CAPITOLO 37

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Ormai sono in Francia da quasi due mesi, sta per finire la mia ultima settimana di corso e fra pochi giorni avrò l'esame. Mi aspettavo molto da questo soggiorno parigino, ma ciò che ho ottenuto va oltre le mie più rosee aspettative. Incredibile a dirsi, ma la frequentazione del corso intensivo di anatomia patologica forense avanzata mi ha aperto un mondo di possibilità, ho capito che ho una vera e propria passione per la materia, infatti il laboratorio era sempre stato il luogo in cui in Istituto me la cavavo meglio, per ammissione della stessa Wally. La strega temeva che li avrei fatti sfigurare alla Sorbona, invece, udite udite, sono persino la prima del corso, e per me, da sempre relegata in un limbo di mediocrità, è una piacevole novità. Ho trovato un campo dove sembra che io riesca ad eccellere, e non me lo lascerò sicuramente scappare, anche se ciò comporterà degli importanti cambiamenti nella mia vita professionale. Anche se il mio inglese è certamente migliorato, come volevasi dimostrare non ho imparato una parola di francese, perché il mio tempo l'ho passato principalmente coi compagni di corso italiani, e naturalmente con Arthur.  
Mi ha fatto conoscere la città, che vista coi suoi occhi da esperto viaggiatore mi è apparsa ricca di tante sfumature che al turista distratto possono sfuggire, e mi ha anche fatto visitare le banlieue di Parigi dove purtroppo si nota benissimo la grande disparità sociale tra la parte ricca e quella povera della popolazione, costituita principalmente da immigrati e in cui i fondamentalisti islamici trovano terreno fertile per fare proseliti, non essendoci vera integrazione. Io naturalmente ho insistito anche per farmi mostrare la parte più romantica della città, il quartiere latino, Montmartre, Le Marais, Montparnasse, Versailles e compagnia bella, ma per andare nei luoghi più turistici e a fare shopping mi aggregavo alla mia compagna di stanza perché con Arthur si finiva sempre per sfociare nel "sociale", come gli dico per prenderlo in giro, ma questo suo impegno è una delle caratteristiche che lo contraddistinguono maggiormente e che me lo fanno apprezzare. Comunque sono riuscita a fargli passare anche qualche pomeriggio spensierato a vagabondare in cerca di curiosità, visto che ha sempre bisogno di qualcuno che gli restituisca un po' della leggerezza dei suoi anni, e chi meglio di me per questo? Ovviamente però non ho usato questi mesi solo per bighellonare, tutt'altro, la maggior parte del tempo l'ho passata divisa tra le aule della Sorbona, i laboratori e la mia stanza al Campus, chiusa a studiare indefessamente, e senza ironia questa volta!
È servito anche per tenere la mente lontana da una certa persona... e anche questa persona l'ha tenuta lontana da me, evidentemente, perché ha rispettato la mia volontà di non sentirci per tutto questo periodo, ma con vergogna devo confessare che, nel profondo di me stessa, sono quasi delusa perché mi sarei aspettata qualcosa di diverso da lui... sì, lo so di essere una contraddizione vivente, purtroppo.
Tempo fa sono venute a trovarmi nonna e Yukino, durante un weekend in cui Arthur aveva degli impegni in alcune librerie in città e quindi è potuto anche stare con noi, e abbiamo passato due giorni fantastici alla fine dei quali ho salutato col magone la mia nonnina e la mia amica, consapevole del suo prossimo ritorno in Giappone. Al momento dell'addio l'ho stretta fortissimo a me quasi non volessi lasciarla andare, poi ci siamo guardate negli occhi e così facendo ci siamo comunicate tutto ciò che c'era da dire, lei sarà sempre come una sorella per me.
<Io risparmio soldi per ritorno per tuo matrimonio, Alice>
<Ma così non ci vedremo più, Yuki! Con la mia fortuna in amore non mi sposerò mai, mi sa...>
<Fondi di caffè non la pensano così... e neanche io. Anche se non ne parli, voi vi amate tanto, io lo so> mi dice con aria saggia
<Guarda che hai capito male, Yukino, io ed Arthur siamo solo amici, ora come ora> le spiego pensando che avesse equivocato il grande affiatamento tra me e lui
<Non sto parlando di lui Alice, lo sai, e lo sa anche Arthur...>
Le sorrido pensando che mi conosce davvero bene, e nonostante lei abbia sempre avuto una spiccata preferenza per il nostro biondo reporter, non mi ha mai condizionata in quel senso, fedele alla sua filosofia zen secondo cui tutto va come deve andare.
