CAPITOLO 92 - BRUCE

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""Chi è lui?" domandò additando Michael che mentre io ero immerso nei miei pensieri aveva già provveduto ad immettersi sulla corsia che ci avrebbe portato tempo permettendo a villa Touch.

"Lui è un nostro caro amico" risposi, "ti puoi fidare di lui, non ti farà mai del male".

Lorelai sembrò pensarci un attimo poi picchiettando sul braccio di Michael gli chiese:- "Tu fumi?"

Quella semplice ed innocente domanda mi gettò nello sconforto, sentii le dita di Miriam che mi stavano comunicando di stare tranquillo, che adesso Lorelai era con noi e che sarebbe stata bene.

Michael, ignaro dell'atmosfera che si era creata, ed attento alla strada scivolosa che stava percorrendo rispose tranquillamente "No, non fumo" e le fece un sorriso.

Lorelai restò in silenzio per un momento poi sbottò:- "Bene , allora sei un amico".

Lo sguardo di Michael mi colpì, i suoi occhi chiedevano qualche in put per decifrare il puzzle, mi limitai a rimandare la spinosa questione ad un momento migliore. "Più tardi le spiegazioni" precisai .

Se mi mettevo nei suoi panni, anche io sarei stato molto confuso, insomma non capitava tutti i giorni che la vita ti inducesse a giocare una strana partita a scacchi in cui le pedine erano state smosse da una variabile non prevista. Quella variabile aveva un nome Lorelai.

"Bruce!", mi chiamò Michael, "perché questa bambina non indossa le calze? deve avere le gambine gelate".

"Oh Cazzo è vero, non me ne sono accorto".

La voce di Miriam giunse nell'istante in cui realizzai quello che avevo detto.

"Bruce , attento Lorelai è piccola, ma è una bambina sveglia".

"Scusa, è stato del tutto involontario, vedrai che non ci ha fatto caso".

Toccai con le dita le gambe della piccola, Michael aveva ragione,, erano molto fredde, cominciai a sfregarle cercando di riscaldarle, poi mi fu istintivo chiederle:- "Lorelai perché non porti le calze, ma solo le scarpe?"

Nuovamente la voce di Miriam suonò come un avvertimento, aveva solo detto il mio nome, ma io avevo capito troppo tardi che avevo fatto una domanda sbagliata, mai fare domande dirette ai bambini se non sei in grado di sopportare le risposte.

Ed infatti la risposta di Lorelai mi raggelò, ma mi accorsi che anche Michael era rimasto colpito, per un attimo aveva distolto gli occhi dalla strada e aveva guardato la bambina, incredulo di quello che le sue orecchie avevano captato.

"E' colpa della strega" iniziò timidamente, "lei mi mette sempre delle calze lunghe e grandi , tanto grandi, che mi fanno scivolare e cadere, allora io le ho tirate via e lei ha detto "Non vuoi le calze? Bene andrai a piedi nudi. Mi ha messo le scarpe e mi ha caricato sul pulmino".

"Strega?, quale strega?" domandai.

"La suora, Miriam l'ha chiamata strega vero?" Si girò e guardò Miriam che sorrise facendo sì con la testa.

Le mani si strinsero a pugno.  Più ascoltavo Lorelai e più avevo voglia di commettere un omicidio, come poteva una suora lasciare una bambina scalza in pieno inverno dovendo affrontare un lungo viaggio, su un pulmino quasi privo di riscaldamento, meno male che le aveva dato quello straccio di un cappotto un po' più grande di lei che la copriva fino alle inocchia.

In macchina tornò il silenzio, ognuno di noi stava cercando di metabolizzare quello che aveva ascoltato a modo suo. Il veicolo procedeva lentamente, le gomme sembravano stabili, speravo che Michael non dovesse effettuare delle brusche frenate, altrimenti le ruote non avrebbero fatto presa sul terreno che iniziava a ghiacciare ed avremmo iniziato a scivolare non potendo più mantenere il controllo .

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