Capitolo Otto

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La giornata di totale solitudine non è servita un granché. Ho pianto tanto e ho pensato a lui tutto il tempo. Forse se andavo a lavorare era meglio, almeno avevo qualche distrazione. Sulla soglia del palazzo trovo una rosa rossa quando esco. C'è un biglietto con scritto: Emma mi dispiace tanto. N.
Perché mi sta facendo questo? Mi scende una lacrima e la asciugo con la mano. Butto la rosa nel primo cestino che trovo per strada. Averla davanti agli occhi mi fa solo stare peggio. Passo davanti al supermercato per andare al lavoro. Nicholas è lì fuori che scarica degli scatoloni dal camion. I nostri occhi s’incontrano, ma distolgo subito lo sguardo e tiro dritto, il più veloce possibile. Sento gridare il mio nome alle mie spalle. Faccio finta di non sentirlo e mi chiudo in libreria, respiro a fondo per non vomitare. Mi sento uno schifo.
«Stai bene cara?», chiede Enrico appena mi vede entrare in quello stato.
«Ho avuto giornate migliori.», rispondo cercando di sorridergli.
«Potevi stare a casa anche oggi se non te la sentivi.», mi dice con dolcezza.
«Grazie mille Enrico, mi creda, è meglio lavorare.», gli faccio notare andando verso l'ufficio.
«Problemi di cuore?», domanda, inarcando un sopracciglio.
«Problemi di cuore.», confermo io.
Mi posa una mano sulla spalla e sorride.
«Ci siamo passati tutti mia cara. Purtroppo prima o poi capita.», commenta.
«Lo so.», dico con un sorriso rassegnato.
«Sei una ragazza giovane e carina. Di sicuro non ti mancheranno i corteggiatori.», afferma prima di tornare in negozio.
Certo come no, c'è la coda per stare con me. L'unico uomo che m’interessa, non ne vuole sapere. L'unico che non m’interessa, mi è sempre tra i piedi. Si parla del diavolo...
«Non vorrei infierire, ma te l'avevo detto.», borbotta Davide appoggiato allo stipite della porta.
«Grazie, avevo davvero bisogno di sentirmelo dire.», esclamo con una smorfia.
«Scusami Emma.».
Si avvicina a me e mi prende le mani.
«Non fa niente, me lo sono meritato.», scuoto la testa e gli offro mezzo sorriso.
«Cos'è successo?», chiede mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«La sua ex lo stava aspettando davanti a casa sua. Mi sentivo di troppo e sono tornata a piedi.», lo informo con una scrollata di spalle.
«Ma sono un sacco di chilometri.», sbotta sgomento. «Come ha potuto lasciarti andare in quel modo?!».
Alzo nuovamente le spalle.
«A quanto pare non ero poi così importante per lui.».
Mi si stanno di nuovo riempiendo gli occhi di lacrime. Lui mi abbraccia forte.
«Io non ti avrei mai fatto una cosa del genere.», sussurra dolcemente accarezzandomi i capelli.
«Non ci scommetterei.», mugugno io.
«Perché dici così?», cerca il mio sguardo.
«Perché tutti gli uomini con cui sono stata, alla fine se ne sono andati. Comincio a pensare di avere qualcosa che non va.», ora mi sento decisamente depressa.
«Sei perfetta Emma.», mi accarezza il viso.
«Grazie Davide.», gli sorrido appena.
«Non ti metteresti mai con me, vero?», chiede con la mano ferma sul mio viso.
«Mi lusinga che tu voglia stare con me, ma non posso, mi dispiace.», gli rispondo sinceramente.
«Se dovessi cambiare idea, io ci sarò sempre per te.».
Annuisco e lo bacio sulla guancia.
«Grazie Davide.».
Lui tiene la mano sulla guancia, imbambolato, mentre io me ne vado in negozio a far finta di lavorare. Scollego il cervello mentre sistemo gli scaffali, se non penso affatto, non c'è rischio che possa pensare a lui, almeno spero funzioni.
