Primo intermezzo narrativo

Comincia dall'inizio
                                    

Era vero. Barney si era allontanato dal gruppo e all'improvviso lo aveva trovato lì, di fronte a se, immobile e sorpreso esattamente quanto lo era lui. Non aveva esitato, anche se si era morso il labbro fino a farlo sanguinare mentre colpiva, abile, e dritto al cuore. Il Predone aveva lanciato un uggiolio pietoso ed era caduto su un fianco, producendo un tonfo lieve sulla terra morbida e umida.

Barney annuì in risposta al ragazzino, per fargli capire che apprezzava il commento, poi lasciò andare la testa del lupo e tornò a sedersi proprio nel momento in cui veniva servita la carne. Uno dei vantaggi migliori del suo lavoro era poter procurarsi tutta la selvaggina che voleva, ed un tempo era senza dubbio diverso da oggi, i boschi erano molto più popolati e più ampi e non era difficile cogliere una cerbiatta o un piccolo cinghiale ignaro, se si sapevano i trucchi giusti.

La sera era ormai inoltrata, ma nessuno udì neppure un ululato. John, il più anziano, ma non certo il più esperto, dei cacciatori, propose di festeggiare alla cacciata dei lupi da quelle terre. Credeva che la loro battuta di caccia avesse spaventato così tanto le bestie da farle fuggire per sempre da quei territori.

Ovviamente tutti gli diedero retta, e come potevano ignorare il consiglio di una persona dalla faccia così saggia? Sir John aveva ormai superato i sessant'anni e non aveva più sul capo un solo capello nero, i suoi piccoli occhi simpatici, che ispiravano fiducia, erano incassati in un volto pieno di rughe sottili, pulito e sbarbato, con la mascella abbastanza pronunciata e squadrata da conferirgli la decisione capace di contrastare con la più fragile morbidezza della sua chioma e delle labbra. Era il volto di un conte, o addirittura di un re, così ben equilibrato che veniva considerato quello di un saggio.

Ovviamente egli stesso ammetteva di essere ancora un ragazzetto in certi campi, come la caccia, ma in compenso tutti lo credevano un grande conoscitore dell'oscurità e dei pericoli mistici, per questo ogni squadra di cacciatori che si rispetti chiedeva di essere accompagnata da lui.

Perciò iniziarono a festeggiare. Il fuoco fu ancora alimentato e crebbe, crebbe fino a diventare una fulgida luce nel mezzo della notte, e l'odore della carne che cuoceva, fragrante, selvatica e deliziosa, si sparse nell'aria, ma nessun'animale ne venne attirato. Così anche Barney fu costretto ad ammettere che le bestie feroci erano state scacciate dai boschi d'intorno.

Il bosco non era mai parso così attraente e pulito come ora, con gli uomini che cantavano e ridevano alla luce del fuoco.

Era ormai mezzanotte quando il più giovane dei cacciatori si accorse di un movimento ai margini del campo visivo, una specie di guizzo pallido che si nascose dietro il tronco di un gigantesco faggio. Credette che fosse un animale feroce, così si armò e, in punta di piedi, si diresse verso ciò che aveva visto. Voleva essere amato come lo era Barney, voleva uccidere da solo un lupo, e per farlo era necessario che nessun altro vedesse la sua preda. Lentamente, in punta di piedi, si allontanò dal gruppo, finché non fu fuori dal cono di luce

Il mondo intero taceva, lontano dagli uomini. E d'improvviso un profumo dolce come la frutta matura, così lieve da solleticare i sensi fino in fondo all'anima, da fare ardere la gola per la voglia di avvicinarsi e respirare a fondo quello che sembrava l'odore del paradiso.

Il giovane cacciatore non aveva mai provato nulla di simile, deglutì, sconcertato e affascinato. Era come se all'improvviso tutti i profumi che aveva sempre amato non contassero più nulla, come se l'odore delle mele e del miele, dello zucchero caldo, del tè, dei vestiti puliti, della carne arrosto, quella con la pelle dorata, fossero solo puzze nauseabonde.

Lui lo seguì, gli occhi socchiusi, il corpo percorso da fremiti di piacere. Ma cosa pensava di incontrare? Eppure glielo avevano detto, glielo avevano già detto che cosa avrebbe incontrato un giorno, da solo, nel bosco...

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