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Goryeo, 943 d.C.

Non riuscì a capire che cosa lo avesse colpito.

Un attimo prima il Generale Park Chanyeol si stava asciugando il sudore dalla fronte con la manica della giubba di cuoio, e un momento dopo era disteso a terra.

Lui l'aveva letteralmente buttato a gambe all'aria. Aveva aspettato che si fosse tolto l'elmo, poi aveva cominciato a roteare il sottile laccio di cuoio alto sopra la testa. La piccola pietra sistemata al centro di quella fionda rudimentale aveva acquistato velocità fino a diventare invisibile a occhio nudo. Il sibilo del laccio che fendeva l'aria sembrava il verso di una bestia arrabbiata, a metà tra un fischio e un grugnito. Chanyeol però era troppo lontano per sentirlo; il ragazzo infatti si trovava su uno dei tetti dei palazzi che affacciavano all'esterno, mentre la sua vittima era sotto, a circa centocinquanta metri di distanza, in prossimità dell'entrata del palazzo.

Quel gigante era stato un facile bersaglio, e il fatto che fosse il capo di coloro che stavano per impossessarsi della proprietà della sua famiglia aveva aumentato la sua concentrazione.

Non era intenzionato a uccidere l'avversario. Se avesse voluto farlo, avrebbe mirato alla tempia. No, voleva solo stordirlo. Per questo aveva puntato alla fronte. Con un po' di fortuna gli avrebbe lasciato un marchio indelebile per il resto dei suoi giorni, in ricordo perpetuo.

I nemici stavano vincendo la battaglia. Ancora un paio d'ore e sarebbero penetrati nel palazzo reale.

Sapeva che era inevitabile: i soldati del re ormai erano in netto svantaggio numerico. L'unica alternativa logica era la fuga. Già, era inevitabile, ma anche bruciante.

Questo gorilla era il quarto sfidante che il re Minseok, terzo figlio del defunto re, aveva mandato in tre settimane per sottrarre il trono al fratello, certo l'uomo non era uno stinco di santo e di brutte azioni ne aveva fatte, ma nonostante questo il ragazzo non apprezzava tutte quelle lotte per il potere consapevole delle problematiche conseguenze che queste portavano nel regno. I primi tre avevano combattuto come novellini. Non era stato difficile per lui e gli uomini di suo fratello respingerli.

Questo però era diverso. Non si sarebbe lasciato sconfiggere. Era subito parsa evidente la sua superiorità rispetto ai predecessori. Di certo era più astuto, nonostante non lo avrebbe ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura.

I soldati al suo comando erano inesperti come quelli precedenti, ma il nuovo capo li teneva ben disciplinati e compatti anche dopo ore di combattimento.

Al tramonto la vittoria sarebbe andata a loro, e quel nuovo condottiero avrebbe ottenuto un successo indubbiamente vertiginoso... glielo avrebbe assicurato lui!

Con un sorriso il ragazzo aveva lanciato la pietra.

Il Generale Chanyeol era smontato da cavallo per aiutare uno dei soldati che ora penzolava dalle mura che circondavano il palazzo. Quel balordo aveva provato a scavalcare le mura nel tentativo di un effetto sorpresa, ma non aveva messo in conto gli arcieri pronti a scoccare dall'altra parte, così per evitare che le frecce lo colpissero riducendolo ad un bucherellato bersaglio per il tiro con l'arco si era lanciato in ritirata, rimanendo però incastrato a testa in giù ad uno dei tanti ghirigori che abbelliva il palazzo. Chanyeol aveva allungato una mano e, afferrato il giovane per una gamba, lo aveva tirato verso il basso facendolo atterrare sul proprio di dietro. Il soldato scatto in piedi e lo ringraziò giusto in tempo prima che il generale lo lasciasse lì con uno sguardo quasi arreso. Il generale si era fermato un poco più in là per togliersi l'elmo e detergersi il sudore dalla fronte, e in quel momento era stato colpito.

Fight me if you canWhere stories live. Discover now