<Tu piuttosto ti sei salutata definitivamente con Marco? Come è andata?> mi informo trepidante, allontanandomi dalla portata delle orecchie di nonna Amalia che è impegnata al duty free dell'aeroporto
<Ti do la notizia in anteprima: lui e Alessandra stanno provando a tornare insieme. Prima di comunicarlo alle famiglie e a Camilla però vogliono essere sicuri, è cosa delicata, sai. Non dirlo a nonnina, lo faranno loro quando saranno pronti>
Io caccio un urlo, e subito mi tappo la bocca sperando di non aver attirato troppo l'attenzione, ma la nonna è impegnata nei suoi acquisti e non ha notato nulla (anche se conoscendola avrà sicuramente subodorato qualcosa dall'atteggiamento di mio fratello, è impossibile nasconderle le cose a lungo)
<Yukino, scommetto che in parte è anche merito tuo>
<Non sottovalutare tuo fratello, è davvero brava persona, per questo gli voglio così bene>
Mi viene un'illuminazione improvvisa <Marco è il tuo Arthur!> e lei si mette a ridere
<Già! Chissà chi è il mio CC però...> insinua maliziosa mentre torniamo dalla nonna e le saluto definitivamente con un gran magone. Per fortuna c'è Arthur che per consolarmi mi porta a mangiare il miglior sushi di Parigi, ha proprio capito il modo per tirarmi su qual'è.
Dopo la telefonata del primo giorno ne ho fatte almeno un altro migliaio a Claudio, solo nella mia testa però, perché fedele al mio proposito non ho più voluto sentirlo né avere sue notizie da Lara, che fermavo non appena lei provava ad intavolare il discorso, e infatti alla fine ha desistito ed ora parliamo di tutt'altro. In realtà una cosa le ho chiesto, e cioè di avvertirmi se gli succedeva qualcosa di eclatante, ma fortunatamente non mi ha riferito nulla, quindi ho la speranza che le cose non siano cambiate più di tanto. Anche se ne avevo l'intenzione, non credevo però che sarei davvero riuscita a stare per tanto tempo senza né vederlo né sentirlo, ed in effetti è la prima volta da quando l'ho conosciuto che ne sto lontana così a lungo, ma miracolosamente ce l'ho fatta, anche se sono stata sul punto di cedere in innumerevoli occasioni, però ho sempre resistito.
Una grossissima mano in questo me l'ha data lo studio che mi ha davvero tenuta impegnata, ma nelle pause e nei tempi morti il mio pensiero è sempre stato fisso su di lui, ed è per questo che ho cercato di tenermi continuamente occupata con qualcosa ed ho girato in lungo e in largo come una trottola.
Un paio di volte ho accompagnato Arthur alle sue presentazioni, quando nei weekend doveva andare in qualche bel posto, infatti una volta abbiamo visitato i castelli della Loira (meravigliosi) e un'altra Reims e la regione dello Champagne, anche se in questo caso sarebbe stato molto più bello andarci in primavera o estate, ma è stato interessante lo stesso. Mi hanno colpito molto le presentazioni del libro di Arthur, nonostante fossero in francese mi sono resa conto che il suo libro è stato accolto molto bene, e anche lui mi sembrava contento, ed io dentro di me spero che la cosa lo possa appagare tanto da abbandonare le sue idee di viaggiare nelle zone "calde"... perché nonostante i suoi proclami di volere d'ora in poi rimanere a Roma, mi accorgo che quando al telegiornale si parla delle zone in cui era solito andare, muore dalla voglia di essere là anche lui a testimoniare gli eventi. È fatto così, e dentro di me so che se avessimo finito per stare insieme, una parte di lui avrebbe sempre rimpianto la sua vita nomade, con l'inevitabile risultato di colpevolizzarmi, anche se magari non a livello cosciente, e non lo avrei potuto sopportare. Non voglio costringere la persona che amo a stare con me, vorrei che fosse una sua libera scelta e che il mio amore non venga visto come una catena che lega, ma come un arricchimento della vita del mio compagno.
