di lacrime.
«Sta mettendo in giro voci assurde sul mio conto. Tutti mi guardano come se fossi una lebbrosa.», mi sfogo tra i singhiozzi. «Tutti pensano che io sia solo una poco di buono.».
«Amore mio, andrà tutto bene, te lo prometto.», mi bacia la fronte lentamente.
Mi stringe forte a sé e non mi lascia più andare, nemmeno voglio che lo faccia. Avevo bisogno di lui, ho sempre bisogno di lui.
Quando mi riprendo, mi accompagna a casa.
«Vuoi restare sola stanotte?», domanda dolcemente.
Magari pensava volessi un po' di tranquillità dopo quello che è successo oggi, ma rimanere sola è davvero l'ultima cosa che voglio.
«Resta qui con me, ti prego.», lo supplico guardandolo negli occhi.
«Speravo lo dicessi.», mi prende per mano e mi fa sedere sul divano.
Si siede accanto a me. Mi sdraio e appoggio la testa sulle sue gambe, mi stringo a lui chiudendo gli occhi. Mi accarezza i capelli dolcemente e asciuga con le dita le lacrime che scendono sul mio viso.
«Non voglio più rimanere sola.», gli dico tirando su, poco romanticamente, con il naso.
«Non lascerò che questo accada.», mi rassicura.
Mi lascio cullare dalle sue carezze e mi tranquillizzo, le stanchezze s’impossessano del mio corpo. Sto per addormentarmi quando dalla sua bocca escono delle parole confuse, parole che non avrei mai creduto di poter sentire: «Ti amo Emma.».
Poi il nulla. Anche stavolta non posso sapere se l'ho sognato o se l'ha detto davvero. A quanto pare gli riesce più facile parlare di sentimenti quando crede di non essere sentito. Vorrei che me lo dicesse quando sono sveglia però, vorrei guardarlo dritto negli occhi mentre lo fa. Un passo alla volta.
Nel dormiveglia mi sento sollevare come se fossi leggerissima. Non so per quanto tempo ho dormito sul divano. Mi stringo a lui e appoggio la testa sulla sua spalla. Mi adagia delicatamente sul letto, mi toglie le scarpe e i pantaloni. Apro un attimo gli occhi e mi sorride.
«Scusami se ti ho spogliata. Pensavo sentissi caldo a dormire con i jeans.», mi sfiora le labbra con le sue.
«Grazie.», farfuglio confusa.
Si spoglia anche lui, rimanendo in boxer. Si sdraia di fronte a me, mi mette una mano sul fianco. Mi bacia la punta del naso e sussurra: «Dormi bene amore mio.».
Mi accoccolo a lui e mi addormento serena.
Ho fatto incubi tutta notte. Uno di questi mi ha lasciato una brutta sensazione addosso. C'era Elena che mi picchiava a sangue nella piazza davanti a tutto il paese che faceva il tifo per lei. Nicholas era divertito e alla fine andava via con lei.
Credo di aver pianto davvero durante quel sogno. Ho un vago ricordo di lui che mi culla tra le sue braccia e mormora al mio orecchio: «È solo un brutto sogno amore. Io sono qui con te, non vado da nessuna parte.».
Quando mi sveglio al mattino, Nicholas mi sta accarezzando delicatamente il viso, non credo abbia chiuso occhio.
«Non hai dormito?», gli chiedo con la bocca impastata dal sonno.
«Non ti preoccupare per me.», risponde con un sorriso.
«E per chi dovrei preoccuparmi?», borbotto confusa.
«Non lo so, ma ora sono io quello preoccupato.», mi fa notare baciandomi dolcemente.
«Stavo parlando nel sonno stanotte?».
«Urlavi e piangevi, ero terrorizzato Emma.», mi attira a sé e mi stringe forte.
«Ti amo.», sussurro con il viso premuto sul suo petto.
Lui mi stringe ancora di più e mi bacia sulla testa. Apre bocca per voler dire qualcosa, ma non ci riesce. Sospira rumorosamente. Il mio cuore perde un battito. Credevo davvero che me lo avrebbe detto? Sono soltanto una povera illusa.
«Non fa niente Nicholas.», lo rassicuro con dolcezza.
Sento qualcosa di umido scendermi tra i capelli. Non starà mica piangendo? Non voglio saperlo.

Quello che amo di teTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon