Diciotto

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Harry era un disastro quando si alzò solo un po' più di un'ora dopo. Non si ricordava il perchè o come si fosse addormentato all'inizio, poi quando vide il suo naso rosso riflettere nello specchio, gli ritornò in mente cosa fosse successo.

Si era incazzato con se stesso. Non voleva dire a Louis di andarsene. Voleva che il ragazzo più grande lo abbracciasse e che gli dicesse che andava tutto bene. Ma non ci era riuscito. Le voci erano demoni esigenti e persuasori che sorpassano sempre la sua opinione nella situazione. Specialmente da quel momento, non stava prendendo le sue medicine da quando si trovava lì, non ne era stato capace.

Voleva chiamare sua madre, per farsi portare via dal posto di cui lui era ostaggio. Odiava gli ospedali. Disprezzava tutto degli ospedali. Ogni dove lui guardava c'era del bianco, del nero e un abuso di laghi sorrisi nelle facce delle infermiere, e si chiedeva come le loro labbra non fossero cadute a forza di sorridere così tanto.

E l'odore delle sostanze chimiche e medicine. Era come un orrendo tanfo che non poteva togliere da sotto il naso. Tuttavia la ragione principale per cui Harry idiava gli ospedali erano i motivi per cui le persone fossero lì. Ogni singola ragione per cui una persona si trovi all'ospedale è brutta e orribile. A volte è un osso rotto, o bruciature e tagli, o punti di sutura e operazioni perchè c'è qualcosa che non va. O a volte è morte, o anche nascita, perché anche se la nascita porta al mondo un essere umano, fa provare dolore alla donna durante il parto. E a Harry non piaceva il dolore. Ne aveva avuto abbastanza. Ne era stufo.

O a volte, solo a volte è perchè hai dei demoni nella tua testa che ti dicono di morire di fame, tagliare la tua pelle, o per la presenza di ragazzi che ti picchiano perché sei gay. Che era la perfetta descrizione della ragione per cui Harry si trovava in ospedale.

Anche con questi pensieri, anche sapendo che fosse una delle ragioni per la quale lui non stesse bene, i polsi di Harry prusero. Prusero e punsero. Ed erano bloccati dalla stretta benda che la dottoressa aveva messo con sicurezza attorno ai suoi tagli. Ma la voleva stracciare, e grattare i suoi tagli, premervi sopra finchè non si aprissero e sanguinassero. Tutto perché si era ricordato cosa aveva pensato quando si era trascinato nel bagno della scuola quel giorno in cui svenne ed era stato portato qui. Si ricordò che si disse di meritarsi le botte, e che si sarebbe punito dopo essere tornato a casa. In più, questo era quello che gli dicevano di fare le voci. Era quello che volevano.

Provò ad ignorare l'emozione, e diede un colpetto alla sua gamba invece, creando una melodia a caso contro la sua coscia. Tuttavia si fermò dopo un minuto, fissando la grandezza delle sue cosce. Erano enormi. Almeno lui lo pensava. Quando guardava le sue cosce, o qualsiasi altra parte del suo corpo, vedeva quel grasso invisibile, che non aveva, esporsi.

"Louis," sussurrò sotto il suo respiro, così piano che né l'infermiera né sua madre, che erano nella stanza, lo sentirono.

Harry voleva Louis. Sapeva che gli aveva detto di andare via e di non tornare, ma non lo intendeva veramente. Al tempo stesso diceva che stava pensando onestamente "non mi lasciare" e "resta qui". Era solo troppo debole per fare qualsiasi cosa tranne ciò che le voci gli dicevano.

"Mamma," disse, un po' più alto di prima. Lei alzò lo sguardo, sorridendo leggermente.

"Come ti senti, amore?" chiese, sedendosi vicino a lui e passando dolcemente una mano fra i morbidi ricci di suo figlio.

"D-dov'è Louis?" mormorò, non volendo. Era solo uscito così.

La mamma di Harry deglutì, e alzò il suo dito, mimando di aspettare mentre usciva fuori dalla stanza. Poteva sentire un paio di voci, una che riconosceva fosse di sua madre, e una che immediatamente riconobbe come quella di Louis nel momento in cui entrò nella stanza, sorridendo tristemente. Louis si sedette, e appena Anne e l'infermiera uscirono, gli occhi di Harry si riempirono di lacrime. "Scusa," gli disse, mordendosi il labbro.

