Capitolo ventitré.

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Capitolo ventitré.


Io e Travis abbiamo parlato per quasi un'ora, fino a quando a un tratto non mi ha presa e mi ha baciata. Ho ricambiato, mi son detta: "Ma sì, vedi che effetto ti fa", e quando ci siamo staccati mi sono resa conto di non aver provato nulla, zero. Ne sono rimasta stupita; insomma, fino a poco tempo fa mi facevano un tale effetto i suoi baci. È così strano pensare che le cose possano cambiare in così poco tempo.

Adesso sono dieci minuti che nessuno dei due apre bocca e sto considerando di confessargli ciò che ho iniziato a provare per Jonathan. In realtà da una parte non vorrei farlo, per non ferirlo, ma dall'altra so che se non glielo dicessi finirei per ferirlo il doppio.

Così mi decido. Gli predo il viso tra le mani e lo costringo a guardarmi negli occhi.

È così bello, così dolce, e merita una ragazza che lo ami come io non sono in grado di fare.
I suoi occhi celesti mi scrutano e ripenso a quando annunciai a Jon di aver trovato il mio Eric. Quanto mi sono sbagliata.

«Trav...» Inizio «Ho bisogno di dirti una cosa.»

«Cosa?»

Non ho il tempo di replicare perché la porta si apre e la dottoressa Phillips e Jensen fanno il loro rientro. All'improvviso mi sento così incazzata che cammino a passo spedito verso di loro e quando gli arrivo di fronte li vedo arretrare. Scoppio a ridere, hanno paura di me. Stringo i pugni, mentre con lo sguardo li esamino entrambi.

Jensen sembra calmo, ma in realtà sta sudando come un maiale, mentre la Phillips ha uno sguardo terrorizzato. Non fa nemmeno nulla per nasconderlo, che stupida.

«Tu!» Punto il dito verso Jensen «Come hai osato alzare anche solo un dito su Travis!»

«Non credo siano affari tuoi, signorina
«Ti sbagli! Travis è affar mio!» Faccio un altro passo verso di lui, ma questa volta non si muove. 

«Se provi anche solo a torcergli un altro capello, giuro che non risponderò più di me!»

«Amaya, sta calma. Va tutto bene.» Travis mi si affianca e mi poggia una mano sul braccio.
«No, non va tutto bene, Travis! Guarda cosa ti ha fatto!» Indico il suo viso. Sto urlando.

«Stupido ragazzino, perché glielo hai detto?» Ringhia Jensen, guardandolo. Poi prende a camminare verso di lui, ma lo afferro per un braccio.

«Dove credi di andare?» Gli sferro un pugno sullo zigomo. L'uomo si porta una mano alla faccia e si volta a guardarmi con ferocia.

Lo vedo estrarre la pistola dal retro dei pantaloni, ma con un calcio la faccio scivolare a qualche metro di distanza. Non ci vedo più dalla rabbia e in un attimo gli salto addosso, gettandolo al tappeto e tempestandolo di pugni. In risposta cerca di afferrarmi le braccia, ma con scarso risultato. Seppur sia molto più robusto di me, capisco che non sa difendersi né combattere, forse sa solo sparare, ma anche riguardo a questo ho i miei dubbi. Lui è uno di quegli uomini che resta a guardare, mentre gli altri fanno il lavoro sporco al posto suo. Mi fa un tale schifo.

All'improvviso odo qualcuno chiamarmi e mi volto nella direzione in cui stava Travis qualche minuto fa. La Phillips è riuscita a prendere la pistola prima di lui e gliela sta puntando alla tempia. Mi fermo all'istante.

«Lascialo stare o gli sparo!» Urla la donna.

«Non lo faresti mai, è il figlio del tuo capo.» Ribatto con voce ferma.
«Ne sei tanto sicura? Vuoi mettermi alla prova?»

Nightmare. [COMPLETA]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu