Capitolo Sette

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Il giorno dopo al lavoro mi sento in qualche modo diversa. Dopo quello che è successo alla casa di riposo, ci sono buone speranze per me e Nicholas, o almeno lo spero tanto. Sembra davvero che ci voglia provare. So che non sarà facile per lui aprire il suo cuore, ma sono disposta ad aspettarlo. Gli ho detto che non posso aspettarlo in eterno, ma non so quanto sia vero. Voglio stare con lui, non sono mai stata così sicura di qualcosa come in questo momento. Sto pensando intensamente a Nicholas, quando mi si avvicina Davide. Mi bacia sulla guancia.
«Ciao Emma.», mi saluta felice.
«Ciao.», lo saluto meno calorosamente di come sperava.
«Sembri strana stamattina. È successo qualcosa?».
É parecchio agitato, non riesce a stare fermo un secondo. Che cosa dovrei fare ora? Dirglielo? Credo che sia la cosa più giusta da fare.
«Il tuo piano malefico ha funzionato.», dico sistemando alcuni libri.
«Ah.».
La delusione nella sua voce è palpabile.
«Sei tornata con lui?», chiede passandomi un altro scatolone.
«Non sono mai stata con lui. Stiamo uscendo insieme e vediamo come va.», gli rispondo.
Non riesco a guardarlo negli occhi, mi sento in colpa nei suoi confronti. Lo so che gli avevo detto chiaro e tondo di non essere interessata a lui, ma il senso di colpa c'è ugualmente.
«Avrò mai qualche possibilità con te?», domanda quasi in un sussurro.
«Lo sapevi come stavano le cose, Davide.», dico mogiamente.
«Lo so, è solo che dopo quei baci un po' di illusioni me le sono fatte.», sospira.
«Mi dispiace.», è l'unica cosa che riesco a dirgli.
«A quanto pare hanno significato qualcosa solo per me.», commenta triste.
«Non volevo illuderti.», mormoro.
«Lo so Emma. Possiamo comunque essere amici?», chiede speranzoso.
Mi sorride e mi tende la mano.
«Amici.», gli concedo ricambiando il sorriso.
Non so quanto questa storia dell'amicizia possa funzionare. Lo faccio solo per lui, per non farlo sentire ancora peggio, forse anche per il quieto vivere visto che ci devo lavorare assieme tutti i giorni. Non ho mai creduto nell'amicizia tra uomo e donna, secondo me uno dei due alla fine vorrebbe sempre qualcosa di più che l'altro non possa offrire. Nel mio caso è Davide che vorrebbe quel qualcosa, io no di certo.
Jessica arriva di corsa nella mia direzione.
«Emma!».
La guardo divertita, ha i capelli tutti scompigliati e i calzini spaiati.
«Che cosa hai combinato stamattina Jessica?», domando reprimendo un sorriso.
Mi guarda senza capire.
«Ti sei pettinata?», trattengo a stento una risata.
«Oddio, credo di essermene dimenticata!», sbotta frastornata.
Si mette una mano tra i capelli e l'altra sulla bocca.
«E ti sei vista i piedi?», infierisco.
Abbassa lo sguardo e scoppia a ridere.
«Cavolo! Oggi sono più stordita del solito!», si dà una pacca sulla fronte con il palmo della mano.
«Dovevi dirmi qualcosa?», chiedo dopo un attimo.
«Ah, sì. È appena arrivato un mazzo di rose rosse per te.».
Sorride nel dirlo.
«Hai per caso un ammiratore segreto?», inarca un sopracciglio e mi osserva attentamente.
«Spero di no.», rispondo arrossendo. Non vorrei fosse un ammiratore segreto, non ho mai sopportato i misteri.
«Scoprilo, c'è un biglietto attaccato. I fiori li ho messi sul bancone.», indica il punto con la mano.
«Grazie mille.».
Vado in quella direzione, e Davide m’intercetta.
«Te li ha mandati lui?», chiede infastidito.
«Non lo so, appena leggo il biglietto te lo dico.», rispondo esasperata.
Non dà segno di volersene andare. Vorrei leggerlo in pace, senza occhi curiosi intorno a me. Per fortuna deve averlo capito e torna a fare il suo lavoro, continuo a sentirmi i suoi occhi addosso. Prendo in mano il biglietto.

Verresti a cena da me stasera? Mi renderesti felice. Nicholas

Mi sento avvampare. È possibile che anche solo leggere una riga scritta di suo pugno debba sortirmi questo effetto?
«Ci vieni allora?».
Lui è davanti a me con una rosa rossa in mano. Il cuore mi batte fortissimo, penso che voglia uscirmi dal petto. Appoggio il biglietto sul bancone e nel girarmi faccio cadere una pila di libri.
«Cazzo!», sbotto portandomi le mani alla bocca.
Si abbassa ad aiutarmi.
«Sei un disastro Emma.».
Il modo in cui lo dice mi fa diventare ancora più rossa.
«Non mi hai ancora dato una risposta.», mi fa notare appoggiando i libri nella stessa posizione in cui erano prima del volo.
«Dipende.», dico seria.
«Da cosa?», chiede con aria divertita.
«Se poi mi dai gli avanzi nelle scatoline, posso farci un pensiero.», rispondo con una scrollata di spalle.
Il modo in cui mi guarda e mi parla, mi fa perdere completamente la ragione.
«Hai già finito la scorta di tua mamma?», domanda in un misto tra l'incredulo e il divertito.
«Ho sfamato un'intera comunità.», lo guardo negli occhi e gli regalo un sorriso.
«Allora vengo a prenderti quando finisci qui.», posa una mano sul mio viso in fiamme.
«Non ti dimenticare le scatoline.», balbetto.
«Non succederà.», mi rassicura.
Mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi bacia sulle labbra.
«Non combinare altri disastri mentre non ci sono.», mi sussurra all'orecchio.
«Ci proverò.», gli dico imbambolata.
Saluta Enrico con la mano ed esce dal negozio, mi sorride prima di sparire dietro l'angolo.
«Emma, Emma, Emma.», mi prende in giro Enrico alle mie spalle.
Lo guardo confusa.
«Oh niente tesoro.», mi strizza l'occhio e torna nel suo ufficio.
Si avvicina anche Jessica.
«Non ho mai visto nessuno diventare così rosso in viso.».
Che palle!
«Sono davvero così rossa?», chiedo agitata.
«Guardati allo specchio.», risponde lei ridendo.
Ce n'è uno vicino alla cassa, mi metto davanti e faccio un salto. Oh mio Dio! Nessuno può accorgersi che sono pazza di lui, proprio nessuno!
Mi metto le mani sulle guance per cercare di darmi una calmata, ma non funziona.
«Non sei mai diventata così rossa con me.», mi fa notare Davide alle mie spalle. Sta guardando il mio riflesso allo specchio e sembra piuttosto irritato.
«Sinceramente non credo mi fosse mai capitato una cosa del genere in tutta la mia vita.», commento respirando a fondo.
 

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