"No Harry, non ti scusare, non è colpa tua," Louis tubò, alzandosi dalla sedia di plastica e sprofondando dolcemente accanto a Harry, avvolgendo le braccia attorno al ragazzo più giovane. Harry si coccolò nelle braccia di Louis, lasciando scappare qualche altra lacrima prima che Louis le mandasse via, con una mano a coppa sulla guancia calda di Harry. Si guardarono, respirando irregolarmente e gli sguardi che sfarfallavano dalle labbra agli occhi e viceversa.

"Posso...... baciarti?" Louis chiese, con gli occhi incollati sulle labbra carnose e scure di Harry.

Harry non rispose. Annuì solamente prima che il ragazzo più grande intrecciasse insieme le loro labbra. Harry ricambiò immediatamente, muovendo le sue labbra lentamente contro quelle di Louis. E nonostante Harry fosse tipo un piccolo agnello impaurito per la maggior parte del tempo, i suoi nervi svanirono per l'intero tempo, appena allungò la mano tremolante in avanti per appoggiarla nella nuca di Louis, tirandolo più vicino. Louis sorrise, continuando a baciare Harry dolcemente, premendo baci delicati sulle soffici labbra davanti a sè.

Harry sogghignò, baciando Louis un'altra volta prima di staccarsi. Louis sorrise, passando il suo pollice fluidamente sulla fossetta che era piegata nella guancia di Harry. Pensò, wow, perché per lui Harry era la cosa più dolce quando era felice.

"C-cosa?" Harry chiese timidamente, le sue guance diventarono di un rosso acceso. La faccia di Louis divenne assente, e piegò la sua testa quando realizzò di averlo detto ad alta voce.

"Oh, uhm I uh, dicevo che tu sei carino," mormorò, sentendosi leggermente imbarazzato.

Harry , d'altra parte, non era d'accordo, ma lasciò che Louis avesse il suo momento in ogni modo. Preferì cambiare argomento. "Mi fanno uscire domani," disse a Louis, "ma non posso tornare a scuola fino alla prossima settimana," alzó le spalle, mordendosi il labbro. E improvvisamente Louis sospirò, ricordandosi della scuola. Era stato sospeso per due giorni, quindi non doveva andare a scuola fino a lunedì, e questo spiegava perché fosse con Harry. Ma si ricordò anche perché era stato sospeso.

"So, che è stato uh Sam, a picchiarti," Louis parlò dolcemente, cercando nella faccia di Harry un segno di tristezza, sconforto, o qualcosa che non fosse okay. Tuttavia Harry guardò solo in basso, fissando la coperta bianca. Fissò la cucitura del materiale fine, non ricambiando lo sguardo al ragazzo dallo sguardo curioso.

Louis continuò, "I-io uhm, gli ho tirato un cazzotto," gli disse. La testa di Harry si alzò di colpo, i suoi occhi larghi e curiosi mentre Louis continuava, "Ero incazzato e sapevo che fosse l'unico che avrebbe potuto farlo da solo senza Zayn. Gli altri ragazzi con cui escono, non lo avrebbero mai fatto. E-e io , i-io mi sono così incazzato che non potevo accettare che fuggisse, quindi , lo sai, l'ho colpito," disse timidamente, non gli piaceva il broncio nella faccia del più piccolo.

"Perché?"

"Cosa intendi? Perché cosa?"

"Perché l'hai colpito?" Harry spiegò, "Mi fanno del male quasi tutti i giorni. Mi viene fatto del male tutti i giorni, 24 ore su 24, sia mentalmente che fisicamente. Lo disprezzo e lo odio assolutamente. Non mi piace fare male. Quindi, non me ne frega se mi picchia, non voglio vedere gli altri soffrire, so cosa si prova," si fermò, "Solo, non fare più male a nessuno," Harry disse risolutamente, guardando in basso.

Louis si sentì uno schifo, e mordendo il labbro, "Scusa," mormorò, "Io, volevo solo proteggerti. Gli ho detto di non infastidirti e.." tagliò corto, ma Harry annuì.

"Grazie," disse, le sue labbra cambiarono in un piccolo sorriso, e rimase in silenzio per un minuto, pensando a Louis. E poi sorrise lentamente, "Mi proteggerai?"

Louis sorrise fieramente, annuendo, "Certo che lo farò! Sempre."

per voi . grazie per tutto il sostegno! non avrei mai pensato che una traduzione ricevesse così tanto successo in così poco tempo, poi. grazie mille !!

scars ❃ larry || italian translationDonde viven las historias. Descúbrelo ahora