-Capitolo 6-

830 66 165
                                    

Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale....

Dodici anni prima

TOM

Il respiro affannato, battito inarrestabile e rabbia, mi inducono a portarmi le mani alla testa. Mi accascio inerme sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, quello stesso vuoto che mi porto dentro.

<< Tom... CON ME C'ERA TUO PADRE!>> poche parole che rimbombano e turbinano nella mia mente senza sosta.

Quella frase è stata come un uragano che al suo passaggio ha distrutto tutto, lasciando solo macerie dietro sé. Mi sento proprio così: un mucchio di macerie e polvere.

Interrogativi inespressi si paesano solo dopo che sono riuscito a calmare lo scalpitio forsennato di quell'organo situato al centro del petto: "Perché è venuto? Perché ha aspettato che lei morisse?"

Tutte domande che ovviamente non trovano risposta. Pat mi guarda in attesa di una qualunque sentenza, o anche imprecazione da parte mia, ma io di parole non ne ho e ne le voglio spendere per quell'uomo; per un essere simile  sarebbe anche troppo.

Nel silenzio che permea l'aria, peggio dell'odore sgradevole del disinfettante, che mi sta facendo prudere le narici, Pat decide di prendere la parola e provare ad intavolare un discorso che possa riscuotermi.

Allunga una mano per accarezzarmi la testa, pronunciando la frase che sarebbe divenuta la mia sentenza di condanna a morte: << Tom, so che ora non lo capisci, ma è pur sempre tuo padre. È molto preoccupato per te, ti vuole aiutare.>>

Una risata sarcastica macchiata e mista a rabbia proruppe dal fondo della mia gola. Prendo un respiro profondo, prima di iniziare a travolgere con le mie urla l'unica che, anche se non obbligata, mi è stata vicina. << Cazzo Pat, scherzi, vero? Ti ricordo che quell'uomo è un bastardo! Ha lasciato la tua amica sola, malata e con un figlio da accudire. E adesso vieni a dirmi che è sempre mio padre?>>

Lei si allontana di scatto, come se le avessi inferto uno schiaffo violento che credo, al pari delle mie parole al fiele, avrebbe fatto meno male.
Mi guarda con occhi sgranati e le lacrime di poco prima tornano ad offuscare i suoi occhi stanchi.

"Pat, non ce l'ho con te, ma con il mondo!"

Alza il volto verso il soffitto, nella speranza che quell'azione sia sufficiente a ricacciare indietro le gocce di sofferenza, ma queste scivolano ai lati del suo volto per poi andare a svanire tra la sua chioma.

Abbassa lentamente il capo e indirizza i suoi occhi stanchi e gonfi nei miei. Li rimira nella vana speranza che possa leggerci qualcosa, ma purtroppo per lei non consentirò a nessuno di leggere quelle pagine macchiate di sangue che porto dentro. Abbasso le palpebre, precludendole l'accesso sulla mia anima distrutta e disturbata.

Sospira, ma è uno di quei sospiri di incoraggiamento, di quelli che servono per trarre la forza necessaria per fronte a una situazione così delicata. << Tom, so quello che ha fatto tuo padre, so quello che ha fatto alla mia Lily, ma sai anche che non si sono mai separati legalmente, dunque quell'uomo è tuo padre dolente e nolente. Dio solo sa quanto io detesti quell'essere. La nostra Lily non c'è più e i tuoi parenti non vogliono prendersi la responsabilità di farti vivere con loro; hai diciott'anni come pensi di vivere e di mantenere le spese? Tom, non so come altro dirtelo, ma lui è l'unica persona che ha legami con te. Non dico che lo devi amare, ma almeno prova ad cominciare a instaurarci un dialogo.>>

A quelle parole non mi resta altro che ridere di gusto; la vita ed il karma stanno giocando a scacchi e a me non resta che essere una pedina.

Pat mi guarda sotto shock e la comprendo anche; sicuramente non aveva preventivato che mi sarei messo a ridere di gusto. << Tom, perché ridi? Io no capisco... >>

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora