Capitolo 20

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Un colpo, il silenzio rotto in una frazione di secondo da un semplice colpo, sembra banale, sembra innocuo, ma quel breve maledetto colpo sta per rompere, oltre che il silenzio, un respiro.

NAMJOON

Ordino alle ragazze di uscire fuori dal locale, dopodiché mi avvicino a Jackson a passo svelto, il bastardo è in fin di vita e, se avesse continuato a picchiarlo, sarebbe passato dalla parte del giusto a quella del torto.
-"È inutile, non serve sporcarsi le mani del suo sangue."
Si volta e mi guarda, ha un pugno carico a mezz'aria che, lentamente, abbassa, si alza in piedi e si pulisce le mani sporche di sangue sulla tuta.
-"È solo che..se qualcuno tocca Yume è finito."
-"Yume è al sicuro adesso. Su, andiamo anche noi."
Prima che muovessimo solo un passo, un colpo di pistola rimbomba all' interno del bar.
Mi volto verso Jackson.
Ha le labbra schiuse.
Gli occhi persi nei miei, le pupille dilatate.
È immobile, respira a fatica.
-"Jackson..?"
Dietro di lui, vicino alla porta dell' ufficio del capo, un uomo vestito in nero, ha il viso coperto da una maschera e un berretto, ha una pistola puntata nella nostra direzione.
CAZZO NO!
Jackson porta la testa all' indietro e cade su di me, perdendo l' equilibrio; la mia mano va a toccargli la schiena, da sopra il tessuto della canottiera sento una fessura che si è andata ad aprire al centro di essa, sangue caldo, appicicoso, continua ad uscire.
-"J...JACKSON NO!"
Lo spoglio della parte superiore della tuta, gli sfilo la canottiera e la uso per fermare il fiume di sangue.
-"Jackson, cazzo ti prego devi resistere, fallo per me e per Yume. Amico, resisti, ce la farai."
Si guarda intorno, respira con la bocca, il suo petto si alza e si abbassa a ritmo veloce e irregolare.
Non voglio perderlo, è l' unico vero amico che mi è sempre stato accanto sin da piccolo.
-"JACKSON?!?!??!"
L' eco della sua voce rimbomba nel locale, la voce della sua principessa.

YUME

Il ladro di prima esce con un sacco fuggendo via, subito ritorno dentro.
J..Jackson.
Per terra.
Sangue.
-"JACKSON?!!?!"
Namjoon è lì accanto a lui con un panno nero che preme sulla schiena del mio amico.
-"N..Nam.."
Ha la testa chinata verso il basso, piccole gocce d' acqua cadono sul pavimento; sposto leggermente la sua mano rigida dalla schiena di Jackson: è al centro, verso il cuore.
Prendo il telefono dalla tasca e digito velocemente il numero dell' ospedale quasi ordinando loro di arrivare il più presto possibile con un'ambulanza, il pianto mi sta spezzando sempre di più la voce, le mie lacrime bagnano la schiena di Jackson, sul punto in cui è stato colpito.
-"Yume..."
-"Jackson, ti aiuteranno. Ce la farai, quest' incubo finirà."
Ho paura, paura che la veggente, le sue parole chiare di quel 31 ottobre, alla fine, abbiano avuto la meglio, non voglio, è ancora troppo presto.
Non può andarsene, non possono portarmelo via.

