Epilogue: Home is here, Home is us

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Sette mesi dopo, Luglio

Harry sbuffò mentre trascinava la valigia giù per le scale. L'aria estiva era fin troppo calda per essere quella di Doncaster, il sudore gli aveva appiccicato la maglietta al busto, e per di più la parte bassa della sua schiena continuava a mandargli fastidiose scariche di dolore a ogni passo.
Sospirò di sollievo quando uscì dal condominio e poté depositare la valigia nel bagagliaio del furgoncino Volkswagen parcheggiato lì fuori, sistemandola insieme a zaini e cianfrusaglie varie.
«Harold, posso sapere dove hai intenzione di andare?»

Harry sorrise alla voce familiare che l'aveva chiamato, ma si costrinse a sembrare offeso e incrociò le braccia al petto mentre si voltava. «Secondo te?» replicò nel suo miglior tono disinteressato.
«Secondo me, ti stai dimenticando qualcosa.» ribatté allo stesso modo Louis, raggiungendolo e piazzandosi davanti a lui in tutta la sua perfezione.
Perché, ovviamente, anche lui subiva gli effetti del caldo, ma sul suo corpo il sudore era probabilmente la cosa più sexy mai vista. Harry doveva calmarsi.

«E cosa mi starei dimenticando?» sospirò il riccio.
«Il mio spazzolino.» sorrise Louis, sventolandogli l'oggetto davanti al viso prima di ficcarlo in una delle tasche laterali della valigia.
«Sul serio? Ci hai messo quattro ore a prepararla e mancava comunque lo spazzolino?»
«Senti, cocco, questo è un viaggio importante. Dovevo essere sicuro di avere i vestiti giusti.» fece indispettito il maggiore.
«Nessuno guarderà come ti vesti, Lou.» lo rassicurò intenerito Harry, perdendo tutto il suo finto disinteresse mentre osservava il ragazzo spostare i bagagli da una parte all'altra per motivi sconosciuti.
«Che ne sai? Magari tua madre penserà che sembro un barbone e mi proibirà di stare con te. Poi mi dispererò e diventerò un barbone vero e vivrò sotto i ponti fino a morire di stenti prima dei miei ventisei anni.» sproloquiò Louis, raddrizzandosi di colpo e fissando Harry con gli occhi spalancati.

«Lou, andrà tutto bene. Devi solo conoscere la mia famiglia.» cercò di calmarlo il riccio «Inoltre mia mamma non può proibirmi di stare con te, ormai sono maggiorenne da un pezzo.»
Louis mugugnò qualcosa e Harry sorrise, avvicinandolo a sé e dandogli un bacio sui capelli prima di abbracciarlo. Gli sfuggì un piccolo gemito di dolore quando il ragazzo gli premette le mani poco più in basso dei reni, e Louis si distaccò immediatamente, squadrandolo con attenzione.
«Ti fa di nuovo male la schiena?» gli chiese, massaggiandolo cautamente da sopra la maglietta «Perché non mi ascolti mai quando dico che dobbiamo comprare un materasso nuovo?»
«Ma a me piace questo.» s'imbronciò Harry.
«È singolo, Harold. Per una persona. E noi siamo due. È ovvio che poi non ci stai comodo.» replicò Louis, continuando a massaggiargli piano la schiena mentre parlava.
Harry aprì la bocca per protestare ancora, ma fu interrotto da una voce che gridava in lontananza e, beh, chi altro girava gridando per Doncaster se non Niall Horan?

«Yooo!» sbraitò il biondo, avvicinandosi con un borsone enorme sulle spalle e Nora al suo fianco.
Poco dietro di lui, Liam stava sospirando rassegnato mentre alzava gli occhi al cielo.
«Che ci fate qui?» chiese loro Louis, guardandoli non troppo impressionato mentre ammassavano i loro bagagli nel furgone.
«Vi stavamo aspettando ma non arrivavate più. E sapete come si dice: se Maometto non va alla campagna...»
«Montagna.» lo corresse Harry.
«Sì, quello che è. Insomma, dovevate arrivare per le nove e ormai eravamo stanchi di aspettare.»
Louis aggrottò la fronte e sollevò il polso di Harry per guardare il suo orologio. «Sono le nove meno un quarto.» osservò.

«Lascia perdere, è inutile provare a calmarlo.» gli disse Nora con espressione esausta.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo mentre Niall saltellava come un disadattato e poi si tuffava sui sedili posteriori del furgone. «Ho dimenticato la chitarra!» urlò poi «Torniamo indietro, non posso partire senza di lei!»
Louis estrasse un rotolo di nastro adesivo dalla valigia e lo mise in mano a Nora. «Vai a zittirlo o giuro che lo uccido.»
La ragazza sollevò un pollice e annuì, andando poi a sedersi accanto al biondo. «Tesorino, chiudi gli occhi che ho un regalo per te.»
«Sì, amo i regali!» esultò Niall.
«Ma era così stupido anche quando eravamo piccoli?» sospirò Liam, osservando la scena al fianco di Harry e Louis.

Solitary Run || L.S.Where stories live. Discover now