XXXI

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Vittorio sospira tra i capelli di Marco, che è accoccolato contro il suo petto

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Vittorio sospira tra i capelli di Marco, che è accoccolato contro il suo petto. Probabilmente sta dormendo, ma lui non ci riesce proprio.

Stiracchia le gambe intorpidite sotto le coperte, poi torna ad intrecciarle con quelle dell'altro ragazzo.
"Aò, hai finito di muoverti?", sbotta scocciato, cogliendo di sorpresa Vittorio, il quale pensava che si fosse addormentato.

"C'ho sete, me vai a prenne 'n po' d'acqua?", chiede. Non riesce a dormire con la gola arida.
"Se vuoi te posso dà qualche altra cosa da bere", allude il ragazzo con non troppa convinzione. Probabilmente ha ancora le palpebre abbassate.

"Il pompino dopo, prima l'acqua, sto per morire", si lamenta. Scioglie la presa attorno al busto di Marco.

"Ma non ce puoi andà te?", chiede. Allunga il braccio sinistro e lo lascia cadere alla cieca. La sua mano va a finire in faccia a Vittorio, e dopo un momento di ricognizione, gli accarezza lievemente la guancia.

È proprio vero che a letto le persone cambiano.
Le dita di Marco sfiorano le labbra carnose dell'altro ragazzo, i polpastrelli indugiano sull'arco di Cupido.

"Sono nudo", si giustifica Vittorio. Continua ad avere sete.
"Pure io, che c'entra", osserva Marco, ma si è già alzato alla ricerca di un paio di mutande. Vittorio riesce a vedere nella penombra le sue gambe snelle ed il sedere sodo.

"Me devono fa santo, a stare con te", si lamenta, poi sparisce fuori dalla sua camera. Rientra poco dopo e lancia una bottiglietta piccola d'acqua al ragazzo che è sdraiato dentro al suo letto, poi chiude a chiave la porta.

Non si sa mai.

Sale in ginocchio sul materasso che si abbassa appena sotto il suo peso. Vittorio lo afferra per un braccio e lo fa sdraiare di nuovo affianco a sé.
"Te stai a dimenticà qualcosa", dice Marco. Vittorio alza gli occhi al cielo, ma nessuno può vederlo.
"Dai, domani, mo dormimo".
Marco sbuffa ma non ribatte, limitandosi ad appoggiare la testa sul cuscino alla stessa altezza del viso di Vittorio. Quest'ultimo allunga una mano e la appoggia sul suo fianco, avvicinandosi fino a far toccare i loro petti. Sente il respiro caldo dell'altro ragazzo, i loro nasi si sfiorano.

"Grazie", sussurra. Marco risponde dopo un po', tant'è che Vittorio pensa si sia addormentato.
"Di cosa?".

Sospira, adesso vorrebbe che non l'avesse sentito. Non è bravo a esternare i suoi sentimenti.

"Per oggi, per-sì, per avermi aiutato...e mo', perché riesci sempre a farmi smettere di pensare a-lo sai, a tutta 'sta merda", s'incespica con le sue stesse parole, non è particolarmente abile, ma Marco apprezza, eccome se apprezza. Il suo cuore fa una capriola. Gli sfiora il viso con i polpastrelli, toccando quella pelle liscia e calda. Vittorio sorride, rendendosi conto quanto la figura che assumono quotidianamente, quella da duro, da coatto, decade ogni volta che sono da soli, loro due e nessun altro attorno.

Sotto il cielo di RomaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora