FREDDEZZA vs EMOTIVITA'

3.5K 71 24
                                    

P.O.V. Giada
Adesso che Claudio ha fatto pace con Alice, entra sempre in Istituto fischiettando, ed è molto più malleabile del solito, tanto che Anna e Pierpaolo, gli specializzandi a lui affidati, quando lo hanno seguito in Ospedale per una consulenza, si sono furtivamente recati nella Cappella per accendere dei ceri nella speranza che questo suo stato di grazia perduri il più possibile. Al contrario il mio supervisore, di solito sempre di buon umore e disponibile, man mano che passano i giorni diventa sempre più irrequieto ed insofferente. <Si può sapere cos'ha da fischiettare tuo cugino? Manco stessimo ad un party!> sbotta alzando gli occhi dal microscopio.
Alla mia occhiata sorpresa, cambia tono <Scusa Giada, se sono nervoso non è certo colpa di Claudio né tantomeno tua>
<Qualche problema con le analisi?> <Macché, so che quando siamo a lavoro i problemi personali devono restare fuori, ma a volte è difficile>
<Se vuoi parlarne, io sono qui, lo sai...> mi offro prontamente io, che purtroppo ho smesso da un pezzo di interessarmi solo professionalmente a lui.
Lui sospira, mi guarda tristemente e scossa la testa <C'è poco da dire, io sono qua e Soledad a Siviglia, e la sento sempre più distante. Anche quando lo scorso weekend sono tornato a casa l'ho vista stranamente fredda e distaccata nei miei confronti, e ora chissà cosa starà combinando e con chi...>
<Sospetti che ti tradisca?>
<Sospetto che mi voglia far ingelosire, più che altro, o almeno spero. Sai, non ha preso benissimo la mia decisione di passare un anno a Roma e forse questo è il suo modo di farmela pagare>
<Sì ma scusa, mi sembra molto infantile come cosa, però...> obietto io, per niente ben disposta verso la capricciosa Soledad
<Lei è fatta così, è una ragazza bella, di buona famiglia, figlia unica... è sempre stata abituata ad avere tutto ciò che desidera, e non è preparata a gestire le situazioni che non vanno come vuole lei> mi spiega lui
<Ma se è così viziata come la descrivi, perché ci stai insieme, scusa?>
Nico mi guarda, stupito dalla mia domanda diretta, e a dir la verità anch'io vorrei mordermi la lingua, ma non ce l'ho fatta a trattenermi
<Lei non è questo, o almeno non solo. Purtroppo i suoi gliele hanno sempre date tutte vinte, ma c'è anche il rovescio positivo della medaglia: è stata educata con grande attenzione ed ora è una ragazza piena di interessi, con due lauree e impegnata in molti progetti di beneficienza... ed oltretutto non è snob, altrimenti non si sarebbe fidanzata con me, ma avrebbe potuto scegliere tra la nutrita schiera di buoni partiti altolocati che puntualmente sua madre le presenta. Sai, non sono mai andato troppo a genio ai suoi, penso sperassero in un futuro genero con un migliore pedigree per la loro principessina...> mi confessa un po' amaramente
<E ora temi che i suoi approfittino della tua lontananza per mettere in discussione la vostra storia?>
<Mah, da loro me lo potrei anche aspettare, ma Soledad non è una ragazza che si fa facilmente influenzare... piuttosto non ha digerito il fatto che io abbia voluto a tutti i costi venire proprio a Roma. Sai, la società dove lavora ha una sede anche a Milano e lei avrebbe potuto chiedere un trasferimento temporaneo di un anno, se io avessi scelto di andare all'Istituto di Medicina Legale di Milano>
