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         《19 Febbraio 2004》

Quel dannato armadietto proprio non voleva saperne nulla di aprirsi quella mattina.
Digitò nuovamente la password e quello che ottenne non fu diverso dal precedente tentativo.
Calciò stizzita il pavimento e sbuffò, appoggiandosi contro il metallo freddo dietro le sue spalle.

«Problemi?» la voce di Jeremy le si affiancò divertita.

«Non riesco ad aprire questo fottuto armadietto!» Avery sbottò.

Con un rapido gesto, il ragazzo accanto riuscì a sbloccarlo e uno sguardo sbigottito si formò sul volto della ragazza.

«Sei dannatamente serio?» battè le palpebre più volte, gesticolando.

«A volte capita, basta una piccola botta e ritorna apposto.» rise lui,spiegandole.

Ancora incredula mise in ordine i suoi libri e lo richiuse velocemente.

«Di cosa discutete?» un'altra voce si unì alla conversazione, esuberante.

Quando Avery si voltò a guardarla quasi le fece paura tanto sembrava raggiante.
Saltellava allegra verso di loro fino a fermarsi congiungendo le mani e sfoderando un sorriso fin troppo ampio.

«Sei spaventosamente pimpante.» le fece notare.

«Questo perchè tu ora verrai da me e passeremo un'intero pomeriggio insieme.» esultò. «Tra ragazze.» si affrettò poi ad aggiungere,rivolgendosi al ragazzo di fianco.

«Mi stai forse dicendo che non sono gradito?» alzò un sopracciglio lui.

«Perspicace!»

Avery scoppiò a ridere ricevendo un'occhiataccia dal compagno e portando le mani alle labbra per tentare di trattenersi.
La spontanietà di Emily riusciva sempre a spiazzarla.
Amava quei due ragazzi e si sentiva così fortunata per averli incontrati, per essere stata scelta da loro.

«Non è fottutamente giusto!» Jeremy si imbronciò, sembrava un bambino.

Per un momento la ragazza si fermò a guardarli, presi a discutere giocosamente e sorrise.
Senza di loro non sarebbe stato mai lo stesso.
Erano loro, proprio loro.
Gli amici di sempre.

* * *

Qualcosa non quadrava e conosceva abbastanza quel ragazzo per capirlo.
Nemmeno era tornato dall' Italia che già aveva trovato una nuova fiamma.
Il punto era, se passavano spesso il tempo insieme, quando e dove aveva avuto la possibilità di conoscere questa fatidica ragazza?

Jeremy , comodamente stravaccato sul letto della sua amica, rideva di gusto alle loro espressioni imbronciate.

«Andiamo, sei maledettamente serio?» Emy gli tirò un pupazzo addosso.

«Hai paura che andiamo ad importunarla?» sbuffò Avery.

«Forse.»

«Jeremy!» sbottò esasperata l'amica. «Avresti dovuto tenertelo per te allora! Ma ora, visto che l'hai tirato in ballo, vogliamo sapere chi è la sfortunata che sta frequentando un 'idiota come te!»

«Mh. .» finse di pensarci. «Non credo di volerlo fare.» ghignò.

«Fottiti.» Avery si lasciò sfuggire, guardandolo male.

Alla fine, quel pomeriggio, si era imbucato a casa senza preavviso,come se non gli fosse stato detto di non essere invitato.
Quando Emily aveva aperto la porta lui l'aveva sorpassata senza nemmeno salutare e si era fiondato sul divano,come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Le due ragazze si erano guardate sconvolte per alcuni minuti, poi dopo essersi rassegnate l'avevano trascinato in stanza con loro.

«Avrei dovuto cacciarti appena ti sei appropriato del mio divano.» si alzò dalla sedia Emy, raccattando il suo cellulare dalla scrivania. «Comunque, tralasciando questo stronzo, almeno tu spero ci dia delle spiegazioni.» continuò fissando lo sguardo della ragazza accanto.

«Spiegazioni?» ripetè lei, confusa.