Namjoon, io, Seoyeon e Mikyong siamo sedute in sala d' attesa nella speranza che qualcuno venga ad informarci sulle condizioni di Jackson, i suoi genitori saranno qui a momenti, ho dovuto affrontare anche la disperazione di sua madre al telefono, è stato impossibile mantenere la calma, colui che è stato un fratello maggiore per me è in pericolo di vita.
Un dottore viene verso di noi con una cartella in mano.
-"Voi siete i parenti di Jackson Wang?"
-"Siamo i suoi amici, i suoi genitori saranno qui a breve."
Rispondo asciugando le lacrime dalle guance.
-"Come temevamo, la traiettoria della pallottola l'ha portata a colpire il cuore del paziente fermandosi a metà, ha inoltre colpito il suo polmone destro provocando più danni."
Mi sta cadendo il mondo addosso, perché a lui? Non poteva lasciarmi morire al posto suo? Non potevano prendere me al suo posto?
-"Quante probabilità ha di sopravvivere?"
Domanda Namjoon.
-"Poche, pochissime. Un' operazione sarebbe un peso grande da sopportare per lui."
Un peso grande che non riesco a sopportare in questo momento è sapere che non potrebbe arrivare a domani e io, pur avendo percepito strane sensazioni, sono rimasta con le mani in mano a tormentarmi sul perché di tutto ciò, avrei dovuto salvarlo, ero io l' unica che poteva farlo.
I genitori di Jackson ci vengono incontro, Zhou mi abbraccia disperata, non posso vederla così, mi si spezza ancora di più il cuore: è sua madre, posso capirla, lei sta per perdere la gioia della sua vita, io il mio migliore amico.
Il dottore racconta loro la situazione e, compiendo uno sforzo secondo me sovraumano, un atto di coraggio più grande di qualsiasi altra cosa, hanno accettato la realtà, lasciando il loro amato figlio nelle mani di Dio.
Dio, considerato 'il salvatore', me lo sta per portare via anziché salvarlo con uno dei suoi tanti famosi miracoli.
-"P..possiamo salutarlo?"
Il dottore si sistema gli occhiali e sospira.
-"Non dovrei, ma vi do il permesso, è una situazione abbastanza tragica.
Prima i genitori e poi gli amici, uno alla volta."
Zhou e Ruiji entrano nella stanza di terapia intensiva, posso osservarli dalla lastra di vetro che mi separa da lui: gli prendono la mano attraversata dalla flebo, gli accarezzano il viso pallido, Jackson muove gli occhi, sorride, muove la bocca fermandosi a tratti.
Sua madre, terminato il tempo dato a disposizione, si avvicina al suo viso, lo bacia sulla fronte.
Da quando l'ho conosciuto lo ha sempre baciato sulla fronte, mi faceva ridere il modo in cui Jackson si opponeva a questa forma di affetto che sua madre gli riservava, ma adesso è come se non gli bastasse: lo bacia più volte sullo stesso punto, accarezzandogli poi la guancia, fino a scendere sul suo petto fasciato; suo padre gli lascia la mano che fino ad ora è stata cullata dalla sua.
-"Yume."
Mi giro e noto che sono già usciti dalla stanza.
-"Vuole te."
Annuisco ed entro dentro facendo un sospiro.
Appena i suoi occhi si spostano sulla mia figura un sorriso compare sul suo viso esausto.
-"Principessa ti prego non piangere per un poveraccio come me."
-"Stupido! Come pensi che io non possa piangere per te?!"
Inconsciamente gli tiro un pugno sulla solita spalla.
-"S..scusa."
-"È bello essere picchiati da te, mi sento in forma."
-"Come fai ad essere tranquillo?"
Resta in silenzio senza interrompere il nostro contatto visivo.
-"Non lo so. Non lo so neanche io, puoi prendermi per pazzo ma credo che il motivo sia tu. Anche in punto di morte riesco ad essere felice pensando a te, a noi, a questi nove anni di amicizia bellissimi. Sarà perché ripensando ai bei momenti passati insieme riesco a colmare il vuoto che mi sta mangiando l' anima.
Sono felice che tu sia con me adesso."
Mi avvicino e nascondo il viso nell' incavo del suo collo, ancora cosparso del suo profumo forte, bagnato dalle mie lacrime.
-"Non doveva finire così."
-"Alcune cose devono accadere e basta, non possono essere cancellate."
-"Da quando sei diventato saggio?"
-"Non lo sono mai stato, non lo dico per saggezza, lo dico perché è solamente la verità."
La sua mano scorre lenta sulla mia schiena, voglio sentire il suo tatto, almeno l' ultima volta.
-"Sai, mi sento uno schifo, non potrò più proteggerti fisicamente, non ti potrò più prendere in giro, non potrò più sedermi in modo barbaro sulla tua poltrona..non potrò fare più nulla, ma sappilo, non smetterò mai di guardarti mentre continuerai a vivere la tua vita, sii felice con Namjoon, è l' unico che resterà accanto a te al mio posto. Ci sarò sempre, anche se non potrai vedermi, non lo dico per saggezza, lo dico perché sarà così."
Perché deve farmi piangere? Perché deve essere tutto così difficile?
-"Il tempo è finito."
Mi annuncia un' infermiera.
Guardo Jackson.
-"Ti voglio bene, grazie per esserci sempre stato in questi nove anni, grazie per avermi fatto scoprire il tuo mondo fantastico, grazie per..per avermi fatta vivere. Grazie, migliore amico. Grazie, fratello maggiore."
-"Ci si rivede, principessa del mio cuore."

NAMJOON

Yume esce dalla stanza, ora sarebbe toccato a me sopportare le pene dell' inferno.
-"Ciao nanetto."
-"Come fai ad essere così spiritoso nel tuo stato?"
Sorride.
-"Anche Yume me lo ha domandato sai? Sinceramente non lo so neanche io. Ah, devo dire che sto abbastanza comodo su questo letto."
Dice sistemandosi il cuscino.
-"Che stronzo."
-"Che c'è? Prova tu stesso, è comodissimo!"
-"Sei rimasto ancora lo stesso vecchio Jackson, riesci a rendere divertente qualsiasi cosa."
-"Ne sono consapevole amico. Senti, dovrei chiederti un favore grande, davvero grande."
Lo incito a parlare, anche se ha difficoltà a farlo.
-"Proteggi Yume, amala, non lasciarla mai da sola, falla sentire una vera principessa, lei ha bisogno di te, me..me lo prometti?"
Le lacrime iniziano ad uscire, volevo che ci fosse anche lui con noi, lui ci aveva fatti conoscere, lui accomunava me a lei, lui mi ha aiutato a fare il primo passo, lui..lui muoveva la mia barca immaginaria sul fiume.
-"T...te lo..prometto."
-"Nam, te l'ho mai detto che non passavi inosservato mentre ti scaccolavi il naso?"
-"Sei un bastardo!"
Ridiamo entrambi, il suo timbro di voce è basso, troppo basso per lui che puntualmente urlava.
-"Nam, grazie per essere stato il mio compagno di viaggio."
-"Grazie a te, stupido. Ti voglio bene."
Quel maledetto turno è finito, mi alzo ma, prima che potessi uscire dalla stanza, la macchina che controlla i battiti di Jackson prende a suonare.
Una linea piatta.
I dottori che corrono verso di lui.
I minuti passano, passano troppo lentamente, ma sta accadendo troppo presto.
I frantumi del mio mondo andato in pezzi lacerano ogni singolo punto del mio cuore distrutto, le lacrime scendono come se fosse tutto normale.
Jackson se n'è andato.



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Buonasera, dopo questo accetto bestemmie, sedie lanciate appresso e roba varia.
Il momento di scrivere questo pezzo di storia è arrivato, sarebbe arrivato prima o poi ed è stato terribilmente difficile.
Spero vi piaccia❤❤❤❤❤

Dependence~ Kim NamjoonWhere stories live. Discover now