19.

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Forse stava sognando.
Quello avrebbe sicuramente spiegato tutti gli avvenimenti di quella mattinata.
Tuttavia dovette ricredersi perchè tutto quello che le si stava presentando dinanzi agli occhi non era soltanto frutto della sua mente, ma bensì la pure e vera realtà.
Il fiato corto, le labbra schiuse, il corpo agitato, le mani tremanti e la piena confusione regnavano dentro Avery, visibilmente spaesata e incredula.
Chi era veramente quel ragazzo al suo fianco?
Perchè improvvisamente sembrava non conoscerlo affatto?
Diverse domande aleggiavano libere nella sua testa senza poter fare diversamente, peggiorando il suo stato attuale.
Logan viveva in quella. .villa.
La stessa villa la quale si soffermava a contemplare quasi ogni giorno, da lontano, sognante.
Nemmeno avrebbe mai potuto immaginare che potesse viverci proprio l'amore della sua vita.
Quel ragazzo che si alzava presto tutte le mattine per andare a lavorare al solito bar in centro, che sudava i suoi guadagni e sorrideva gentilmente a tutti.
Quel solito ragazzo che sembrava tutto fuorchè uno di famiglia benestante, o addirittura ricca abbastanza da potersi permettere la casa che le si presentava davanti ai suoi occhi chiari.
La ragazza si sentì persa per un attimo, tutto ciò che aveva sempre creduto non le sembrava più così vero, sentiva di aver sbagliato ogni cosa, di non conoscere niente della sua vita.
Tutto ciò di cui era sempre stata sicura le si stava sgretolando sotto ai piedi e in quel momento, Logan, le sembrò ancora più lontano.
Anni luce lontano.
La consapevolezza che una come lei non potesse mai essere guardata diversamente da uno come lui, aumentò spaventosamente tanto da procurarle le vertigini.
Il battito veloce, pensieri contrastanti, paura della sue ormai certezze.

«Seguimi.» parlò lui.

Qualcosa nella sua voce era diverso, Avery riuscì a cogliere quel dettaglio, ma non sapeva spiegarsi la ragione.
Riusciva soltanto a domandarsi per quale motivo l'avesse portata lì.
Voleva forse sventolarle in faccia la sua realtà, deridendola?
Lei, che a differenza sua non aveva niente.
Non appena superarono il grande portone, un maestoso giardino le si parò davanti.
Innumerevoli e grandi alberi si estendevano tutti intorno, sembrava quasi di trovarsi immersi nella natura e non di essere entrata in una proprietà.
Al centro, un alto edificio in bianco si estendeva di spalle e alcune vetrate fatte a muro permettevano di vederci quello che era l'arredamento.
Quella vista le fece sgranare gli occhi.

La mano di Logan prese la sua frettolosamente e la guidò sulla sinistra dove si estendevano delle scale in marmo chiaro.
Troppo presa a guardare le sue mani collegate a quelle del ragazzo, nemmeno si accorse di aver sceso tutti i gradini e di trovarsi sullo spiazzato accanto l'entrata.
Spostò lo sguardo di lato e una maestosa piscina a muro era situata di fronte alla porta, a qualche passo di distanza.
L'acqua era limpida.
Poco più in là vi erano delle sdraio sempre murate al suolo e un alto ombrello a coprirli di un blu scuro che aderiva perfettamente col marroncino dei cuscini che li rivestiva.
Alzando gli occhi in alto, un lungo balcone in vetro attirò la sua attenzione,così come il secondo poco più in alto.
Doveva avere molte stanze.
Troppe.
Girò la chiave nella serratura e la guidò al suo interno,imparagonabile e tanto bello quanto l'esterno.
Avery si ritrovò a deglutire faticosamente.
Si sentiva estremamente fuori posto.
Proseguì di poco entrando in quella che era la sua cucina e rivelando un donna di mezza età, sulla cinquantina, intenta a tagliare qualche verdura accuratamente.

«Ecco a te ciò che mi hai chiesto, Anne.» Logan sorrise gentilemente.

La donna che Avery scoprì si chiamasse Anne, si voltò distrattamente e corruggò la fronte accorgendosi della sua presenza.

«Grazie, tesoro. Mi hai davvero salvata.» rivolse un sorriso al ragazzo al suo fianco. «E lei chi è?» continuò gentile.

«Un'amica, lavora con me al bar.»

Per arrivare a te.Where stories live. Discover now