<Come mai non lo hai fatto? Immagino che ti servisse un anno all'estero ma non necessariamente a Roma...>
<Avevo i miei motivi per venire qua, però Soledad non ne sa niente, quindi non ha capito il perché della mia decisione e ha pensato lo facessi per stare lontano da lei, ma non è così> mi risponde enigmaticamente lui
<Immagino tu non ne possa parlare...> gli dico rosa dalla curiosità ma già rassegnata a non vederla soddisfatta
<Non mi piace avere dei segreti, meno che meno con la mia fidanzata, ma ho promesso a una persona a me molto cara che non ne avrei fatto parola con nessuno finché non fosse stata pronta lei stessa a dire la verità>
<Io pensavo che tu fossi venuto qua perché tua mamma e i tuoi nonni sono di Roma>
<Ho passato qui tutte le mie estati, in effetti, ma ora i miei nonni non ci sono più, e da allora non sono più tornato. Ho ritrovato diversi amici di quei tempi, però, ed è stato bello. Ora Giada aiutami a segnare questi rilievi, per favore...>
Capisco che il momento delle confessioni è già finito, e torniamo subito al lavoro. Purtroppo nel pomeriggio ci aspetta l'autopsia di un bambino di pochi mesi, sto facendo di tutto per non pensarci ma è difficile, perché se è già dura affrontare la morte in generale, accettare quella di una creatura innocente così piccola è praticamente impossibile. Interrompiamo il nostro lavoro in laboratorio per la pausa pranzo, e prima di separarci Nico mi lancia una lunga occhiata <Ti senti pronta per questo pomeriggio? Guarda che se non te la dovessi sentire nessuno ti giudicherebbe... del resto siete qui da nemmeno due mesi, e sappiamo tutti che questa è una specializzazione un po' dura, ci vuole un po' ad abituarsi al fatto che per noi non c'è mai il lieto fine. Mi raccomando, se ci fosse qualcosa che non va, quando saremo in sala autopsie, sentiti libera di dirmelo, ok?>
<Grazie, Nico, ma non ce ne sarà bisogno> rispondo risoluta
A pranzo mi trovo con Lara a mangiare un piatto di pasta fredda, e gliene parlo, anche se lei non parteciperà all'autopsia, perché so che in passato ha già affrontato casi simili
<Che cosa terribile! L'autopsia è assolutamente necessaria, intanto per escludere qualsiasi segno di eventuale violenza e scagionare del tutto i genitori, e poi per evidenziare se c'era qualche malformazione di cui il pediatra non si è accorto, però purtroppo i casi di morte bianca sono più frequenti di quanto non si pensi. Non vi invidio, fortunatamente questo pomeriggio devo accompagnare la Boschi ad una conferenza, e anche se la sua compagnia non è certo delle più allegre, è sempre meglio del compito che vi aspetta...>
Alle 15 in sala autopsie ci sono già Nico ed Andrea, io mi affretto a mettere il camice ed iniziamo. Dopo una prima occhiata al corpicino cerco di estraniarmi dall'emotività del contesto e di svolgere al meglio i compiti che Nico mi affida, e quando abbiamo terminato l'esame esterno accetto anche di praticare l'incisione. Il tempo mi sembra scorrere lentissimo e finalmente dopo quella che mi è parsa un'eternità concludiamo il nostro lavoro. Per fortuna non abbiamo rilevato nessun segno di violenza sul neonato, al contrario ci è apparso perfettamente idratato, nutrito e curato.
<Sembra proprio un caso di SIDS, la Sindrome della morte improvvisa del lattante, ora non ci resta che aspettare il responso del tossicologo e del patologo che ci confermerà o meno se il piccolo soffriva di una malformazione cardiaca sfuggita ai dottori. Avete fatto un ottimo lavoro, ragazzi, sono fiero di voi, siete stati molto professionali>
Io voglio solo uscire dalla sala autoptica il prima possibile, perciò mi affretto a togliere il camice ma appena sono fuori mi si scarica lo stress ed inizio a tremare senza riuscire a controllarmi. Nico, che è dietro di me, se ne accorge e mi porta a sedere nello spogliatoio
<Giada, che ti succede? Mi sembrava stessi bene fino a poco fa...> mi chiede chinandosi su di me
<Ma infatti va tutto benissimo, davvero. Non è niente, ora mi passa subito> mi affretto a rassicurarlo, furiosa con me stessa per essermi fatta vedere da lui in questo stato
<Guarda che non c'è nessun bisogno di fare la superdonna, sai?> mi dice dolcemente accarezzandomi una guancia <È normale sentirsi scossi di fronte a queste cose, soprattutto per voi che le affrontate per la prima volta... infatti Andrea non se l'è sentita di incidere, lo avrei fatto io se tu mi avessi detto che questa volta preferivi osservare e basta. Essendo il vostro supervisore ho sì il dovere di insegnarvi, ma ciò non vuol dire che pretendo che voi siate delle macchine> Mi alzo di scatto, il tremore non mi è ancora del tutto passato ma non intendo stare ancora qui a farmi compatire da lui <Invece io penso che siccome ci siamo scelti questa professione abbiamo il dovere di lasciare fuori dal nostro lavoro le emozioni, e ti assicuro che imparerò presto a dominarle meglio, questo è stato solo un attimo di debolezza che non si ripeterà più> affermo risolutamente incamminandosi verso l'uscita, ma Nico mi blocca e mi costringe a voltarmi verso di lui.
È vicinissimo a me, e così alto che devo alzare il viso per vederlo bene in volto, che in questo momento si sta adombrando
<Sbagli con quest'atteggiamento, Giada, lasciatelo dire. Non mi servono tanti robottini che eseguano i miei ordini, al contrario ho bisogno di lavorare con delle persone per riuscire a farvi dare il meglio. Tanti pensano che per essere bravi in questa professione sia necessario essere il più freddi possibile, io invece credo fermamente proprio l'opposto, cioè che un bravo medico legale debba essere dotato di molta umanità per riuscire bene nel proprio lavoro. La compassione per le persone che esaminiamo (io non li considero solo cadaveri) è la spinta per fare meglio e per ricostruire esattamente le cause della loro morte, senza fermarsi all'evidenza. Inoltre penso che nel tuo caso la tecnica di ignorare le emozioni sia fallimentare, come l'altro giorno, quando sei voluta salire in moto ben sapendo che la cosa ti turbava. Alla fine ciò che reprimiamo si ripresenta, e spesso nei momenti meno opportuni>
<Non ho bisogno delle tue lezioni di psicologia spicciola, Nico!> gli rispondo sgarbatamente <e neppure la penso come te: il medico legale migliore è quello che riesce sempre a mantenersi lucido e distaccato, e io cercherò di diventarlo il più possibile>
<Allora non penso che andremo d'accordo, io e te. Perché invece io pretendo dai miei studenti che ci mettano oltre che la tecnica anche il cuore. E non credo di sbagliarmi pensando che tu ne abbia parecchio ma che cerchi di nasconderlo ritenendo che sia una debolezza, mentre invece è una grande risorsa. Riflettici , Giada> e così dicendo si allontana e mi lascia sola coi miei pensieri. E così, ancora assorta, mi ritrova poco dopo Claudio, venuto a prepararsi per un'autopsia a una signora di mezza età caduta a terra dopo aver perso inspiegabilmente i sensi.
