4. Bruciamo insieme

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Eppure, quando me l'ero messo, qualche ora prima, non mi era sembrata così lunga quella dannata cerniera.

Volevo sentirmi sua, anche se il giorno dopo i sensi di colpa mi avrebbero mangiata viva.

Riuscì a liberarmi del vestito e lo lanciò in una parte indefinita della stanza. Poi toccò ai suoi pantaloni e senza aspettare troppo ci togliemmo anche l'intimo, ormai più che superfluo.

«È sbagliato quello che stiamo facendo...» dissi, in un attimo di lucidità.

«Sì, hai ragione. È sbagliatissimo...» sorrise e poggiò la fronte contro la mia.

Il suo corpo possente e abbastanza definito sovrastava il mio, piccolo e invaso da brividi.

Io, Aurora Morelli, mi trovavo in quell'assurda situazione con Salvatore Parisi, il mio acerrimo nemico.

La mia più grande dannazione.

Lo sentii sorridere sulle mie labbra e si posizionò sopra di me.

«Dimmi che mi desideri... dimmelo Aurora, dimmi che mi vuoi» sussurrò, con fermezza nella sua voce.

Mi aveva chiamata per nome. Quanto suonava bene il mio nome detto da lui. Avevo dimenticato come sembrasse il più bello del mondo quando usciva dalle sue labbra.

Di conseguenza, il briciolo di lucidità mentale che mi era rimasta svanì nel nulla.

Totò

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Totò.

Credetti di svenire quando dalle sue labbra uscirono quelle due semplici parole, che per me furono più importanti anche dell'aria.

«Ti voglio» disse, con una sicurezza che speravo di non essermi solo immaginato.

Dopo aver infilato un preservativo, che tenevo nel cassetto proprio accanto al letto, mi riavvicinai al suo orecchio, troppo bisognoso di sentirglielo dire ancora, ancora e ancora.

«Dillo ancora, ti prego» sussurrai e scatenai una reazione in lei, perché la sentii contrarsi sotto di me.

«Ti voglio, diamine, ti voglio più di quanto dovrei» disse con un tono di voce così seducente che sentii la pelle d'oca affiorarmi su entrambe le braccia.

Stamattina ero Totò, il ragazzo che veniva insultato di continuo da lei, così capace di inventare ogni giorno nuove cattiverie.

Adesso ero Totò, il ragazzo che voleva.

Era davvero lì, era mia; non era uno di quegli stramaledetti sogni che mi capitava sempre più spesso di fare.

Stavo davvero facendo l'amore con Aurora?

Sì, perché era quello che il mio corpo percepiva mentre si stringeva a me, mentre mi graffiava la schiena e mi baciava su tutto il viso.

Stavo andando a fuoco e Aurora stava bruciando insieme a me.

La Guerra tra di NoiWhere stories live. Discover now