Durante questo periodo mi sembra che Arthur si sia rassegnato al fatto che possiamo essere solo amici, e non mi ha mai fatto pressioni per cambiare le cose, solamente una sera di qualche tempo fa, in cui stavamo sorseggiando vino rosso ascoltando musica francese, improvvisamente mi ha preso la mano, guardandomi intensamente. Io ho capito cosa volesse chiedermi, se sentivo trasporto romantico verso di lui come evidentemente lo sentiva lui per me, ma mi sono limitata ad abbassare gli occhi, scossare impercettibilmente la testa e togliere la mia mano dalla sua, poi il momento di imbarazzo è passato. Sono tornata solo una volta sull'argomento, il weekend in cui mi ha chiesto di accompagnarlo a Nantes e Orléans, le città in cui ha avuto le presentazioni quando abbiamo fatto il tour dei castelli della Loira. In quell'occasione gli ho domandato se non avrebbe preferito andarci con qualcun'altra che non fosse una sua vecchia amica, ma mi ha risposto che non riusciva a pensare ad una compagnia migliore.
La mia compagna di stanza Antonella è quasi infatuata di lui e mi dice sempre che sono una pazza a farmi sfuggire un ragazzo simile, così bello, impegnato, di successo ed evidentemente affezionato a me. Infatti è convinta che in realtà noi stiamo insieme, ma io ho preferito non parlarle della situazione con Claudio sia perché non ci voglio pensare sia perché, anche passando molto tempo insieme, tra me e lei non si è instaurata una vera e propria confidenza, e così la lascio della sua idea.
<Lo sapevo che Arthur è il tuo ragazzo, altrimenti non andresti a stare a casa sua questa settimana, Alice> mi dice con aria furba mentre usciamo dalla stanza per andare al nostro ultimo giorno di lezione, venerdì 2 marzo
<Uffa Antonella, ti ho spiegato che domani parte per andare a presentare il libro nel sud della Francia, e starà via tutta la settimana, così non devo pagarmi l'alloggio fino all'esame, visto che l'utilizzo della nostra stanza al campus è compreso solo per la durata del corso. Oltretutto lo sai benissimo, dato che ti ho anche chiesto se vuoi venire con me, e Arthur sarebbe d'accordo>
<Va bene, va bene, non scaldarti!> mi dice ridendo <e comunque ti ringrazio ma i miei mi hanno già prenotato una stanza al Marriot qui vicino, anzi se vuoi essere mia ospite al centro benessere dell'hotel mi farebbe piacere> mi dice magnanima
Già, i suoi sono ricchi sfondati, infatti lei non ha usufruito come me di una borsa di studio ma ha pagato l'intero importo del corso, però devo ammettere che nello studio se la cava bene <Grazie, ma ho paura che saremo troppo impegnate a studiare per dedicarci ai centri benessere...>
<Beh, un po' di relax serve anche per rendere al meglio, no? Comunque affrettiamoci o arriveremo tardi per le ultime lezioni!>
Al ritorno ci tocca l'ingrato compito di fare le valigie per il trasloco, io ovviamente che come al solito non mi contengo con lo shopping ho radunato molte più cose di quelle che avevo al mio arrivo, ed ora non so dove metterle.
