Capitolo 38

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Come Bashur aveva previsto, occorsero due giorni all'interno della Cella Risanatrice per risanare le ferite riportate da Sheeva. Quando si risvegliò era debole e non riusciva a reggersi in piedi, ma il Signore la costrinse a bere due litri di sangue e a mangiare una quantità abbondante di carne d'animale prelevata dalla dispensa. Conoscendola bene, sapeva che avrebbe preferito sangue e carne umani, ma non intendeva accontentarla e d'altronde lei accettò il cibo che le veniva offerto senza esitazione alcuna.

Appena vide che era in grado di concentrarsi le spiegò che cosa era accaduto e il grande rischio corso con le sue azioni. Lei confessò di aver fatto ricorso ai Riti Oscuri di Evocazione insegnategli dalla Cacciatrice Lilith per superare la Chiave di Forza e liberare il Distruttore dal Sarcofago. Il Signore rimase sbalordito dall'audacia e capacità dimostrate; era riuscita a fare qualcosa che solo un Demone profondamente addestrato nei Riti Esoterici, come Baal o Lilith, avrebbe potuto fare senza correre rischi.

"Hai fatto qualcosa di incredibilmente difficile". Le fece notare mentre erano seduti uno di fronte all'altro nella sala. L'ammirazione che provò in quel momento non era però sufficiente a fargli dimenticare il pericolo che lei aveva corso.

"Si, anche se ci ho quasi rimesso la pelle". Osservò la neo Demone con orgoglio.

"E come speravi di imporgli di nuovo il Vincolo?"

"Tu lo hai fatto, e non eri in condizioni molto migliori delle mie. Potevo farcela anch'io - Mormorò lei con sguardo fiero - Lo avrei domato in un modo o in un'altro".

"Il Distruttore avrebbe potuto uccidervi tutti - La rimproverò - Forse avresti avuto qualche possibilità in condizioni normali. Ferita com'eri, ti avrebbe aggredita. E tu non sei un Guerriero". Il tono della voce del Signore era tornato ad essere quello gelido e letale che lei conosceva bene.

"Avevo Androicus con me. Mi avrebbe difesa". Insisté lei ostinata.

"Androicus è molto forte, ma non è ancora un Demone, né tantomeno un Guerriero. In un duello fra Combattenti nell'Arena probabilmente lo sconfiggerebbe, ma qui era diverso. Non sarebbe bastato, avrebbe dovuto sottometterlo e non ce l'avrebbe fatta. E senza la sottomissione una creatura come il Distruttore rimane estremamente pericolosa".

"Avresti preferito che fosse il Paladino ad ucciderci?" Lei sostenne con determinazione la forza magnetica degli occhi dorati del Maestro.

Era stupito dall'impudenza e dal coraggio con cui gli teneva testa, contestando le sue parole ad una ad una. Non lo considerava un atto di insubordinazione, tutt'altro. Lei era sempre stata una creatura indomabile, aliena ad ogni forma di assuefazione ad abitudini e scelte ritenute conformi al vivere civile. In questo erano del tutto simili. Tuttavia doveva imparare che con l'Ascensione aveva acquisito diritti e doveri. Non voleva che cambiasse del tutto, voleva solo che smettesse di agire impulsivamente.

"Una delle cose che distinguono noi Demoni dagli Spiriti è la capacità di renderci conto delle conseguenze dei nostri comportamenti – Le ricordò – Questo è il primo passo dell'evoluzione; abbandoniamo i comportamenti puramente istintivi e ne adottiamo di maggiormente razionali. Così facendo, è possibile rendersi conto che ogni azione determina una reazione, e quando agiamo dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze che provochiamo. Ora che sei un Demone non ti è più permesso seguire le emozioni del momento".

"Non credo di avere agito d'istinto nell'evocare il Distruttore. Sapevo i rischi che stavo correndo e non trovavo una via d'uscita alla situazione". Si difese Sheeva con una punta di irritazione.

"Ti avevo ordinato di portare il Prescelto nei livelli sotterranei e di attendere il mio ritorno. Non dovevi fare altro".

"E lasciare che intrusi si aggirassero nel Rifugio?"

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