Capitolo ventidue.

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Capitolo ventidue.


Riapro gli occhi lentamente, per potermi abituare alla luce che invade quella che sembra essere una stanza. Mi sento la testa pesante e devo chiudere e riaprire gli occhi un paio di volte per riuscire a vederci qualcosa. Le pareti sono completamente bianche, come le luci e la porta, che si distingue solo grazie alla maniglia grigia. La stanza è completamente vuota, a parte la sedia posta al centro sulla quale sono seduta e legata.

Provo a dimenarmi, ma più lo faccio e più la corda si stringe, provocandomi dolore. Mi domando dove sia finita e i ricordi mi assalgono la mente: io, Thomas e miei amici in macchina, che ci dirigiamo verso Indianapolis. L'auto davanti a noi, la quale andiamo a controllare per assicurarci che non vi sia nessuno all'interno; gli incurabili sulla montagna che ci attaccano, uno di loro che prende Thomas in ostaggio, Jensen che mi obbliga ad andare con lui per salvare la vita ai miei amici e per ultimo gli sguardi fra me e Jonathan, e il modo in cui ho cercato di fissarmi nella mente tutti i più piccoli dettagli che lo riguardassero.

Una volta in macchina, rammento di aver scoperto anche la presenza della Phillips, seduta accanto a me. Questa poi, qualche istante dopo mi ha iniettato una siringa nel collo, che mi ha subito stordita. Ho pensato di star per morire, ma a quanto pare mi ha solo addormentata, sicuramente per non farmi scoprire dove ci stavamo dirigendo. Seppur la mia sia una situazione disastrosa, mi viene da ridere. Non so davvero perché, forse sto iniziando a impazzire.

La porta davanti a me si apre con un sonoro "clic" e Jensen e la dottoressa Phillips ne fanno capolino due secondi dopo. Sono vestiti sempre allo stesso modo: lui in modo elegante e lei con il suo camice bianco. Vorrei prenderli talmente a botte da renderli irriconoscibili.

Mi si posizionano entrambi di fronte, anche se a debita distanza, come se avessero paura che potessi attaccarli da un momento all'altro.

A un tratto medito su una cosa che mi fa gelare il sangue nelle vene; una domanda che fino a ora dovevo ancora pormi: e se mi avessero trasformata in un incurabile? Eppure io mi sento esattamente la stessa. Non più forte, solo ferocemente arrabbiata. Possibile che...?

«Finalmente ti sei svegliata. Hai dormito qualche ora.» Mi comunica la Phillips.

«Cosa mi avete iniettato nel collo? Cosa c'era in quella siringa?» Le chiedo, con voce ferma.
«Niente di che, solo un anestetizzante. Non preoccuparti, non abbiamo intenzione di trasformarti in uno di loro, sei troppo preziosa.» Sorride.

«Cosa volete da me?» Sbotto, eppure in parte mi sento sollevata.

«Amaya, credo che in fondo tu lo sappia già. Hai già capito tutto, non è vero? Prima che i miei piccoli andassero a prelevare tua madre e tutti gli altri, ho fatto installare dei microfoni in casa tua. Sapevo che dopo essere scappati, per colpa di mio figlio,» Mi viene un nodo alla gola quando Jensen pronuncia le ultime parole. Per colpa di Travis, intende. Mi chiedo dove sia adesso, se sta bene, se mi pensa. «Sareste andati subito a Brooklyn, a casa tua. Dovevo conoscere le vostre intenzioni e non appena siete arrivati e ho ascoltato le vostre conversazioni e tutto il tuo discorso, ho pensato che tu e Jonathan foste davvero intelligenti. Alcuni di loro si sono davvero ribellati e ho bisogno che voi li uccidiate per noi, per salvare il nostro pianeta. All'inizio mi sono maledetto per aver lasciato che non prendessero tuo fratello, ma poi il piano di catturarlo per far sì che tu venissi via con me è stato brillante e adesso sono felice di averlo lasciato lì quel giorno.»

«Noi non ti aiuteremo mai! Mai! Anzi, prima uccideremo tutti loro e poi penserò personalmente io a voi due!» Gli urlo contro «Siete disgustosi! Sacrificare dei ragazzi perché voi avete troppa paura di morire!»

Nightmare. [COMPLETA]Where stories live. Discover now