Capitolo Quattro

10.1K 435 11
                                    

Sono in stazione in attesa del treno, vorrei essere in qualsiasi altro posto. Odio aspettare il treno, lo odio con tutto il cuore, in effetti, odio anche viaggiare in treno. E poi mi manca Nicholas, tremendamente, non lo vedo da quando siamo tornati da Livorno, mi mancano i suoi baci. Sono veramente ridotta male. Ho portato un libro con me e metto le cuffie, non voglio distrazioni esterne. Sono immersa nella lettura, quando il ragazzo seduto al mio fianco attira la mia attenzione, è salito alla mia stessa stazione e si è seduto subito accanto a me.
Lo guardo in malo modo, mi chiede di togliermi le cuffie. Che cavolo vuole da me?
«Che c'è?», chiedo un po' più acida del dovuto.
«Sto leggendo il tuo stesso libro.», risponde con un sorriso.
Ma è scemo o fa finta di esserlo?
«Mi fa piacere.», mugugno poco colpita da questa informazione.
«Mi chiamo Davide.», mi porge la mano.
Ci sta provando con me?
«Emma.», borbotto ritornando al mio libro.
«Sto andando a Venezia a trovare un mio amico.», continua lui.
Lo guardo come a dire: "Sai cosa me ne importa.".
«Tu dove stai andando?», chiede allegro.
Se non mi avesse rotto le scatole mentre stavo leggendo, potrei perfino averlo trovato simpatico.
«Sto andando a trovare i miei.».
«Quanto stai da loro?».
I cavoli suoi, no eh?!
«Il meno possibile.», gli rispondo.
«Scusami, prometto che non ti disturberò più ora.», mi rassicura.
Non so perché, ma non ci credo molto.
Come previsto parla per quasi tutto il viaggio. A un certo punto ho anche finto di dormire, ha attaccato bottone con qualcun altro, mi stava facendo venire il mal di testa.
Vibra il cellulare, un messaggio di Nicholas, solo leggere il suo nome mi fa sorridere.
Mi manchi già da morire. Torna presto.
Premo il tasto per rispondergli, Davide si volta verso di me e domanda: «È il tuo ragazzo?».
«Un amico.», borbotto infastidita.
«Un amico che ti piace tanto però.», commenta lui.
Continua a fissarmi intensamente, e vorrei tanto prenderlo a schiaffi. Mi limito a guardarlo malissimo, magari desiste. No, non desiste affatto, missione miseramente fallita.
«Sei diventata tutta rossa.», mi fa notare.
«Non hai qualcos'altro da fare?», chiedo acida.
«Sei la ragazza dei miei sogni.», risponde languido.
«Ma sei scemo?», sbotto inorridita.
Questo qui è impazzito. Per fortuna sono arrivata a destinazione, mi dileguo alla velocità della luce. Ma da dove è saltato fuori questo qui? Mi saluta dal finestrino e finalmente sparisce dalla mia vista.
Ci mancava solo un pazzo furioso a rendere peggiore questo viaggio in treno!
Rileggo il messaggio di Nicholas e finalmente riesco a rispondergli.
Anche tu mi manchi tanto. Domani sarò già di ritorno. Aspettami.
Due minuti dopo mi risponde.
Stavo aspettando te, Emma.
Per fortuna non mi può vedere, ho il viso in fiamme come al solito. Proprio in quel momento arriva mia madre di corsa.
«Piccola mia! Come mai sei così accaldata? Non funzionava l'aria condizionata in treno?», chiede accigliata.
Oh Signore santissimo, cominciamo alla grande.
«Siamo a luglio mamma, fa caldo.», rispondo alzando gli occhi al cielo.
E c'è un uomo stupendo che mi sta aspettando a casa, perciò muoviamoci a vedere questo gazebo che devo ripartire!
«Papà ci aspetta a casa.», mi avvisa.
«Gli è passato il dolore al braccio?», domando salendo in macchina.
«Oh, lui sta meglio di tutte noi messe insieme!», scoppia a ridere.
Lungo il tragitto mia madre non fa altro che parlare, per tutto il tempo. Io mi estraneo come faccio di solito, l'unica differenza è che ora penso solo a lui, a quella sua bocca da favola, ai suoi baci, a quel suo corpo perfetto.
Cavolo! Smettila Emma! Ho come la sensazione che questi due giorni saranno interminabili. Non posso continuare a pensare a lui in questo modo, potrei impazzire.