«Buongiorno.», sento salutare alle mie spalle.
Mi giro per vedere chi è e, a quella vista, cado dallo sgabello. Sbatto pesantemente il sedere a terra, una serie di libri mi cade addosso, tanto per infierire. Maledetti! La causa di questo tonfo viene in mio soccorso e mi toglie i libri dalle gambe. Sono tutta dolorante.
«Ce la fai ad alzarti Emma?», chiede offrendomi la mano. La rifiuto irata.
Nel frattempo anche Davide arriva di corsa, agitato come non mai. Mi prende le mani e mi fa alzare.
«Ti sei fatta male?», domanda con entrambe le mani sul mio viso.
«Sto bene.», mento.
Ho voglia di scappare da questo posto a gambe levate.
«Che cosa ci fai qui?», domando nervosa.
«Passavo di qui e mi eri sembrata tu.», risponde con una scrollata di spalle.
Davide ci guarda confuso.
«Vi conoscete?», chiede aggrottando la fronte.
«Abbiamo vissuto insieme per un anno prima che lui se ne andasse.», ribatto senza togliere gli occhi da Mattia. È ancora più bello di come lo ricordassi.
«Sei ancora arrabbiata con me?», domanda togliendomi una ciocca di capelli dagli occhi.
Mi scosto di scatto.
«Non saprei, la frase Non ne posso più di te mi era sembrata poco convincente. Aspettavo con ansia il tuo ritorno.», replico infastidita.
«Davvero?». C'è speranza nella sua voce.
«Ma sei scemo? Me ne sono andata a duecento chilometri di distanza per non doverti più vedere tutti i giorni. A quanto pare erano ancora pochi.», esplodo livida di rabbia.
«Emma, mi dispiace.», dice mortificato.
«Ma vaffanculo Mattia! Scusami Davide, devo uscire.».
«Emma, sicura di stare bene?», chiede lui preoccupato.
«Sicura.», rispondo varcando la soglia del negozio.
Ho lasciato la borsa in ufficio, passerò più tardi a prenderla. Da dove è saltato fuori? Come ha fatto a trovarmi? Mi scoppia la testa. Corro verso casa, ma non ho le chiavi per entrare. Mi siedo sui gradini e piango, piango tutta la mia frustrazione. Perché ce l'hanno tutti con me? Non bastava Nicholas, ci mancava anche Mattia a rendere tutto ancora più complicato.
«Cara, perché piangi?», chiede una voce davanti a me.
Alzo lo sguardo, una signora anziana con un bastone a sorreggerla mi sta osservando triste.
«Non è niente.», rispondo asciugandomi gli occhi con le dita.
«Tutte quelle lacrime di sicuro vogliono dire qualcosa. Ti va una tazza di tè e due chiacchiere con una vecchia carampana come me?», mi domanda dolcemente.
Forse sfogarmi con qualcuno che non conosco può essermi d'aiuto, male non può di certo farmi.
«Volentieri.», accenno un sorriso.
Entriamo nel mio palazzo. A essere sincera non avevo mai visto questa signora prima d'ora.
«Non sapevo abitasse anche lei qui.», le faccio notare mentre saliamo le scale.
«Sono venuta a trovare mio fratello. È l'unico parente che mi è rimasto.», mi dice.
Suo fratello è il vicino scorbutico che porta sempre a spasso il cane, non mi degna nemmeno di uno sguardo. Pazienza, posso farne anche a meno.
«Non ci siamo mai sposati.», mi fa notare mentre osservo le poche foto sul mobile della sala. Sono quasi tutte in bianco e nero, immagino siano loro da giovani.
«Oh scusami, non mi sono nemmeno presentata! Che stupida! Mi chiamo Magda e non sognarti a darmi del lei.», mi punta contro il dito.
«Io sono Emma.», mi presento con un sorriso.
