CAPITOLO 69 - SEBASTIAN

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SEBASTIAN:

Ero inquieto, non riuscivo a concentrarmi, da quando eravamo rientrati in classe dopo la pausa avevo cercato di comunicare con Allyson, non doveva finire così, non mi aveva dato la possibilità di spiegarle con calma quello che intendevo dire, se n'era andata, correndo via ed adesso era uscita dalla classe. Era già fuori da venti minuti, era insolito, non era mai stata fuori più di qualche minuto. Perché la professoressa non mi aveva lasciato uscire?

Mentre stavo pensando ad una giustificazione per lasciare l'aula, vidi la maniglia abbassarsi e la vidi rientrare dirigendosi al suo posto con passo deciso. Sul suo viso era calata una maschera d'indifferenza e freddezza, sapevo che lei stava soffrendo , si sentiva ferita, avrei dovuto fermarla quando se n'era andata, perché non l'avevo fatto?

"Signor Touch" disse la signora Smith, "adesso può uscire".

"Non ne sento più l'esigenza professoressa ma la ringrazio" risposi..

"Come vuole" terminò lei fissandomi con lo sguardo di chi ha capito tutto ma evita di puntualizzare il contesto .

Il trillo della campanella mi liberò da quell'oppressione che era calata su di me.

Da quando Allyson era rientrata in classe la vedevo diversa, mi sembrava che avesse di nuovo iniziato a costruire quella barriera dietro cui rifugiarsi, quel muro che aveva faticato per distruggere, l'espressione sul suo viso era ferma, i lineamenti tirati segno di chiusura verso il prossimo; non le avrei permesso di rinchiudersi a riccio.

Mi alzai e la raggiunsi mentre stava finendo di riempire lo zaino con i libri dell'ultima lezione.

Glielo tolsi di mano come avevo fatto nei giorni precedenti prima di riaccompagnarla a casa, quando uno strattone inaspettato mi fece mollare la presa. "Cosa ti serve?" Mi aggredì , era tornata la voce della rana incazzata e questo la diceva lunga.

"Volevo accompagnarti a casa come sempre" aggiunsi.

"Hai sbagliato indirizzo bello, qui" ed indicò se stessa,"non c'è niente per te, non mi serve il tuo aiuto, spostati".

"Allyson, non ricominciare, la nostra discussione, non era finita, ho scelto il momento sbagliato per parlarti piccolina,lo faremo adesso, andiamo".

"Noi non faremo proprio niente," ribadì con veemenza, "ed il mio nome è Allyson, Allyson Stars, se vuoi rivolgerti a me ti conviene usarlo, anche se gradirei tu non lo facessi ed adesso con il tuo permesso, vorrei andarmene, mi aspettano a casa".

"Allyson non essere testarda, ascolta almeno quello che intendevo dire con quel discorso".

"Pensi che sia scema per caso? Pensi che non abbia un cervello per capire il senso delle parole? Mi spiace deluderti ma ho capito bene e le tue parole mi sono rimaste impresse nel cuore a caratteri indelebili".

"Ti conviene rincorrere le oche del campidoglio, faranno i salti di gioia quando sapranno che sei a disposizione sul libero mercato" continuò imperterrita.

"Smettila Allyson, adesso basta, non puoi permetterti di parlarmi in questo modo, non sono fatto di pietra, ti concedo il fatto che sei arrabbiata, ma non andare oltre...."

"Infatti , io ho finito, addio coccodrillo, torna nella tua palude amorosa, vedrai in poco tempo ti rifarai di questi mesi di forzata astinenza, avrai tante ragazze ai tuoi piedi che farai fatica a soddisfarle tutte".

Trascinando il suo zaino, uscì dall'aula e si diresse verso l'uscita.

Era ritornata la rana incazzata dei primi giorni ed era colpa mia, pensai di seguirla, ma poi desistetti da quell'idea, era meglio lasciar passare del tempo prima di riavvicinarla, adesso sarebbe servito solo a farla infuriare ancora di più. Arrivai al parcheggio e mentre mettevo in moto, scorsi la sua figura appesantita da quello zaino, zigzagare tra i pedoni che occupavano i marciapiedi della via principale di Burlington.

Stars & TouchWhere stories live. Discover now