Due

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"Non so cosa fare, Robin," sua madre borbottò, affondando nell'abbraccio di suo marito.

"Ho già gettato i rasoi nel gabinetto e nascosto i coltelli e cose così. Non c'è molto da fare a meno che tu pensi che lui abbia bisogno di una terapia," Robin le disse, accarezzando dolcemente il suo braccio. Ma lei scosse la testa.

"No, niente terapia. Non accetterebbe mai. Non lo aiuterebbe e lui farebbe in modo che non aiuti," lei sospirò.

"E' quello che pensavo. Andiamo, terrò io un occhio su di lui, ma tu adesso devi andare a lavoro," disse a sua moglie, e lei annuì, prendendo la sua borsa. Diede un'ultima occhiata a suo figlio dormiente prima di uscire di casa. Harry aveva fatto finta di dormire solo per non far agitare sua madre.

Harry raggiunse il piano di sopra, accendendo la sua lampada in uno, due, tre volte così è più alta. Strizzò gli occhi alla luce, stropicciando entrambi gli occhi, e scese dal suo letto, mettendosi l'outfit che sua madre dovrebbe aver messo alla fine del suo letto la notte prima. Scivolò dentro i suoi jeans neri e il maglione rosso scuro, etichettato con il nome del vecchio college di sua sorella. Manchester University. Premette i suoi piedi dentro le sue vecchie Converse bianche, che sua madre aveva pulito con gratitudine il weekend precedente, facendo una smorfia alla grandezza dei suoi piedi.

Provò a domare i suoi ricci e sospirò, scendendo le scale, contando ogni scalino e saltando l'ultimo, come faceva ogni giorno. Girovagò in cucina, cercando di non guardare Robin dopo aver sentito la conversazione dei suoi genitori, ma Robin ovviamente non ha ricevuto il messaggio. "Cosa fai sveglio così presto? Non pensavo che andassi a scuola oggi," Robin lo salutò, gettandogli una barretta per colazione. Harry la fece quasi cadere, prendendola con le maniche, non volendo toccare l'involucro di plastica unta, e fissò suo patrigno con aria confusa.

"V-voglio a-andarci, mi piace la s-scuola," mentì, puntando il suo sguardo verso il basso. In tutta onestà non voleva neanche uscire di casa. Ma doveva. Non poteva stare a casa con suo patrigno, sapendo che l'uomo sapeva cosa aveva fatto.

"Oh, okay. Beh, prendi le tue cose e ti accompagno," Harry fece come gli fu detto e raccolse il suo zaino vuoto, "Mangia un po'," Robin indicò la barretta, e Harry la aprì con cautela mentre Robin andò a cercare le sue chiavi e lasciò la stanza. Quello fu quando Harry fece cadere velocemente la barretta intatta nel cestino, disgustato.

Bravo ragazzo, quella ti avrebbe fatto diventare più grasso di quanto sei già.

Harry deglutì, sentendo la voce, e seguì suo patrigno fuori fino alla macchina, chiudendo la porta prima di mettersi nel sedile del passeggero. Il tragitto sembrò lungo, sedendo in un silenzio scomodo. Harry non era mai stato così intimo con suo patrigno. Ma quando finalmente arrivarono, Harry scese dalla macchina, entrando a scuola velocemente.

Suo padre non sapeva che Harry non aveva ancora visitato la nuova scuola, e suppose che lo sapesse a modo suo. Sua madre pensava di andare con lui per aiutarlo a stabilirsi e assicurarsi che la segretaria avesse qualcuno che potesse fargli fare un giro. Quello non successe, in ogni caso, siccome lei pensava che lui rimanesse a casa. E in realtà Harry non sapeva nemmeno dove fosse la presidenza fino a che non vagabondò per i corridoi per qualche minuto. Ma non voleva dire niente a suo patrigno.

❁❁❁❁

"Sei sicuro che stai bene? Ti serve qualcuno che ti porti in giro?" la segretaria chiese a Harry dopo avergli dato il suo orario. Ma lui scosse la testa, e gli lasciò un sorriso gentile prima che lui lasciasse la stanza, entrando nel mare di studenti. E' stato dentro al soffocante e piccolo ufficio per almeno tre ore, perché era già l'ora di pranzo per lui nel momento in cui uscì. E non ancora non sapeva dove si trovasse il suo armadietto.

Aveva gironzolato alla ricerca, e per quindici minuti andò vagante finché non trovò l'armadietto 4228. Ci mise i numeri, giocherellando con la manopola così da far casino due volte prima di riuscire a mettere il numero giusto. Sospirò, riempiendolo con le sue robe, ma tenendo il suo libro e telefono con sé.Mantenne la testa bassa mentre camminava, evitando contatti visivi con tutti, e continuò la ricerca per la biblioteca.

Stava pensando a così tante cose, come stava Liam senza di lui, o quanto sua madre si stesse probabilmente preoccupando, come sempre, e anche cosa gli sconosciuti che gironzolavano per i corridoi pensavano di lui.Infatti, era così preso dai suoi pensieri, che non notò un ragazzo che stava camminando verso di lui, e gli andò addosso.Inciampò all'indietro, cadendo di culo, e sussultò, alzando lo sguardo con un po' di paura nei suoi occhi. Perché l'unica volta che ebbe un contatto con le persone era con Liam, la sua famiglia, o il suo bullo, Marcus, che trovava ogni ragione per picchiarlo."Mi dispiace, scusa, scusa," ripeté, allontanandosi dallo studente. E alzò lo sguardo, i suoi occhi strabuzzarono alla vista del ragazzo da skinny neri e canotta sotto la giacca di jeans."Hey, è tutto okay," ridacchiò, cercando la sua mano. Ma Harry la evitò, alzandosi da solo. "Senti, sembravi un po' confuso quando ti ho visto prima, e ho capito che sei nuovo," il ragazzo disse, e Harry fu sorpreso che lui lo aveva notato prima. "Sembri perso anche ora. Ti serve qualche indicazione?" chiese. Harry strinse il suo libro più forte per la paura, e scosse la testa, mordendosi il labbro. Il ragazzo annuì, "Okay, be', non avere paura a chiederlo se hai bisogno," sorrise, e diede una pacca nella spalla di Harry. Trasalì al contatto, ma continuò a camminare.Non appena Harry alzò di nuovo lo sguardo notò due nuovi ragazzi camminare accanto a lui. Ma non erano più al suo lato quando uno di loro improvvisamente lo spintonò di lato, contro il muro.

Harry strillò, le lacrime si stavano costruendo dentro di lui."Quindi, Sam, cosa pensi che dovremmo fare con questo novellino, mh?" chiese il ragazzo con un sogghigno, capelli scuri, e occhi scuri, facendolo sembrare ancora più minaccioso. "Ti ho riconosciuto subito, Styles. Il mio amico Marcus della vecchia scuola ci ha detto di te. Ci ha detto che dobbiamo prenderci cura di te," sogghignò sembrando divertito."Non pensi che dovremmo dargli il benvenuto a scuola, mh, Zayn?" l'altro ragazzo alzò le spalle facendo un sorrisetto.

Lascia che ti facciano male

E' per il tuo bene

Te lo meriti

Harry provò a non ascoltare le voci nella sua testa, ma fallì. Notò come fosse molto più basso quel ragazzo rispetto a lui, ma Harry non riusciva a tirar fuori il coraggio per far qualcosa. Perché pensava che le voci avessero ragione. Loro hanno sempre ragione.

Il ragazzo corvino fece un sorrisetto, e alzò le spalle tirando un pugno facile alla pancia di Harry, facendolo grugnire e piegare, stringendosi lo stomaco. Sentì una forte e pungente sensazione alla guancia, e sapeva che era stato schiaffeggiato. "Alzati!" ringhiò.

"P-perfavore, s-smettetela," Harry pregò, le lacrime si stavano formando. Il ragazzo prese il suo braccio, facendo fare a Harry una smorfia, e la sua manica scivolò dal suo braccio, facendo vedere i suoi segni.

I ragazzi guardarono il suo braccio nervosamente, vedendo tutti i suoi segni, mentre Harry lasciava che le lacrime scendessero. "Scherzo della natura," il ragazzo più basso disse dopo un po', e tirò un pugno facile alla mascella di Harry. La forza del pugno lo spinse contro gli armadietti, e crollò a terra.

Scherzo della natura

Mutante

Frocio

Finocchio

Questo è quello che sei Harry, sei vomitevole, e ora piangi come lo stupido bambino che sei.

Harry grugnì, tenendo le sue orecchie per bloccare le voci nella sua testa. Non pensava che qualcuno avesse visto cosa fosse appena successo, ma sfortunatamente per lui, uno sì.

scars ❃ larry || italian translationWhere stories live. Discover now