CAPITOLO 18

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Oggi piove, l'autunno è ufficialmente arrivato e, a parte poter indossare il mio nuovo impermeabile rosso, non c'è niente che mi attiri fuori dal letto, ma devo farmi forza e ingoiare l'amaro calice, cioè un'altra giornata piena dei compiti tediosi che ovviamente mi affiderà CC, le frecciatine della Wally, le occhiate compassionevoli di Lara e Paolone, gli operai che girano ovunque... quello che prima era il mio posto preferito rischia di diventare il mio personale inferno. Sono talmente giù che quasi quasi mi verrebbe in mente di riconsiderare la mia idea di dottorato... ma del resto le possibilità che io passi l'esame sono così basse che tanto vale provarci. E poi naturalmente c'è la convivenza con LUI... che oltre a farmi soffrire per ovvi motivi, può diventare difficile, vista la sua propensione a fare la carogna quando le cose non vanno come vuole. Ciò nonostante non vedo l'ora di rivederlo, anche solo di sfuggita: sono proprio una masochista, mio malgrado.
Non voglio però dargli l'impressione di struggermi per lui, così mi vesto e trucco con cura, ed entrando in Istituto indosso il mio migliore sorriso. Una cosa buona però c'è, oggi devo accompagnare Anceschi per una perizia, e tornare all'azione mi farà bene, ultimamente sono stata sommersa dalle scartoffie, soprattutto grazie a CC, che anche quando è in buona tende sempre ad affibbiare le sue pratiche ai poveri specializzandi, usati a mo' di schiavi. Dovremmo organizzare una protesta sindacale, penso, e mentre sono immersa nelle mie rivendicazioni da lotta di classe me lo trovo davanti all'improvviso
<Vengo ora dall'ufficio di Malcomess, ha chiesto di te> mi comunica tutto sostenuto, senza neanche salutarmi
<E che cosa vuole?>
<Non mi interessa minimamente, e non sono certo il tuo segretario, Allevi. Vai e scoprilo> e così dicendo si allontana
"Oddio, non è che ha fatto rapporto negativo al Supremo per le mie distrazioni?" penso, ma subito dopo scarto l'idea perché per quanto sia vendicativo non può avermi fatto una bastardata simile, ha un'etica anche lui... o no?
È con quest'animo in subbuglio che busso alla porta di Paul Malcomess
<Venga avanti e si sieda, dottoressa Allevi>
<Buongiorno, professore. Desiderava vedermi?>
<Sì, l'ho fatta chiamare perché la volevo informare di una possibilità che forse le potrebbe far piacere prendere in considerazione. Come lei ben sa, presto andrò in pensione, e fra poco non avrò più voce in capitolo su quello che succede in Istituto e su voi specializzandi, pertanto la proposta che le faccio ha per forza di cose una durata molto limitata nel tempo. Tempo fa le ho negato, coi miei dubbi, la possibilità di partecipare ad un corso alla Sorbona, a discapito suo e a vantaggio di Negri Della Valle, che invece di fare tesoro di quell'esperienza ha lasciato la Medicina Legale. Penso di aver fatto un errore e vorrei rimediare. Ora la trovo più preparata nel suo lavoro, e credo sia pronta per un'esperienza di questo tipo, che le potrebbe essere utile per la sua domanda di dottorato>
<Professor Malcomess, io non so cosa dire... intanto la ringrazio moltissimo per l'opportunità...> esito, perché vorrei chiedergli se Arthur c'entra qualcosa in tutto questo, ma non oso farlo.
Lui evidentemente lo capisce perché si sente in dovere di precisare <Non creda che le abbia fatto questa proposta sotto pressioni di mio figlio. Non è certo il mio modo di agire, ed inoltre in questi giorni si rifiuta di parlarmi. Vorrei veramente rimediare a quello che ritengo sia stato un mio errore di valutazione. Lei ci pensi bene, il corso avanzato di anatomopatologia forense inizia subito dopo le vacanze di Natale e si conclude verso la fine di febbraio, ma bisogna necessariamente dare la propria adesione entro due settimane>
<Le prometto che ci rifletterò bene e le darò la mia risposta in tempo, grazie mille professore> e così dicendo mi alzo ed esco un po' frastornata dalla stanza.
Un master a Parigi, la possibilità di incrementare il mio punteggio per la domanda di dottorato, staccarsi dall'atmosfera pesante qui in Istituto, essere più vicina ad Arthur... ma al contrario allontanarsi definitivamente da Claudio. Ma del resto non siamo già lontani? Se voglio progredire nella mia professione, questa è certo un'opportunità da cogliere al volo, tanto più che quando ci sarà la Boschi al comando me la potrò certamente scordare, si tratta di un "o adesso o mai più". Già una volta ho rinunciato ad un'occasione simile per non lasciare l'Istituto e Claudio, non vorrei ripetere lo stesso errore. Ma anche se il tempo stringe non devo per fortuna decidere oggi....