«Allora Emma cara, per chi erano tutte quelle lacrime?», chiede porgendomi una tazza di tè. Mi siedo sul divano e sospiro.
«Da dove comincio?», domando debolmente.
«Comincia dall'inizio tesoro, ho tutto il tempo che vuoi.», risponde accomodandosi sulla poltrona di fronte a me.
Prendo un bel respiro e parto con il mio racconto.
«Mi sono trasferita qui un paio di mesi fa. Volevo dimenticare il mio ex. Pensavo che duecento chilometri fossero una buona distanza.», soffio sul tè bollente e ne mando giù un sorso.
«E invece?», m’invita a proseguire.
«Oggi lui è capitato nella libreria in cui lavoro.», mi scappa una smorfia.
Non riesco ancora a credere che mi abbia trovato, qualcuno al nostro paese avrà parlato un po' troppo.
«Provi ancora qualcosa per lui?», chiede guardandomi attentamente.
«Tanta rabbia. Se n'è andato dopo un anno di convivenza senza darmi una spiegazione. Non lo vedevo o sentivo da quella sera.», la informo.
«Tesoro mio, che brutta cosa.», commenta stupita.
«Sono scappata via di corsa. Non avevo voglia di sentire le sue eventuali scuse.».
Guardo la tazza stretta tra le mie mani. Fa un caldo tremendo, ma sento freddo dentro le ossa.
«Le lacrime non erano per lui, vero?».
Questa vecchietta ha già capito tutto, devo avercelo scritto in fronte.
Scuoto la testa.
«Recentemente mi sono innamorata di un uomo stupendo, lavora nel supermercato qui sotto. Mi fa battere forte il cuore.», rispondo fantasticando sul suo corpo perfetto. Devo togliermi quell'immagine dalla testa.
«Ma?».
«Ma è tornata la sua ex. Credo che lui la ami ancora, e mi sono dileguata.», gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime.
«Ti ha cercato?», appoggia la sua tazza sul tavolino.
«Anche se lo avesse fatto, io lo sto evitando come la peste. Mi ha lasciato una rosa rossa davanti casa stamattina.».
Ormai le lacrime scorrono da sole, non cerco nemmeno di trattenerle.
«È un uomo romantico.», nota con soddisfazione.
«Lo è, ma non mi ama.», affermo decisa.
Respiro a fondo e cerco di ritrovare un po' di contegno.
«Ne sei sicura?», chiede aggrottando le sopracciglia.
Annuisco.
«Diventi sempre così rossa quando pensi a lui?».
Sta sorridendo.
Mi porto le mani al viso e sbuffo.
«Purtroppo sì. Combino anche un sacco di guai quando sono vicina a lui.», dico rassegnata.
Ride di gusto.
«Emma cara, sei irrimediabilmente innamorata di quell'uomo.», esclama con enfasi.
«Mi sa di sì. Che cosa devo fare secondo te?», sprofondo completamente nel comodo divano.
«Secondo me lui ti cercherà ancora. Fagli vedere cosa si sta perdendo a non stare con te.».
«E come dovrei fare?», non sono certa di quello che sta cercando di dirmi.
«Amoreggia con lui, ma non cedere. Ingelosirlo con altri uomini può solo complicare la cosa, quindi evitalo.», mi dice seria.
«Lo so.», confermo con una smorfia.
«L'hai già fatto?», chiede sgranando gli occhi incredula.
«Purtroppo sì.», mi guardo la punta dei piedi in totale imbarazzo.
«E cosa è successo?».
«Lui è tornato da me per un paio di settimane, poi è arrivata lei a rovinare tutto. L'altro si è invaghito di me.», sbuffo sonoramente.
Mi metto le mani tra i capelli.
«È una tortura! Stavo così bene da sola!», sbotto.
«Ne dubito cara. Ora c'è un po' di pepe nella tua vita.», commenta allegra.
«Non ne sentivo l'esigenza.», arriccio il naso.
«Vorresti tornare con lui, non è vero?».
Annuisco.
