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Yoongi spalancò la porta della sua stanza d'albergo e incrociò lo sguardo con Andrew, che era intento ad appoggiare sul letto alcune buste di carta - una delle quali di una nota marca di cellulari.

«Com'è andato l'incontro con Jimin?», domandò incuriosito e Yoongi sospirò, poggiò la borsa a tracolla sul letto e chiuse per qualche secondo gli occhi.

«Mi piace il cazzo».

Andrew lo fissò con gli occhi spalancati, chiedendosi che diamine stesse farneticando, ma Yoongi era così serio in quel momento che capì che non stesse affatto scherzando.

«Oh, Jimin lui ...?».

«Ero l'amore della sua vita, parole sue ... Io ero sicuro di non essere etero, impossibile che scopassi con quella pazza isterica!»

Andrew scoppiò a ridere e mentre Yoongi si perdeva in brontolii in coreano, lingua che lui non capiva, si apprestò ad accendere il computer portatile per mostrargli ciò che aveva scoperto prima di uscire.
Yoongi lo informò sul fatto che non fosse scappato dalla Corea e Andrew immaginava che fosse così, soprattutto dopo aver scoperto quelle poche cose.

«Diciamo che chiunque lo avesse più o meno capito, comunque prima di indagare sul perché Amelie ti abbia detto quelle cose, vieni a vedere questo».

Yoongi si avvicinò al ragazzo e osservò lo schermo del computer, dove Andrew fece partire un video di più o meno due anni e mezzo prima, in cui Jimin aveva i capelli rosa e cantava una canzone dolcissima e triste allo stesso tempo: la musica gli sembrava così familiare, ma non riusciva a capirne il motivo.
Andrew studiò attentamente la sua espressione, ma quando si accorse che fosse solo confuso, decise di mostrargli la descrizione sotto il video, dove "Suga"  spiccava accanto ai nomi degli altri produttori.

«Ho fatto un paio di ricerche e ho scoperto che hai lavorato come produttore per la BigHit, oltre che aver inciso un mixtape sotto il nome di AgustD».

Yoongi sgranò gli occhi mentre assimilava quelle informazioni, la sua testa stava scoppiando e iniziava anche a dolergli.
Com'era possibile che si fosse dimenticato tutte quelle cose?
Perché Amelie gli aveva mentito? Perché voleva fargli credere di aver vissuto un'altra vita?
Dopo aver parlato con Jimin dubitava di esser voluto scappare a gambe levate, anzi si chiedeva su quale logica avesse deciso di andarsene: perché non era rimasto al fianco di quel ragazzo così dolce e fragile?
Dove diamine avevi la testa, Min Yoongi?

«Siete tornati! Che diamine state guardando!».

Amelie sembrava furibonda, soprattutto quando intuì che la voce appartenesse a Jimin e in uno scatto chiuse il portatile per poi osservare Yoongi infuriata.

«Ma si può sapere che ti prende? Da quando siamo arrivati ti comporti in modo strano! Lo vuoi capire che quelle persone ti hanno ferito!? Ti hanno abbandonato quando più ne avevi bisogno e l'unica che ti è stata affianco sono io! E questo è il ringraziamento, Yoongi? Non c'era nessuno! Solo e soltanto io!».

La ragazza si era messa a piangere e Yoongi un po' si sentì in colpa: d'altronde quando aveva aperto gli occhi aveva trovato lei e Amelie fino a quel momento era stata l'unica costante nella sua vita, ma non riusciva a crederle così facilmente, non ora che aveva la possibilità di parlare con qualche altra persona oltre a lei che lo avesse conosciuto prima dell'incidente.
E poi gli aveva mentito: perché non gli aveva detto che aveva lavorato per la BigHit? Che era un produttore qui in Corea del Sud? Perché non gli aveva detto di Jimin?

«Yoongi, non farmi prendere decisioni drastiche: stai lontano da quel ragazzo ... O giuro che te ne pentirai».

Amelie lasciò la camera velocemente e Yoongi sospirò: sarebbe corsa da papino di nuovo? Sicuramente, ma a lui non importava.
Una parte di lui non voleva andarsene da Seoul, sarebbe rimasto lì per sempre.
Con un sospiro si voltò verso Andrew, che aveva osservato la scena in silenzio.

«Hai preso quel cellulare?».

---🌸---

Jimin entrò in casa con le lacirme agli occhi: non era più sicuro che fosse stata un'idea geniale incontrare Yoongi e non sapeva se credere alle sue parole fosse la scelta migliore.
Aveva mentito?
Jimin ne dubitava, la sincerità nel sul sguardo era così chiara, ma se fosse stato soltanto ciò che lui desiderava vedere?

«Jimin! Stai piangendo!».

Il biondo alzò lo sguardo su Taehyung, che se ne stava fuori dalla cucina a fissarlo come se avesse appena visto un fantasma e il maggiore fece l'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento: l'affetto e la comprensione del suo migliore amico, perché era stufo di evitarlo, stufo di mentirgli e di allontanarlo.
Taehyung lo aveva sempre capito meglio di tutti, ma temeva che ora che avesse Jungkook il loro rapporto non fosse poi così importante: d'altronde lui aveva l'amore della sua vita con cui costruirsi un futuro.

«Tae, penso di aver fatto una stronzata», mormorò fra i singhiozzi e il minore si avvicinò per avvolgerlo in un abbraccio caldo e rassicurante, per poi trascinarlo verso la sua stanza e farlo sedere sul suo letto.

«Ehi Chim, parlami ... Non lo fai più, almeno non come prima e questo mi preoccupa», mormorò dolcemente Taehyung e Jimin annuì fra sé.

«Yoongi mi ha scritto e mi ha chiesto di vederci».

Dopo alcuni attimi di silenzio Taehyung lo incitò a continuare e Jimin si perse nella descrizione del loro incontro, di tutto ciò che Yoongi gli avesse raccomando e di tutti i dubbi che aveva in mente.
Tae lo ascoltò attentamente, lasciandolo sfogare e accarezzandogli i capelli in modo che rimanesse calmo: odiava vedere Jimin ridotto in quello stato.

«Tu cosa ne pensi?», chiese alla fine il biondo.

«Penso che non possa essere davvero tutta una bugia, ma devi stare attento: non voglio che tu stia male ancora».

Jimin annuì e poggiò la fronte contro la sua spalla, cercando di reprimere nuovamente le lacrime.

«Io penso che dovremmo andare in fondo a questa faccenda, quindi per quanto faccia male se dovesse riscriverti e chiederti di vederlo di nuovo, tu digli di sì».

Jungkook stava in piedi di fronte ad entrambi, aveva ascoltato tutto dato che era stato in bagno fino a quel momento per farsi una doccia e non aveva voluto interrompere i due amici - Jimin si alzò di scatto dalla spalla di Tae, non voleva che Kookie pensasse male, ma il minore dei tre ridacchiò e gli scompigliò i capelli sedendosi al suo fianco e abbracciandolo.

«Siamo qui per te, Chim. Sei la nostra famiglia».

E Jimin scoppiò nuovamente in lacrime, sicuro che non potesse trovare amici migliori di loro neanche in altre cento vite.

---🌸---

MinSugaD

Jimin.
Ho bisogno di rivederti.
Ti prego, scrivimi a
questo numero:
+82 *** *******
17.34

First Love ~Where stories live. Discover now