Tornando in stanza trovo Lara e Paolone che come due falchi mi stanno aspettando per sottopormi al terzo grado
<Che ti ha detto, Alice? Ti ha fatto una lavata di capo?> mi chiede Paolone
<Bella fiducia che avete in me! In realtà tutto il contrario, mi ha offerto di partecipare ad un corso alla Sorbona, a risarcimento della volta in cui dietro le sue pressioni ho ceduto il mio posto ad Ambra, nonostante fossi giunta prima all'esame di passaggio dell'anno>
I due mi guardano con tanto d'occhi, sono scettici <Lo so cosa pensate, che ci sia lo zampino di suo figlio, ma mi ha assicurato che non è così, prima di andare in pensione vuole rimediare a quello che considera un torto. Non so bene cosa pensare ragazzi...>
Lara insorge <Ma cosa c'è da pensare! Accetta di corsa, no? Queste botte di generosità del Supremo sono da prendere al volo> poi mi guarda <no no no, Alice, questa volta non ti devi fare fermare dalla tua ossessione per Conforti, non ci pensare neanche!>
<Macchè Lara, figurati, oltretutto ora ci parliamo a stento, al massimo sarebbe un incentivo ad andarsene. È solo che, non so, c'è qualcosa che non mi torna in questa bella opportunità proprio ora che qua non sto più bene come una volta, mi sembra troppo bello per essere vero, troppo perfetto. Ci deve essere una fregatura sotto>
<Ma dai, Alice!> mi sgrida Paolone <sempre con la tua negatività. A caval donato non si guarda in bocca, prendi su e porta a casa, no?>
<Ma se parto come farò senza i tuoi proverbi, Paolone?> lo prendo in giro
<Sciocca. E ora a lavoro, prima che il Supremo si accorga che sei una pigrona e ritiri l'offerta>
<Possibilissimo!> mi metto a ridere, e mi appresto a svolgere i miei compiti prima che arrivi l'ora di accompagnare Anceschi in ospedale per la perizia. Durante il tragitto ne approfitto per chiedergli un parere, è sempre stata una persona corretta e sincera, se avesse qualche perplessità me lo direbbe sicuramente, ma lui si mostra entusiasta sin da subito <Io se fossi in te Alice accetterei senza indugio, ti darebbe molte più possibilità per il dottorato, la concorrenza è dura e sarebbe un punto a tuo favore>
<Lo so professore, sembra proprio che tutto mi spinga verso la partenza>
<Ma non è che vorresti che "qualcuno" ti chiedesse di restare, per caso? Dammi retta, pensa al tuo futuro>
Annuisco, e siamo già arrivati in ospedale.
Quando più tardi rientriamo in Istituto mi sembra che tutti già sappiano la notizia, del resto Lara a Paolone non si smentiscono mai. Dopo l'ennesimo "Congratulazioni!" condito da vigorose pacche sulle spalle mi lamento con loro <Dovevate proprio sbandierarlo ai quattro venti prima ancora che prendessi una decisione?>
<Ma non ci hai detto che era un segreto, e poi ti abbiamo lasciato l'onore di dirlo personalmente a CC, visto che lui ora è fuori per un sopralluogo e per quando torna lo dovrai affiancare nell'autopsia fissata per stasera. Era compito di Erica in realtà, ma è dovuta andare a casa per un'improvvisa indisposizione...> e si mettono a sghignazzare
<Cosa avete da ridere voi due?>
<Paolone le ha aggiunto qualche goccina di Guttalax al caffè, e poi non dire che non ti aiutiamo mai!>
Mi arrabbio <Ma voi siete pazzi! Credete davvero di avermi aiutato? Io vorrei solo evitarlo e voi mi costringete a lavorarci insieme!>
<Appunto. Forse non vi dovreste evitare, invece, ma dovreste parlarvi>
<Vi dico io come andrà: grazie a voi faremo l'autopsia in un gelido ed imbarazzato silenzio, altro che parlarci!> poi ci penso su e chiedo <ma Erica com'è stata poi?>
<Dovevi vederla, Alice, era diventata verde! Comunque non ho esagerato col Guttalax, oggi si darà una bella ripulita all' intestino e domani sarà in forma più di prima> mio malgrado non riesco a trattenermi dal ridere insieme a loro pensando alla sua faccia, direi che per come si è comportata al Congresso se l'è più che meritato.
Claudio torna dal sopralluogo tardissimo e di umore nero, e quando si rende conto che lo devo assistere io, non mi risparmia le sue frecciatine <Perfetto, già che dobbiamo iniziare con un'ora di ritardo, se mi tocca anche stare dietro ai tuoi errori finiremo domattina, cerca di concentrarti e di essere precisa, se ti riesce, non voglio far notte qua> mi rimprovera mentre scendiamo in ascensore verso la sala settoria.
