-Capitolo 13-

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Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale

Dodici anni prima...

Tom

Entro con le mie gambe, varco la soglia del limbo dei malati mentali, zona d'ombra.

Alla reception una donna tarchiata e grassoccia è spazientita dal nostro arrivo il quale ha portato la stessa a interrompere la sua manicure.

Con voce atona, priva di sfumature e inflessioni, si rivolge a noi, come se quel suono fuoriuscisse da un disco registrato:<< benvenuti al Correctional Psycologist Health Center, come posso essere utile?>>mi sento afficare, alla destra, una presenza, volgo lo sguardo e mi ritrovo gli occhi di Pat puntati addosso. Ma dura un istante, perché ella porta il capo in avanti, per rivelarmi che,poco dietro le mie spalle alla mia sinistra, c'è l'uomo che mi ha generato: Phil.

Ha una maschera di imperscrutabile freddezza, guarda la signora grassoccia dietro al bancone e con voce altresì atona dice:<<Abbiamo un appuntamento con la dottoressa Donovan>>.

La signora ci scruta tutti e tre e prosegue:<< Chi devo annunciare?>>, Phil preso dalla stizza per la lentezza di quest'ultima sbuffa: <<Carter>>.

Come presa da vigor di vita, la donna inizia a pigiare celermente dei tasti in quello che credo sia l'interfono, solleva la cornetta e dopo un paio di secondi asserisce, stavolta con il tipico timbro professionale:<<Dottoressa Donovan, i signori Carter sono arrivati>>.

Detto ciò ripone la cornetta al suo posto e ci rivela, riprendendo a parlare in modo piatto,:<<la dottoressa Donovan vi attende al terzo piano nel suo ufficio>>.

Mi avvio per primo verso gli ascensori, seguito da Pat e Phil, questa piccola gabbia si satura immediatamente di un silenzio assordante.

Mio padre allunga la mano verso i tasti e pigia il numero 3, mi accorgo che ho la sua stessa mano, l'unica differenza è che lui al suo polso ha assicurato un orologio io ai miei ho assicurato bende strette e tagli liberatori.

Arrivati al piano con il classico sobbalzare, le porte si aprono rivelando ai miei occhi un lungo corridoio asettico, mura e porte bianche si stagliano a destra e a sinistra, luci al neon uguali e perfettamente distanti, unica nota di colore sono le targhette dei vari dottori poste su ogni soglia.

Phil è piu avanti, nella marcia, cerca con gli occhi la targhetta rivelatrice, e io sprofondo sempre più per la sua imperscrutabile indifferenza, mi sento una bambola di pezza dotata di movimento automatico.

Si ferma due porte più in là sul lato sinistro, non ci aspetta, inizia a battere dei colpetti a tempo; colpo colpo silenzio, colpo colpo silenzio, rimango incantato da quel gesto.

Dura un attimo perché avverto delle mani cingermi le spalle da dietro, una forza estranea mi volta e mi rendo conto ben presto che è Pat:<<Tom, tesoro ricordati che ti voglio bene e che verrò a trovarti>> non riesco a parlarle sembra quasi che necessiti del mio conforto, ma io al momento non ne ho da offrire, scuoto la testa in senso affermativo e mi appresto a oltrepassare l'uscio.

Phil è già dentro e sta parlando con la dottoressa, la stanza pare alla mia vista formale, alla mia sinistra vi è una scrivania in mogano scuro con una sedia girevole nera, subito davanti che da le spalle a quest'ultima vi è posta una poltrona di fronte un sofà della medesima fattura e tonalità, distaccati per larghezza da un tappeto marrone damascato e un tavolinetto di cristallo poggiato sopra.

Presumo che la seduta sia della dottoressa e che il sofà sia luogo per i pazienti, zona franca per i disturbati, morbido giaciglio per i disperati.

Tento di passare in rassegna ogni dettaglio, finché una voce accomodante di donna attira la mia attenzione:<<Ciao Tom, sono la dottoressa Donovan>>, allunga la sua mano nella mia direzione, ma non ricambio il gesto.

La dottoressa porta le sue mani a intrecciarsi tra loro, si sofferma a guardarmi un istante e poi ci invita ad accomodarci, quando ognuno ha preso posto inizia dicendo:<<Tom, questo è solo un incontro conoscitivo, tuo padre ha contattato la nostra struttura dopo il crollo che hai avuto, starai qui finché questo brutto momento sarà passato>>.

Sento solo la sua voce arrivarmi lontana, i miei occhi sono catturati dal riverbero del sole che incontrando la superfice cristallina del tavolinetto rimanda la proiezione di un arcobaleno, le mie iridi si abbeverano di quei colori sgargianti, colori iridescenti per un anima nera.

Un leggero tossicchiare interrompe quello stato di rapimento, alzo lo sguardo è la dottoressa che mi sorride dolcemente e prosegue:<<ok Tom, adesso ti farò accompagnare negli alloggi della sezione maschile, poi passeremo a visitare le varie sale comuni, ti va?>>.

Faccio cenno affermativo così la dottoressa si alza per prima, noi la seguiamo a nostra volta, io avanzo come un automa, ella si dirige verso la porta per dare inizio al nostro corteo.

Prima di abbandonare la stanza do un'altra fugace occhiata, quando come richiamato da una forza a me sconosciuta, noto un quadro con la cornice dorata posto proprio sul lato sinistro della stanza nella penombra, ha intarsi pregiati ma l'oggetto del mio interesse è cosa vi è raffigurato: un vaso bianco, posto su un tavolo pieno di peonie rosse.

Prima di abbandonare la stanza do un'altra fugace occhiata, quando come richiamato da una forza a me sconosciuta, noto un quadro con la cornice dorata posto proprio sul lato sinistro della stanza nella penombra, ha intarsi pregiati ma l'oggetto de...

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Piccolo capitolo di passaggio

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Piccolo capitolo di passaggio...

Siamo entrati all'interno della struttura, dentro l'ufficio della dottoressa Donovan.

Il prossimo capitolo sarà un salto al futuro... Cory sta andando a casa di Lexy cosa si diranno?

Vi do appuntamento a più tardi

STAY TUNED
SEPMGG

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Where stories live. Discover now