<Ehi, che ti succede, cuginetta? Una botta d'assenza?>
Mi riscuoto e gli spiego brevemente la situazione, certa di trovare il suo appoggio visto che ha sempre predicato ad Alice di non farsi travolgere dalle emozioni, come lei stessa mi ha raccontato, ma lui mi stupisce <Beh, Giada, devo dire che Nico non ha tutti i torti. L'ho subito giudicato in gamba e questo conferma che non mi sono sbagliato>
<Ma come? Proprio tu dici così?> lo guardo allibita
<Quando sgridavo Alice perché si faceva troppo coinvolgere nei casi non intendevo che quando si entra in sala autoptica ci si debba trasformare in freddi quanto efficienti automi, perché così facendo il rischio che si corre è quello di tralasciare un'aspetto importantissimo che può fare la differenza fra un mediocre per quanto ligio medico legale e un eccellente medico legale: l'istinto. Se ti estranei del tutto dalla tua emotività rischi di soffocarlo, e sarebbe un errore gravissimo. Sono sicuro che hai un ottimo istinto, e devi cercare di seguirlo il più possibile, perché è quello che ti potrebbe far trovare la soluzione giusta, che spesso non è quella più ovvia. Molte volte mi sono capitati casi apparentemente semplici ma in cui avevo la sensazione di qualcosa che non mi tornava, ed è proprio decidendo di seguire queste intuizioni che sono arrivato alla verità. E purtroppo queste sono cose che non si possono insegnare, o le hai o non le hai>
Rimango in silenzio, colpita dalle sue parole, poi ripenso alla conversazione con Nico e mi rendo conto di quanto io sia stata sgarbata con lui che mi voleva solo aiutare, perciò lo vado a cercare nel suo ufficio
<Scusami per prima, Nico, ero ancora scossa per l'autopsia a quel piccolino ed ho reagito male. Mi rendo conto che quello che dici è giusto, anche Claudio la pensa come te, l'unico problema è che io non riesco a trovare un equilibrio tra il farmi travolgere dalle emozioni ed il reprimerle del tutto, evidentemente devo lavorarci sopra...>
Lui mi sorride <Vedrai che ci riuscirai! Ricordati che essere sensibili è sempre una risorsa, anche se a volte le cose sembrano più facili per chi non lo è>
<Senti... per farmi perdonare ti offro una birra stasera. Inizio il mio lavoretto all'X-Ray, e sarei felice di vedere una faccia amica> gli butto lì con nonchalance, temendo però un rifiuto
<Certo, perché no?> accetta di buon grado lui, e subito sento che il mio cuore inizia ad accelerare i battiti, ma a riportarlo ad un ritmo normale ci pensa Erica, che irrompe nella stanza circondata da una nuvola di costoso profumo
<Che bella idea, Giada! Verrò anch'io con Nico a fare il tifo per te> mi dice con voce squillante e con un sorriso a trentadue denti prendendolo sottobraccio
Che strega! Figuriamoci se si lasciava scappare un'occasione per stare con lui,  il quale però non sembra felice di questa cosa, infatti suggerisce subito di invitare anche gli altri ragazzi dell'Istituto, col chiaro intento di evitare un tête à tête con la gattamorta.
<Così avrai la tifoseria per la tua prima serata, Giada. Le birre però ce le paghiamo noi, altrimenti finiresti per lavorare gratis>
Erica è costretta ad abbozzare, in ogni caso ha rimediato una serata in compagnia di Nico quindi fa buon viso a cattivo gioco, ma mentre esce lui la riprende <Erica... mi sembrava di avertene già parlato... non credi che sia fuori luogo qui dentro lasciare sempre una scia di olezzo?>
<Ma quale olezzo, è Chanel n*5!> replica indignata lei
<Per me può essere anche Chanel numero 1000, ma sempre fuori posto è> la liquida seccamente lui
Erica volta i tacchi ed esce senza replicare, e noi scoppiamo a ridere
<Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirglielo!>
<Erica è davvero preparata, non sembra nemmeno una specializzanda, ma non brilla per autoironia. Allora ci vediamo questa sera, lo dico ai ragazzi>
<Però poi mi sento in imbarazzo, chissà che disastri combinerò>
<Hai la mano ferma e i riflessi pronti, te la caverai benissimo. Ricordati di sorridere, però> mi consiglia
<Vuoi dire che sono una musona?> un po' è vero, però sentirlo dire da lui mi ferisce
<Sei solo seria, e non è certo un difetto. Dai, oggi puoi staccare mezz'ora prima, va bene? Ti copro io con la Boschi>
Esco dall'Istituto in tutta fretta, spero di arrivare a casa prima che Alex esca, lui sa sempre come calmarmi ed in questo momento ne ho proprio bisogno!

L'AllievaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora