-Capitolo 23-

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Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale (che tra parentesi adoro)...

Buon giovedì...

E tu, nel tuo dolor solo e pensoso,
ricercherai la madre,
e in queste braccia asconderai la faccia;
nel sen che mai non cangia avrai riposo.
(Giuseppe Giusti)

Dodici anni prima...

Tom

Una volta rimasto solo, dopo quello che è accaduto, mi getto pesantemente sul letto puntando lo sguardo al soffito.

"Cosa hai fatto Tom!" un sussurro proveniente dalla mia anima, mi ammonisce, riesco persino a vederla la mia coscienza, braccia incrociate sguardo accusatorio.

"Non ero in me" -rispondo mentalmente- "non ero in me", mi giro sul lato ed eccolo il richiamo delle peonie, il diario giace in terra inerme testimone della scelleratezza del mio gesto, anch'esso mi guarda con disprezzo.

Mi metto seduto, e continuando a contemplare l'oggetto custode delle memorie di mia madre, mi ritrovo combattuto tra l'indecisione di afferrarlo e la consapevolezza di non essere più degno di leggerlo.

Vince la prima, un po' per acquietare il senso di colpa e un po' per imbonire mia madre che, senza ombra di dubbio, non è fiera di me.
Mi appropinquo lesto quando nell'abbassarmi per prenderlo, vedo dei piedi femminili sporchi di sangue rappreso e fango: la visione mi raggela seduta stante.

Rimango in quella posizione per non so quanto tempo, ginocchio destro poggiato al pavimento freddo, gamba destra flessa e capo chino.

Come se mi stessi genuflettendo al cospetto di un effigie, l'ossequio non volutamente eseguito, quand'ecco che una mano ossuta comincia a blandire dolcemente la mia chioma.

Mi si accappona la pelle, per quel soave contatto, l'essenza delle peonie m'investe con violenza, quella mano, ne avverto ogni falange, ogni nervo e ogni vena afferrarmi la nuca in una dolce morsa.

<<Tom, caro, che cosa hai fatto?>>, perpetua la voce come una cantilena stonata ed io rimango immobile e attonito: <<Mamma, non volevo, perdonami>> gli occhi pungolano per la rugiada- chiede prepotentemente di essere liberata- tremulo perché la mia coscienza mi sta riscuotendo dall'oscenità dell'atto commesso.

Allora entrambe le sue mani si agganciano alla radice degli arti superiori in corrispondenza della zona ascellare, mi tira con forza verso l'alto e contemporaneamente mi sento meglio.

Mi pone all'altezza del suo sguardo, gli occhi sono neri hanno perso il bagliore ceruleo che conosco a menadito, sono corvini finanche nella zona della sclera, passando in rassegna i dettagli del suo volto mi rendo conto che è scarno di tonalità grigiastra e le labbra crettate:
<<Mamma, sei tu?>>.

Ho il forte dubbio dato l'aspetto tetro che mi si palesa, eppure il profumo e la voce appartengono a lei, ho la conferma della sua identità quando inzia a intonare la nenia di quando ero bambino:
...Dormi, dormi caro Tom
Dormi, dormi sul mio cuore
Dolci sonni mio tesoro
Che la notte vola via...

Accompagna la cantilena cullandomi sul suo cuore e io avverto la leggerezza e l'amore legate a quel gesto, mi sento improvvisamente serafico quasi come se con quel movimento dondolatorio stesse estirpando le radici malate arpionate al discernimento.

D'un tratto un sussurro, come un segreto mi rivela all'orecchio:<<Tom, leggi il diario!>>, calamitata la mia attenzione volge verso quest'ultimo che, misteriosamente aperto, mi effonde la sua grafia ordinatamente impressa su quelle pagine ma data la lontananza non ne riesco a leggere i particolari.

Un bacio sulla fronte, nuovamente il profumo di peonie abbraccia la mia essenza, direziono lo sguardo che, seppur mi rimandi mia madre come in procinto alla decomposizione, mi riempe d'amore materno.

Una carezza sulle gote che, sebbene le mani siano scheletriche, mi riscaldano il cuore.

Un sorriso che, nonostante le crepe, mi rimembra quante volte quelle labbra mi hanno sorriso di gioia, di speranza e di complicità.

Chiudo gli occhi cullato da quelle braccia ossute, mi ridesto poco dopo in terra, in posizione fetale, il cuore scalpita come se mi stessi svegliando e non avessi la percezione del tempo e del giorno.

Mi avvicino gattonando verso l'oggetto abbrancandolo, giunto in prossimità della vista inizio a leggere...

10 marzo 1988
Carissimo confidente,
La rugiada scende impetuosa, sono scombussolata e orripilata da ciò che è appena successo.
Posso scriverti perché l'uomo che ho sposato dorme, il puzzo di alcol mi ha infestato i sensi e il corpo, Phil ha appena abusato di me con la forza ed io troppo debole non ho saputo tener testa a quella forza brutale. Tom fortunatamente dormiva al piano di sopra e, sebbene abbia urlato disperatamente, non si è svegliato.
Phil è rincasato tardi stasera e mentre io ero intenta a sistemare le stoviglie in cucina, lui si è avvicinato a me in evidente stato ebbro.
È diverso tempo che noto in lui questa abitudine anche se inizialmente la addebitavo allo stress da lavoro, i suoi turni in ospedale sono estenuanti così come il carico di responsabilità, ma stavolta è andato oltre.
Dapprima, quando era in questo stato pietoso, soleva lanciarmi insulti e denigrazioni come:" sei una nullità" oppure "sei una pessima moglie" fino ad arrivare a epiteti pesanti.
Avevo vergogna a scrivertene, mi sentivo in uno stato di colpa ingiustificato, so che non mi avresti giudicato anzi, mi avresti dato il consolo di cui necessitavo. Sola nella solitudine di questa enorme casa, mi rifugiavo nel primo posto utile per rompere gli argini della mia inquietudine, sto accarezzando sempre più l'idea di togliermi la vita ancor di più adesso.
Tornando a oggi, mentre accampavo scuse su scuse per distrarlo dal modo che era solito adottare, non avevo avvertito la sua presenza alle mie spalle fin quando non mi sono trovata in una morsa tra il ripiano della cucina e il suo corpo, ha preso a tastarmi violentemente e non appena ho opposto resistenza mi ha afferrata dai capelli per spingermi contro l'isolotto e abusare di me con spietata forza e irruenza. All'inizio ho urlato con quanto più fiato avessi nei polmoni, finanche a duolermi la gola, ho cercato di sgusciare via procurandomi però delle ecchimosi alle braccia e all'addome, poi ho smesso, mi sono arresa all'inevitabile. Mi sono imposta mentalmente dì estraniarmi dal mio corpo, dal mio cuore per non soffrire per far passare il momento, mi son detta continuamente: "resisti, finirà presto", ma adesso che lui è crollato malamente sul divano, non ho potuto non tener conto di ciò che mi ha fatto. Carissimo amico rispondimi tu: perché l'ha fatto? Perché il mio Phil è cambiato? Forse è colpa mia o semplicemente noi siamo un ulteriore fonte di stress, un altro carico di responsabilità che grava sulle sue spalle? E il mio Tom sarà un domani come lui? Tutte domande che non troveranno risposta o forse sì. Quel che è certo è che io mi vedo sul fondo di una bara a riposare eternamente dalla mia anima tormentata, dal mio stato d'animo in costante conflitto sospesa, in bilico, in lotta tra il combattere per la mia vita e il lasciarla andare via...

 Quel che è certo è che io mi vedo sul fondo di una bara a riposare eternamente dalla mia anima tormentata, dal mio stato d'animo in costante conflitto sospesa, in bilico, in lotta tra il combattere per la mia vita e il lasciarla andare via

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Bentrovati, scusate l'assenza ma le festività natalizie mi hanno assorbita...

Mi siete mancati tanto...

Dedico questo capitolo a TamaraCollini che giustamente mi ha spronata a scrivere ricordandomi che le feste sono belle che chiuse😍

Detto ciò vi auguro una splendida giornata e vi do appuntamento a sabato con un doppio aggiornamento...

STAY TUNED
SEPMGG

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Where stories live. Discover now