«Ciao papà.», saluto allegra.
Lo abbraccio appena varco il cancello, ci aspettava lì in giardino.
«Ciao frittellina.».
Mi ha sempre chiamata così, che ci posso fare. Per fortuna non ha scelto nomignoli ancora più imbarazzanti tipo patatina. Se mi chiamasse patatina davanti al mio uomo, vorrei che si aprisse un buco nero sotto i miei piedi e m’inghiottisse.
«Allora, dov'è questo famoso gazebo?», chiedo battendo le mani.
Mi fingo interessata, non vorrei deludere il mio papino, ne è così orgoglioso.
«Vieni con me.».
Lo seguo lungo il vialetto e andiamo nel giardino sul retro. C'è un telone bianco sorretto da una struttura metallica, all'interno un salottino in vimini. Ha fatto davvero un gran bel lavoro, e certamente passeranno molto tempo qui in giardino, sicuramente più di quanto ne passassero prima.
«Bello papà, è davvero un bel posticino.», dico incredula.
«Davvero ti piace?», domanda incerto.
«Sì papi, mi piace molto.», lo rassicuro.
Le sue labbra si stendono in un sorriso e gongola. Basta così poco per rendere felice qualcuno.
Passiamo buona parte del pomeriggio in quel salottino in giardino, è una giornata ventilata, e si sta divinamente. Mia madre porta fuori qualche stuzzichino e qualcosa di fresco da bere. Mi sto rilassando quando la suoneria del mio cellulare mi fa sussultare, non ha mai squillato così tanto come negli ultimi giorni.
«Ciao Emma.», sentire la sua voce ha fatto perdere un battito al mio cuore.
«Ciao Nicholas.», farfuglio accaldata.
Credo di essere diventata tutta rossa. I miei genitori si guardano con aria interrogativa. Mi alzo dal mio posto e mi allontano di qualche passo, non mi va di parlare davanti a loro.
«È andato bene il viaggio?», chiede dolcemente.
«Poteva andare meglio. C'era un cretino accanto a me.», rispondo con una smorfia.
«Ma sei andata in treno?, sembra essere cascato dalle nuvole.
«Non ho la patente, ricordi? Dovevo per forza venire in treno.», gli faccio notare.
«Oh Emma! Se me lo avessi detto, ti avrei accompagnato almeno in stazione.», dice nervoso.
Sembra davvero deluso di non averlo fatto.
«Non ti preoccupare, ci sono abituata.», lo rassicuro.
«Probabilmente se fossi venuto con te, non ti avrei nemmeno lasciata partire.», sussurra.
«Non dire così, ti prego.», abbasso la voce per non farmi sentire.
«Mi manchi così tanto Emma.», sospira.
«Anche tu.», ammetto.
«Domani verrò a prenderti in stazione, fammi solo sapere quando arrivi.».
«Arrivo alle quattro.».
«Sarò lì ad aspettarti.», afferma con decisione.
«Non vedo l'ora.», gli dico con un filo di voce.
«A domani piccola.».
«A domani.».
Fisso il cellulare con aria da ebete.
«Chi è Nicholas?», domanda mia madre alle mie spalle.
Faccio un salto per la paura, non l'avevo sentita arrivare.
«Mi fai venire un infarto così!», brontolo portandomi una mano al petto.
«Scusa.».
«È un mio amico.», le dico tranquilla.
«Se lo dici tu.», commenta lei inarcando un sopracciglio.
«Che vuoi dire?», aggrotto la fronte.
«Sei rossa come un pomodoro.», incrocia le braccia al petto e mi osserva con attenzione.
«Fa caldo!», sbotto infastidita.
«Sì, sì, fa caldo. Bepi, la tua bambina si è innamorata.», urla nella direzione di mio padre.
«Ma sei matta?!», gesticolo vistosamente.
Mi copro il viso in fiamme con le mani. Non so se ce la faccio a resistere fino a domani.
«Non c'è niente di male tesoro. È giusto ricominciare. Mattia ormai se n'è andato da un po'.», afferma lei come se niente fosse.
«Non mi è mai piaciuto quello là.», borbotta mio padre scacciando via quell'immagine con la mano.
«Vado a trovare mio fratello, che è meglio!», mi allontano di corsa da quel giardino. Sono tutti impazziti in questi giorni, il caldo sta dando loro alla testa. Innamorata! Mi sembra un po' presto per parlare di amore.