«Si, ieri sera mi hai chiamata praticamente urlando per dirmi che Logan ti aveva scritto qualcosa di insolito.» spiegò. «Ma poi non mi hai fatto capire nulla perchè continuavi a urlare e ripetere 'ommiodio, ommiodio.'» rise.

«Come mai io non ne so niente?» Jeremy si alzò a sedere, interessato.

«Taci tu, non sei nella posizione di poter parlare.» lo ammonì Avery.

Il ragazzo alzò le mani in segno di resa e sorrise.

«Sto aspettando.» aggiunse l'amica,invogliandola a parlare.

«Si,ecco, mi ha scritto. Solo che poi mi ha chiesto se ero in casa e quando gli ho risposto di si, non mi aspettavo dicesse qualcosa di così. .strano,insomma. .» cercò di spiegarsi,imbarazzata.

«Non girarci intorno, cavolo, cosa ti ha detto!» sbottò curiosa la ragazza.

In tutta risposta Avery sbloccò il cellulare e glielo porse dopo aver aperto la conversazione con lui.
Due secondi dopo gli occhi di Emy erano completamente fuori dalle orbite.
La fissò brevemente e poi scattò in piedì,coprendosi le labbra.

«Ommiodio!» esclamò. «Non mi stai prendendo in giro, vero? E' fottutamente Logan quello?» indicò il cellulare.

«Cosa avrà detto di tanto sconvolgente?» domandò Jeremy, impassibile.

«Solo, non capisco.» ignorò l'amico e si rivolse alla ragazza ancora sconvolta.

«Come fai a non capire!» urlò lei,avvicinandosi. «Potrebbe significare qualcosa questo, Avery!» le prese le mani e le strinse alle sue,una scintilla negli occhi.

«Potrei capirci qualcosa anch'io?» si intromise il ragazzo,imbronciato.

Emy gli consegnò il cellulare e dopo aver letto, Jeremy sorrise divertito.

«Fate casino per così poco.» scosse il capo.

«Fottuto idiota, leggi tra le righe. E' sottointeso!»

«Non era quello che intendevo, comunque. .» iniziò lui. «Nemmeno l'avrebbe pensato se non ci fosse qualcosa sotto.» espose ovvio.

«Esatto!»

«Fermatevi, fermatevi.» Avery bloccò quel discorso. «Probabilmente non avrà significato nulla, non andate così oltre con l'immaginazione.»

«Significa molto più di quanto tu possa pensare, stupida!» la riprese l'amica. «Davvero non riesci a capirlo?»

«Finiamola qua, per favore.» alzò le mani la ragazza, stanca di quella conversazione. «Non mi va di parlare di questo.»

Non voleva illudersi.
Non voleva permettere ad altri di poterle creare false illusioni, speranze che non l'avrebbero portata da nessuna parte se non a farsi male.
E lei non voleva starci male, almeno non più di quanto potesse far male il pensiero di una non occasione per farsi amare.
E lei sapeva, sapeva che se avessero continuato a parlarne sarebbe finita col crederci, col non dormire la notte.
Come se non lo facesse già.

«Discorsi a parte, ti è arrivato un messaggio.» Jeremy le indicò il cellulare ai lati del letto.

Avery si alzò a prenderlo frettolosamente e non appena lo aprì, il cuore le salì in gola.
Ancora.
Le aveva scritto ancora.

< Dimmi che sei a casa, ho bisogno di chiederti un favore.>

La gola secca e i piedi gelati.
Una certa agitazione iniziò a scorrerle nel corpo e dovette sedersi per non crollare sulle ginocchia.

«Che succede?» Emy si sporse a leggere sullo schermo.

< Sono da un'amica. > digitò in fretta e se non fosse stato per la ragazza al suo fianco non sarebbe riuscita neppure ad inviarlo.

La risposta fu immediata, così come il rumore assordante del suo cuore.

<Mandami l'indirizzo che arrivo.>

Per arrivare a te.On viuen les histories. Descobreix ara