«Vorrei che mi dicesse che mi ama. Sentire uscire un Ti Amo dalla sua bocca è quello che desidero di più al mondo.», sospiro. È una missione impossibile, ne sono certa.
«Facciamo così. Io resto qui per altre due settimane. Se entro queste settimane lui non si dichiara, vorrà dire che ti metterai il cuore in pace e andrai avanti. Ti va?», mi propone.
La guardo poco convinta, ma tanto cosa ho da perdere? Lui non è mio comunque, tanto vale provarci. Male che vada, smetterò di torturarmi.
«Va bene.», le concedo alla fine.
«Domani mattina mi accompagni a fare la spesa e cominciamo a lavorarcelo. Sarò la tua migliore amica in questi giorni.», si siede accanto a me sul divano e posa la sua mano rugosa sulla mia.
«Grazie Magda, avevo davvero bisogno di un'amica.», la bacio sulla guancia.
Sospiro e mi alzo.
«Vado a recuperare la mia borsa in libreria. Spero che nel frattempo il mio ex si sia smaterializzato.».
Ridiamo entrambe.
«A domani cara e mi raccomando niente più lacrime!».
«Te lo prometto.», dico prima di chiudermi la porta alle spalle.
Chissà da dove salta fuori questa donnina. Mi ha fatto davvero bene parlare con lei, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e lei è capitata proprio al momento giusto.
Quando arrivo in libreria, è quasi mezzogiorno. Non vedo Mattia da nessuna parte, non vedo nemmeno Davide. Enrico è alla cassa e sta sistemando dei segnalibri.
«Tutto bene cara?», chiede preoccupato.
«Mi dispiace essere scappata in quel modo prima.», mi scuso sinceramente.
«Probabilmente l'avrei fatto anch'io.», mi rassicura con un sorriso sghembo.
Entro nell'ufficio e trovo Mattia e Davide seduti a parlare. Appena si accorgono di me si girano entrambi a guardarmi. Mattia si alza e viene verso di me.
«Stai bene piccola?».
«Non chiamarmi piccola, ti prego.», sbotto acida.
«Scusami.», dice sfiorando la mia guancia con le dita. Mi scosto ancora una volta.
«Che cosa ci fai qua?», gli chiedo incrociando le braccia al petto.
«Promozione.», risponde lui stringendosi nelle spalle.
Lo guardo confusa.
«Promozione?», ripeto senza capire di che cosa stia parlando.
«Ho scritto un libro Emma e sono qui a promuoverlo.», continua lui.
«E quando l'avresti scritto?», domando inarcando un sopracciglio.
«Dopo che me ne sono andato.», dice guardandomi negli occhi.
«Stavamo decidendo che giorno fare la presentazione.», Davide s'intromette nel discorso.
«Tieni, leggilo. Sarei felice di sapere la tua opinione a riguardo.».
Mattia mi mette una copia del suo libro tra le mani e sorride.
«Perché?».
«Perché tengo a te Emma.», mi bacia sulla guancia.
Davide è visibilmente irritato. Anch'io lo sono in effetti, lo fulmino con lo sguardo.
«Mi avrai tra i piedi per un po' di giorni.», esclama allegro.
«Sono così felice!», tuono sarcastica.