<Dovrò sicuramente imbarcare un bagaglio in più, uffa!> mi lamento mentre cerco di svuotare i cassetti della scrivania e di buttare le cose inutili. All'improvviso vedo un foglietto appallottolato, ed aprendolo per capire di cosa si tratti mi si arresta per un attimo il battito cardiaco: è il foglio su cui avevo disegnato il cuore con le nostre iniziali e che avevo lasciato sul cuscino di Claudio l'ultima volta che l'avevo visto prima di partire! Come è possibile che sia qui? In piena confusione mi rivolgo ad Antonella per avere lumi <Anto, sai qualcosa di questo foglietto e di chi possa averlo portato qua?>
<No, non l'ho mai visto prima d'ora. Carino, comunque. Un cuore con le iniziali... da noi si usano alle elementari però...>
<Antonella, ti prego di rifletterci bene, è veramente importantissimo, è venuto qualcuno a cercarmi qui mentre c'eri tu?>
Lei ci pensa un po', dubbiosa <Beh, a parte il tuo amico che voleva farti una sorpresa io non mi ricordo proprio di nessuno>
<Frena un attimo!> esclamo allarmata <di quale amico stai parlando?>
<Pensa che me ne ero anche scordata! Beh, ormai vi sarete visti, credo, sarà passato più di un mese... È venuto a cercarti un tuo collega, un gran bell'uomo ora che ci penso, dicendo che era in Francia per lavoro e che aveva piacere di farti un'improvvisata. Non trovandoti si è raccomandato di non dirti niente, e che ti avrebbe vista al tuo ritorno>
<Quale ritorno, dov'ero io?> le chiedo sempre più in panico
<Eri dalle parti di Orléans con Arthur, se non sbaglio>
<Antonella. Ti prego. È di vitale importanza. Cerca di riferirmi bene quello che gli hai detto>
<Ma guarda, di preciso come faccio a ricordarmi? Comunque qualcosa del tipo che eri via col tuo ragazzo a fare il romantico tour dei castelli della Loira, o simili>
"Oh, no" penso sentendomi morire <E lui che ha detto?> mi informo con un filo di voce
<Di non farti sapere niente, che ti  avrebbe fatto una sorpresa più avanti, e poi se ne è tranquillamente andato, anche se lo avevo invitato a prendere un caffè. Merita proprio il tuo collega, devo dire. Beata te che vivi circondata da uomini così! Ora che mi ci fai pensare, avevo anche avuto l'intenzione di chiederti se era poi riuscito a trovarti, ma me ne son scordata finché ora non me ne hai parlato>
Mi accascio sul letto, non posso essere così sfigata! Mi fiondo sul telefono e lo chiamo, ma dopo quattro squilli butta giù. Ovviamente riprovo ma succede lo stesso, e manco a dirlo mi ritrovo bloccata su whatsapp, così chiamo Lara e le spiego la situazione <Ti ha detto o chiesto qualcosa? Lo hai visto strano? Cazzo, Lara, me lo dovevi dire se ti accorgevi di qualcosa che non andava!>
<Alice, ti ricordo che sei stata categorica su questo: Conforti argomento tabù. Comunque io e Paolone abbiamo notato che era molto nervoso, lo è tutt'ora, non hai idea di come sia diventato cattivo, sta terrorizzando tutti i nuovi specializzandi, ma non confidandosi con noi pensavamo che fosse perché gli mancavi e perché non gli andava giù che tu fossi là, non immaginavamo certo che avesse scoperto una tua fuga romantica con Arthur!>
<Ma quale fuga romantica, Lara!> protesto con veemenza
<Però è quello che sembrava> ribatte lei con logica inappuntabile
<Lo so, lo so. Ora lo devo rintracciare. È già andato via dall'Istituto, vero?>
<Anch'io sono già uscita, ma oggi non c'era, è partito per un Congresso a  Firenze. Ma chiamalo con un altro numero e parlaci, no?> mi suggerisce la mia amica
<Macché, ho già provato col telefono della mia compagna di stanza e di altri due nostri amici, ma non risponde. Avrà capito che sono io, che ne so! Lara, procurati l'indirizzo del suo Congresso e mandamelo> decido su due piedi
<Ma sei matta? Lo vuoi raggiungere là? Ma non devi studiare come una pazza per l'esame, non dicevi che in questa settimana non avresti avuto neanche tempo per respirare? Prima o poi riuscirai a parlarci, aspetta un po', dai!>
<No, Lara, vado a prenotare il primo volo per Firenze. Mandami l'indirizzo e augurami buona fortuna> le dico decisa e butto giù il telefono.
Mi volto verso Antonella che mi guarda costernata, e le intimo <Visto che il pasticcio l'hai combinato tu, aiutami a finire di impacchettare la mia roba alla velocità della luce, devo essere fuori di qui, poi a casa di Arthur e all'aeroporto nel più breve tempo possibile!>
Mentre il taxi corre veloce verso il Charles de Gaulle penso che solo io con la mia scalogna potevo inanellare una serie così perfetta di sfortune: lui che viene a trovarmi una delle due sole volte che ho accompagnato Arthur, Antonella che gli fa intendere che era un viaggetto fra due piccioncini innamorati, io che con il mio disordine non trovo subito il foglio appallottolato che aveva lasciato, non so se coscientemente o meno, per farmi capire che sapeva.
In un modo o nell'altro devo chiarire quanto prima l'equivoco, ma lui sarà disposto ad ascoltarmi? Lo posso solo sperare, con tutto il mio cuore.

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