-Capitolo 2-

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Buon sabato.

Come al solito si consiglia la lettura con la canzone in sottofondo.


Correction Psycologist
Health Center

Data: aprile 20 2005

Età paziente:16
Sesso: femmina

La paziente ricoverata in questa struttura dopo un evento di aggressività, abuso di alcool e droghe leggere, manifestazioni depressive da mancati riconoscimenti nella sfera sportiva. Agisce sulla difensiva, è egoista, insensibile verso gli altri e manipolatrice.

Quando si sente sotto giudizio sfocia in atteggiamenti aggressivi sia verbali che fisici. Non accetta l'insuccesso che mina il suo senso di grandiosità, sconfitta e fallimento, vergogna e umiliazione, sono stati d'animo che inficiano la visione di una sè idealizzata e perfetta. L'abuso di alcool e sostanze, infine, genera un profondo senso di sollievo dal disagio personale ma, al contempo, il ricorso ad esse consente il raggiungimento di stati di grandiosità e di potere.

Chiudo la sua cartella e la guardo, lei a sua volta mi rivolge uno sgardo di superiorità. È ferma ma la sua posizione parla per lei: è di fronte a me, schiena dritta mani adagiate sul grembo.

Ho accettato questo caso benché io sia un novizio alla professione di psicologo; il centro per il quale lavoro deve credere molto in me. Mi sono laureato con il massimo e, prima di discutere la tesi, sono stato contattato dal dott. Griffith che mi ha chiesto subito di eseguire un master di ricerca presso la clinica dove lui è il primario. 

Ho accettato questo caso anche in funzione del fatto che la mia tesi metteva in relazione le personalità con disturbo narcisistico e quelle con distubo dipendente di personalità, analizzando le cause scatenanti e i differenti tipi di terapia e trattamento atti a rendere migliore la vita dei pazienti affetti da tali patologie.

È anche la prima volta che incontro questa paziente, benché lei sia in terapia da settimane. Lo psicologo che mi ha preceduto è andato in pensione, ed il dottor Griffith mi ha convocato dicendomi che sono l'uomo giusto al momento giusto.

Torno al presente, dopo il corso che avevano preso i miei pensieri; oggi è solo un incontro conoscitivo e nulla più.

Noto che dalla finestra, posta alla mia sinistra, filtra una tiepida luce la quale, incontando i suoi capelli color grano, fa risaltare dei riflessi rossastri. La vedo attendere che sia io il primo ad intavolare un discorso, così decido di accontentarla immediatamente: << Piacere, sono il dottor Johnson, ma se vuoi puoi chiamarmi dottor J.>>

Si limita ad osservarmi, inarcando solo leggermente un sopracciglio prima di rispondermi: << Sicuro di essere adatto? Voglio dire, lei è giovane dottor J>>, rimarca la J con tono sprezzante, lasciandomi interdetto.

Cerco di mostrarmi il più preparato possibile, drizzando la schiena. Le rivolgo un sorriso disteso, prima di tornare a parlare: << Si, ne sono sicuro. Piuttosto parlami un po' di te. Come mai sei ricoverata qui?>>.

Alza gli occhi al cielo, scoccando la lingua in modo beffardo. <<Dottor J, una domanda per una domanda. Lei ne fa una a me e io rispondo, e viceversa.>>

Lo so che sta tentando di manipolarmi, d'altronde è una caratteristica peculiare di questo disturbo, ma decido di concedergli qualcosa di mio affinché possa fidarsi di me. << Accetto!>> rispondo.

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Where stories live. Discover now