Prendo la mia borsa ed esco di corsa, ne ho davvero abbastanza per oggi. Nel passare davanti al supermercato butto un'occhiata, ma non lo vedo, per fortuna. Sono troppo incazzata e potrei trattarlo male, cosa che non farei mai in una giornata normale. Entro in casa e mi barrico dentro, come se ci fosse un assassino che mi sta inseguendo. Lancio il libro di Mattia sul divano e vado a farmi una doccia fredda. Rimango sotto il getto finché non sembro una prugna secca. Rivederlo mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Pensare che una volta lo amavo, come cambiano le cose nei mesi. Metto al volo un vestito senza maniche piuttosto corto e apro il frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare. Ci trovo solo un misero yogurt alla fragola, pure scaduto. Pazienza, mi devo accontentare, di sicuro non andrò giù a comprare qualcosa, non ci penso nemmeno. Ma cavolo, ho fame! Mi metto un paio di infradito, prendo la borsa ed esco controvoglia. Una volta al supermercato prendo un paio di cose al volo. Non faccio molto caso a quello che butto nella cesta, basta andarmene il prima possibile di lì. Ho voglia di biscotti al cioccolato, mi allungo a prenderli, non ci arrivo. Li sfioro appena, ma abbastanza da far cadere tutti i pacchettini sulla mia testa, mi riparo con le mani. Ho gli occhi chiusi, ma sento la sua presenza dietro di me. Respiro il profumo del suo dopobarba e mi gira la testa.
«Era un po' che non sistemavo i tuoi disastri. Ti sei fatta male?», chiede allontanando le mie mani dalla testa e stringendole nelle sue.
Apro gli occhi e i nostri sguardi s’incontrano, mi manca il respiro, sento il calore salirmi in viso.
«Sto bene, grazie.», balbetto.
«Mi manchi Emma.», sussurra sfiorandomi il viso con le dita. «Sei sexy con questo vestito.».
«Scusami, devo andare.», mi stacco da lui cercando di far tornare regolare il mio respiro, il cuore mi batte all'impazzata.
Raccolgo le mie cose e vado alla cassa a pagare. Lui mi fissa appoggiato alla colonna e sorride. Sapevo di non dover venire giù, vestita in questo modo poi! Ho il cuore che va a mille e la salivazione azzerata. Mi sta venendo un attacco di cuore? Respiro a fondo e cerco di darmi una calmata. Chissà come mai, più te ne vuoi andare alla svelta e più tutti sono lenti! Mi viene la tentazione di mollare tutto e andarmene a casa di corsa, non farei una gran bella figura però. Respira a fondo Emma, respira a fondo. È un incubo! Lui si sta divertendo un mondo. Ha incrociato le braccia al petto e ride di gusto guardandomi. Lo fulmino con lo sguardo e alza le spalle divertito. Dio quanto amo quell'uomo! Scuoto la testa, alzo gli occhi al cielo e gli sorrido. Mi saluta con la mano quando sto per uscire, ricambio il saluto timidamente.
Devo andare da Magda e raccontarle quello che è successo! Busso alla sua porta e viene ad aprirmi suo fratello.
«Buongiorno, potrei parlare con Magda?», chiedo educatamente.
Lui mi guarda torvo.
«Entra pure cara, lascia perdere mio fratello.», sento dire alle sue spalle.
Lui si sposta e mi lascia entrare. Che sia diventato così burbero perché non si è mai sposato, o è sempre stato così?
«Hai novità per me tesoro?», chiede curiosa.
«Sono andata al supermercato, non avevo più niente da mangiare e sono dovuta andare per forza.», comincio.
Prendo un bel respiro.
«Stai tranquilla cara, respira a fondo.», mi guarda con aria divertita.
«Lui era lì.», continuo.
«E?», m’incita lei.
«Ho fatto cadere dei pacchi di biscotti.», mi nascondo il viso con le mani in imbarazzo.
Ride allegra.
«Lo so, non ci posso fare niente! È venuto in mio soccorso.».
«Ha amoreggiato con te?», chiede curiosa.
«Decisamente.», affermo.
«L'hai tenuto sulle spine?», inarca un sopracciglio.
«Direi di sì.», dico convinta.
«È un buon inizio allora. Domani andremo insieme, sono curiosa di vedere questo tizio che ti ha fatto perdere la testa.».
La abbraccio felice e me ne torno a casa mia. Sento che potrebbe funzionare. Ho ancora il cuore che batte forte. Se non posso avere Nicholas, penso che rimarrò anch'io zitella a vita. Spero solo di non diventare acida come il fratello di Magda!

Quello che amo di teWhere stories live. Discover now