Io non replico, è inutile quando fa così, e ci mettiamo al lavoro. Il cadavere appartiene a un ragazzo giovane, un diciassettenne che si è accasciato su un campo di calcio dopo aver preso una pallonata nel petto, e i genitori vogliono vederci chiaro su questa morte improvvisa ed inaspettata di loro figlio, apparentemente sano e in salute. Bisogna determinare la causa esatta della morte, se ci sia un rapporto di causa-effetto con la pallonata, e se il medico sportivo può essere considerato responsabile per aver abilitato il ragazzo, magari non accorgendosi di una patologia cardiaca pregressa. È veramente una cosa tristissima vedere questo ragazzone nel fiore degli anni, steso su questo tavolo, e come al solito non riesco ad impedirmi di pensare ai suoi genitori, ai suoi amici, alla sua eventuale ragazza, e a tutta la vita che aveva davanti. Claudio se ne accorge e mi rimprovera come suo solito <Sveglia, Allevi! Se sei tanto triste per lui ciò che devi fare è impegnarti al massimo nel tuo lavoro, per dare ai suoi cari le risposte di cui hanno bisogno> e ha ragione, ma è il modo in cui lo dice, duro e pieno di fastidio, senza la minima traccia di umanità, che mi urta. Svolgiamo il nostro lavoro in silenzio, sarà il patologo che esaminerà il cuore a darci le risposte di cui abbiamo bisogno, perché dal nostro esame non è emerso nessun problema di salute del ragazzo.
Si è fatto tardissimo e siamo rimasti soli in Istituto, e mentre mi sfilo il camice penso a come solamente una settimana fa sarei stata lieta di una simile eventualità, mentre ora mi sento solo in imbarazzo e vorrei scappare il prima possibile.
<È molto tardi, come torni a casa? Ti viene a prendere Malcomess?> mi chiede acidamente
<Non ti preoccupare per me, mi arrangio> gli rispondo asciutta
<Già, dovrebbe preoccuparsene il tuo fidanzato, no?>
<Non ho alcun fidanzato, evidentemente>
<Ah, allora si è trattato solo di una botta e via. Povera Alice, sembra che tu non riesca a tenerti un uomo>
<Se vuoi sapere se sono stata con Arthur e se siamo tornati insieme, me lo puoi anche chiedere direttamente senza tutti questi giri di parole> gli faccio con aria stanca <e comunque la risposta è no ad entrambe le cose, ma tanto tu credi solo a quello che ti pare. Ma tant'è, ora non importa più> Mi volto e salgo in ascensore prima di lui, sento le lacrime che mi bruciano gli occhi e non voglio che mi veda piangere.
Mi incammino per strada, ha smesso di piovere e non mi piace prendere la metro a quest'ora. Dopo pochi passi però vengo affiancata dal suv BMW di Claudio <Dai sali, ti accompagno a casa, non voglio averti sulla coscienza>
<Ti ringrazio ma non devi preoccuparti per me, faccio volentieri una passeggiata> lo snobbo
<È un ordine di un tuo superiore, Allevi, mi aspetto che tu obbedisca> e poi, in tono più morbido <dai sali, non è necessario che facciamo conversazione, in meno di 10 minuti sei a casa, invece di scarpinare per più di mezz'ora di sera, con quei tacchi poi>
Ci rifletto un attimo e salgo, ma in macchina mantengo un rigoroso silenzio. Arrivati sotto casa lo ringrazio e apro la portiera per scendere, ma lui spegne la macchina e mi trattiene per un braccio
<Cosa è andato storto? Fino a pochi giorni fa stavamo benissimo, tu dicevi di amarmi, io non ero capace di starti lontano, adesso non ci guardiamo neanche più in faccia...>
<È quello che succede quando non ci si fida delle persone e non si comunica>
<Alice, ti ho trovato con un'altro uomo, cosa devo comunicare! Mi sembravi stare bene con me, non capisco se c'era un problema tra noi, o se è solo la tua ossessione per Malcomess>
<Lui dormiva in camera di Cordelia ed io nella mia, ecco quello che hai visto! Io invece non ho idea di cosa c'è stato tra te ed Erica, ma so per esperienza come ti comporti ai congressi, ed il lupo perde il pelo ma non il vizio, vero? Soprattutto se fa le ore piccole e si ubriaca... e vieni a fare la morale a me! >
<Non c'è stato niente fra me e la Lastella, lei ha esagerato col bere e l'ho portata semi svenuta in camera sua, non ho l'abitudine di approfittarmi di donne incoscienti>
Lo guardo <Forse è andata così Claudio, ma il punto non è questo. Non siamo capaci di stare insieme, l'orgoglio e la diffidenza ci bloccano. Stare con te è come andare sulle montagne russe, ma io non ce la faccio a reggere. Penso che allontanarmi sia la scelta migliore, peccato però di dover aspettare tre mesi>
<Di cosa stai parlando?> mi chiede stupito
<Il Supremo mi ha offerto di partecipare ad un corso alla Sorbona, a gennaio. Penso proprio che accetterò>
<Finalmente i due piccioncini ce la faranno a ricongiungersi a Parigi! Chissà che selfie romantici sotto la torre Eiffel... ma prima di partire preparati a sputare sangue, lacrime e sudore a lavoro, ti avverto> e così dicendo mi lascia il braccio, mi fa scendere e riparte sgommando.
Io rimango a lungo sul marciapiede, pensando che le prossime settimane in Istituto non saranno affatto facili.

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