Mio fratello abita nell'altra porzione di bifamiliare, perciò non devo andare troppo lontano.
«Sorellina!».
Appena mi vede, mi corre incontro e mi abbraccia forte, forse un po' troppo.
«Non respiro!», sono senza fiato.
«Scusami! Sono così felice di vederti!».
«Anch'io lo sono.», gli sorrido raggiante.
«Che cosa aveva da urlare la mamma?», mi chiede sospettoso.
«Niente, lascia stare.», taglio corto.
«Sai che non ti credo. Da quando in qua non mi racconti più della tua vita?», inarca un sopracciglio e mi osserva a braccia conserte.
«Da quando avevo quindici anni?», dico arricciando le labbra.
«Spiritosa!», mi abbraccia di nuovo forte.
«Ho conosciuto un tipo.», ammetto arrossendo tremendamente al solo pensiero di Nicholas in boxer.
«E a quanto pare ti piace molto.», commenta divertito.
«Si vede così tanto?», mi sto vergognando da morire.
«Direi di sì, diventi rossa anche solo pensando a lui. Uscite insieme?», domanda curioso.
«L'ho conosciuto solo pochi giorni fa. Lavora nel supermercato sotto casa mia.», rispondo con un sospiro.
«Ma ti piace.», aggiunge.
Annuisco.
«L'unica cosa che mi trattiene è che ha la fama del dongiovanni. Non ha mai avuto una relazione stabile.», arriccio il naso.
«Hai paura che si stanchi di te come con tutte le altre?».
«Tu non ne avresti?», chiedo mogia.
«Probabilmente ne avrei anch'io. Se ti piace davvero, però, io mi butterei.», mi consiglia.
«Lo pensi davvero?», non sono molto convinta.
«Potresti fargli cambiare idea. Non puoi saperlo se non ci provi.», mi strizza l'occhio.
«Ci proverò.», gli dico con un sorriso.
Mio fratello riesce sempre a tirarmi su il morale.
«E brava la mia sorellina! Cotta a puntino.», mi bacia la fronte.
Arrossisco di nuovo.
Non so come, ma riesco a farcela. La mamma mi ha ingozzato come un maialino.
«Sei troppo magra, devi mangiare!», mi ha detto prima di riempirmi il piatto all'inverosimile. Di sicuro sono a posto per una settimana! Mi ha anche stipato una borsa termica con dei piatti già pronti prima di partire.
«Mamma, non serviva!», la ammonisco esasperata.
«Sennò tu non mangi, ti conosco.», brontola.
«Non è vero che non mangio.», le metto il broncio.
A volte mi dimentico soltanto di farlo.
Il viaggio di ritorno è stato più tranquillo, nessuno squilibrato a rompermi le scatole. Al mio binario c'è lui ad aspettarmi, una rosa rossa in mano. Gli vado incontro e mi sorride felice. Appoggio le borse a terra, prendo la rosa che mi offre.
«Grazie.», l'annuso e non smetto di guardarlo negli occhi.
«Mi sei mancata tanto.», mi attira a sé e mi bacia avidamente lì davanti a tutti, come se ci fossimo solo noi due in questa stazione affollata.
«Forse è meglio andare, ci stanno guardando tutti.», dico timidamente.
Una vecchietta ci ammonisce con lo sguardo nel passare, vorrei sprofondare.
Nicholas raccoglie le mie borse.
«Cosa diavolo ti sei portata dietro?», chiede sorpreso, sollevando la borsa termica.
In effetti, è bella pesante, ho fatto fatica sia a caricarla sia a portarla giù all'arrivo.
«Mia mamma si preoccupa che non mangio abbastanza.», alzo gli occhi al cielo.
«Sei a posto per i prossimi sei mesi credo.», scoppia a ridere.
«Credo di sì.», ammetto.
Mi unisco alla sua risata.
Una volta in macchina mi prende la mano e chiede: «Che cosa ti va di fare? Fino a domani pomeriggio sarò tutto per te.».
So quello che vorrei fare, ma non mi sembra il caso.
«Non saprei. La cosa più importante è che ci sia tu.», riesco a dirgli alla fine.
E una dose extra large di baci.
«Intanto portiamo tutti questi viveri nel frigo!», mi prende in giro.
«Direi che è fondamentale.», confermo ridendo.
È la prima volta che lo faccio salire in casa, non è ordinatissima, ma non è nemmeno nel peggiore delle sue condizioni. Poteva andare certamente peggio.
«È accogliente.», si guarda in giro incuriosito.
Si sofferma sulla mia grande libreria.
«Ti piace leggere?».
Prende in mano un libro e ne scorre la trama.
«Adoro leggere, è la mia passione più grande.», rispondo.
Dopo di te, i libri sono passati in secondo piano al momento.
«Stai cercando qualche lavoro in particolare?», mi chiede prendendo in mano un altro libro.
«Va bene qualsiasi cosa. Ho già fatto un po' di tutto.».
Metto il kit di sopravvivenza della mamma nel frigo e lo riempio all'inverosimile, lo guardo sconsolata. Nicholas mi cinge la vita da dietro e mi bacia il collo.
«Faccio una telefonata, torno subito.», mi sussurra.
Chiudo il frigo e vado a cambiarmi in camera. Mi sento addosso l'odore del treno e non mi piace per niente. Resto in mutande e reggiseno, cerco qualcosa da mettermi curiosando dentro all'armadio. Mi giro ed è appoggiato allo stipite della porta, le mani in tasca.
«Lo fai apposta, non è vero?», domanda osservandomi attentamente.
«Che cosa?», avvampo dalla vergogna e cerco di coprirmi con una maglietta. Che cosa copro a fare? Tanto ormai ha già visto tutto! La lascio cadere a terra.
«È un invito?», chiede maliziosamente.
«Potrebbe anche essere.», ammetto con un filo di voce.
Si avvicina a me, molto lentamente. Abbassa le spalline del reggiseno, mi sfiora il collo con le labbra facendomi venire dei brividi lungo la schiena.
«Hai il seno più bello io abbia mai visto.», mormora togliendomi il reggiseno e sfiorando entrambi i seni con le dita.
«Farò finta di crederti.», dico con un filo di voce e gli occhi chiusi.
«Domani avrai un colloquio.», la sua lingua sul mio collo mi sta facendo impazzire.
«Stai scherzando?», chiedo incredula.
«Non scherzo mai su queste cose.», risponde a fior di labbra. «Ho detto che eri libera nel pomeriggio. Prima non ho intenzione di lasciarti andare, ti voglio tutta per me.».
«Me lo stai dicendo ora perché magari vengo a letto con te per ringraziarti?».
Impazzisco se non lo faccio ora, mi sento fremere dal desiderio.
«Funziona?», chiede sfilandosi i pantaloni.
«Decisamente.», mugugno mordendogli il labbro inferiore.
Mi lascio andare sul letto, mi sfila le mutandine. Si sveste completamente, e lo rimiro in tutta la sua bellezza. Si sdraia su di me, le nostre bocche si uniscono in un bacio rovente, uno di quei baci che ti tolgono completamente il fiato. Scende a baciarmi il seno, stuzzica i capezzoli con le labbra, dedica loro moltissima attenzione. Non riesco a trattenere gemiti di piacere quando scende a sfiorare la mia intimità con la lingua. Credo di poter scoppiare, non resisto più. Gli metto le mani tra i capelli e lo allontano. Mi guarda con il sorriso sulle labbra, è così bello. Torna a concentrarsi sulla mia bocca, ma io voglio di più e lo voglio subito. Allargo le gambe per fargli spazio, lui non se lo fa ripetere due volte, scivola dentro di me. Facciamo l'amore dolcemente e a lungo, è stato il sesso più fantastico mai fatto in tutta la mia vita.
«Emma?».
Nicholas mi guarda con una strana luce negli occhi. Sembra voglia dirmi qualcosa d’importante, ma non ci riesca.
«Niente.», dice infine.
Mi sorride e mi accarezza il viso con una dolcezza infinita. Mi perdo nei suoi occhi. Mi attira a sé, mi bacia come non mi aveva mai baciata prima.
«Sei bellissima.», mi sfiora le labbra con le dita.
Credo di essermi innamorata. Non mi sono mai sentita così, nemmeno con Mattia. Non so perché, ma ho come la sensazione di non averlo mai amato fino in fondo. Mi stringo a Nicholas, mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte; ci addormentiamo stretti l'uno all'altra. 

Quello che amo di teWhere stories live. Discover now