23.

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«Sei una testa di cazzo.» Allison sbuffò contro Josh, chiudendo finalmente il locale.

«Sempre a litigare?» Logan li prese in giro.

«Domandalo al tuo amico.» si imbronciò lei, prima di salutare Avery e avviarsi verso la macchina di suo fratello che era passato a prenderla.

Con un'alzata di spalle Josh si allontanò incurante fino a scomparire del tutto nel buio di quella sera.
Abbastanza a disagio, Avery iniziò a tormentarsi le mani prima di schiudere le labbra per parlare, ma un'altra voce la precedette.

«Ti accompagno a casa.»

Logan le afferrò il polso e la tirò con sè verso la sua Range Rover nera.
Sorpresa, la ragazza vi entrò e si sistemò quanto meglio potesse per mascherare le sue emozioni.
Era sera tardi e si trovava in macchina con lui.
Perchè lui voleva e non era stato costretto a farlo.
Le sembrò di vivere in una bolla ed aveva paura si rompesse.
Tremendamente paura.
Al contrario, Logan nemmeno riusciva a spiegarsi il perchè avesse deciso di riportarla a casa.
Probabilmente quel suo amico sarebbe passato a prenderla qualche minuto dopo, ma non glie ne fregava niente.
Voleva farlo lui e in un certo senso, era anche una sorta di ringraziamento per la rassicurazione di qualche ora prima.
Per averlo aiutato con suo padre e aver compreso la sua difficoltà.
L'aveva davvero sorpreso.
Quella ragazza stava iniziando ad incuriosirlo e stranamente la voleva vicino.
Sentiva quella strana sensazione di fiducia nei suoi confronti seppure non la conoscesse affatto che lo spaventava incredibilmente.
E non riusciva a spiegarselo.
Non riusciva a capire cosa stesse passando in quella sua testa e il perchè di quei pensieri ormai ripetitivi.

«Grazie per il. .passaggio.» la voce di Avery lo richiamò e solo allora si rese conto di essersi fermato fuori casa sua.

Si passò una mano fra i capelli portandoli indietro e sospirò.
Quando incontrò lo sguardo confuso della ragazza si affrettò a sorriderle e scosse il capo.

«Buonanotte.»

Ed era andato via.
Veloce, lontano da lei.
Infilò velocemente le chiavi nella serratura e chiuse la porta dietro alle sue spalle.
Cacciò un respiro profondo prima di richiamare sua madre per accettarsi che fosse in casa.

«Mamma?»

«Tesoro, sono in cucina.»

«Dovresti essere a letto.» la ragazza la rimproverò,le braccia conserte.

«Sto bene, Avery.» sorrise la donna. «Non preoccuparti.»

« Mi preoccupo invece!» le si avvicinò, la fronte corrugata. «Non ti credo e non capisco perchè tu non voglia parlarmene.» sospirò affranta,lasciandosi cadere sulla sedia.

«Tesoro. .» cominciò la madre, comprensiva. «Non è che non voglia parlartene e solo che. .»

«Si tratta di papà?» Avery la interruppe,lo sguardo triste.

La donna al suo fianco abbassò il capo e una piccola smorfia contornò le sue labbra, un' espressione addolorata.
Annuì impercettibilmente e una morsa si fece sempre più stretta allo stomaco della ragazza.
Instintivamente l'abbracciò, stringendola forte e cercando di trasmetterle tutto il suo amore, tutta la sua forza, quella che avrebbero dovuto avere insieme.

«Manca tanto anche a me.» la voce incrinata, gli occhi lucidi.

«E' solo che non riesco ancora ad accet. .»

«E' passato così poco tempo,mamma.» le accarezzò la schiena lentamente. «Ma supereremo questo momento insieme, te lo prometto.»

«La mia bambina.» ricambiò la stretta, una lacrima lungo il viso.

L'abbraccio più bello di sempre.

* * *

«Va a farti una doccia tesoro, finisco io qui.»

Con un veloce bacio alla madre, Avery raggiunse camera sua e preparò tutto l'occorrente per una doccia rilassante.
Dopo aver preso dell'intimo pulito e il suo amato pigiamone caldo, si recò al bagno e riempì la vasca, spogliandosi.
Quando il suo corpo venne a contatto con l'acqua calda sospirò sollevata, lasciandosi totalmente andare a quella piacevole sensazione di benessere e tranquillità.

Tutto sembrava allentarsi, la tensione, i pensieri, le preoccupazioni, lo studio e lo stress.
Quasi come se l'acqua riuscisse a portare via tutto con sè.
Quando riaprì gli occhi, l' immagine della madre le apparve dinanzi e incurvò le labbra.
Amava sua madre.
E amava ancora di più suo padre.
Se solo quella malattia non avesse deciso di portarlo lontano dalla sua famiglia.
Era venuto a mancare il suo pilastro più grande.
Il crollo era stato immediato.
Ma Avery doveva trovare la forza per sua madre, per portare avanti le loro vite, ricucire i pezzi rotti e tornare a sorridere come una volta.
Doveva essere forte per entrambe.
Non poteva permettersi di mollare, di cedere anche solo per un momento.
Quell'uomo sarebbe stato sempre l'unico uomo della sua vita che avesse mai amato sul serio e avrebbe sempre vissuto nel suo cuore.
I ricordi più belli avrebbero portato sempre il suo volto.
I suoi sorrisi spontanei, la sua voce forte e le carezze gentili.
I baci della buonanotte e le preoccupazioni prima di tornare a casa.
I discorsi, gli abbracci e la sua risata fragorosa.
Gli occhi come i suoi.

Un' improvvisa vibrazione distolse quei pensieri mentre il cellulare continuava a lampeggiare l'arrivo di un messaggio.
Lentamente la ragazza si sporse in avanti e raggiunse il piccolo oggetto sul bordo in marmo che circondava la vasca.
Si rimise comoda nuovamente e aprì il messaggio serenamente, abbastanza sicura si trattasse di Emily con cui stava già parlando.

< Mio padre non la smette di parlare.
Quel completo era il suo preferito, sono così divertito. >

Un tuffo al cuore.
Quasi scivolò completamente in vasca quando rilesse più volte lo stesso contenuto.
Non si trattava affatto di Emily.
Logan le aveva appena scritto.
Se adorava quella stanza a causa del calore che la stava avvolgendo, improvvisamente non era più d'accordo con quel pensiero.
Sembrava avere così caldo che faticava persino a respirare.

«Cazzo.» gridò appena, tirandosi a sedere e coprendosi il corpo con le gambe.

Le tremavano le mani.

< Mi dispiace per il completo.> rispose soltanto e dovette riscriverlo più volte prima di decidersi ad inviarlo.

Gettò velocemente il cellulare sul marmo come se le bruciasse le mani e inspirò.
Non aveva motivo di essere così agitata,la ragazza continuava a ripetersi.
Si alzò completamente e avvolse un asciugamano intorno al corpo, strizzando i capelli umidi.
Un'altro suono invase la stanza e si affrettò a sbloccare il messaggio.
Aveva il petto in fiamme.

< Non scusarti, è esilarante vederlo in questo stato.
Sei a casa, giusto? >

< Si, dove altro potrei essere. >

Sorrise, lì seduta sulla vasca e lo sguardo puntato sullo schermo.

< Bene, perchè non avevo gran voglia di rivedere la faccia di mio padre mentre venivo a prenderti per riportarti a casa. >

E tutto ciò che si udì nell' intera casa fu il tonfo del suo corpo contro il pavimento, la preoccuazione della madre e le mani sulle labbra.

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