CAPITOLO 10

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-Io vado a prendermi dell'intimo, tu vai dove vuoi.

Elena disse lasciando a Sebastian la terza borsa piena di vestiti.

-Ma non ho ancora capito perché non te ne torni a casa e prendi tutto ciò di cui hai bisogno invece di svaliggiare negozi.

-Storia lunga... ho litigato con i miei e non ti devo spiegazioni del genere.

-M-ma tu sei Sebastian Vettel?

Entrambi i ragazzi si girarono verso la fonte di questa domanda e notarono un ragazzino di circa sette anni che stava andando incontro incontro a loro.

-La tua copertura non è molto efficace, ti riconoscono tutti.

Sebastian fece un sorriso ironico e si abbassò per essere alla stessa altezza del piccolo fan.

-Sì piccolino. Sono io.

Il viso del bambino si illuminò di una luce immensa.

-Io lo avevo detto a papà, però lui non mi credeva. Posso abbracciarti?

-Certo!

Il piccolo si fiondó addosso al pilota facendolo quasi cadere addosso alle borse con tutto il nuovo guardaroba di Elena.

-Giovanni, lascia stare il signore avanti.

Il piccolo si staccò dal pilota e corse ai piedi del padre tirandogli la giacca e urlando a gran voce il nome del suo idolo. Sebastian si alzò levandosi gli occhiali da sole, ormai inutili. Il padre del bambino osservò bene la figura davanti a sé e si convinse finalmente che quello fosse il numero cinque della Ferrari.

-Avevi ragione, Giovi. Sebastian Vettel? Possiamo fare un autografo o avere una foto?

Vettel sorrise in modo caloroso e annui animosamente con la testa.
Elena decise di entrare nel negozio e lasciarli soli, era sicura che non lo avrebbero ucciso. Si girò e cominciò a camminare quando sorrise scrollando la testa perché aveva sentito la domanda del piccolo fan.

-Ma quella è la tua fidanzata?

Ah se sapesse tutto rimarrebbe deluso. Pensò Elena affrettando il passo e non curandosi della risposta del tedesco.
Entrò nel negozio alla ricerca di nuovo intimo da indossare e ripensó alle parole di Sebastian. Certo, sarebbe stato economicamente più semplice andare a casa e riprendere tutto ciò che le serviva, ma dopo le discussioni avute con i suoi genitori non aveva voglia di rimettere piede in quell'ambiente. Avrebbe potuto chiedere a suo fratello, ma le sembrava un atto vigliacco quindi a meno che non fosse stato indispensabile si sarebbe ricomprata tutto.

-Le serve una mano ragazza?

Elena si girò verso la commessa guardandola storta.

-No, grazie.

Prese un paio di slip e reggiseni e si diresse poi verso un camerino per provarsi gli indumenti. Entró e si accasció sullo sgabello, non sapeva perché, ma quella mattinata in giro per negozi la stava distruggendo. Si mise ad osservare la sua immagine riflessa sull'enorme specchio all'interno del camerino quando all'improvviso la porta si spalancò. Ebbe solo il tempo di voltare la testa e stupirsi della cosa perché subito l'intruso richiuso la porticina alle sue spalle. Elena lo osservò senza paura, era vestito di nero con un cappuccio in testa e degli occhiali da sole appoggiati sul naso però non si poteva non capire che si trattava di Lewis Hamilton. La ragazza si alzò di scatto e lo abbraccio respirando profondamente il profumo dell'inglese. Lui strinse le sue braccia attorno al bacino di lei, ma dopo pochi secondi Elena si staccò di scatto girandosi dall'altra parte e lasciando il pilota sorpreso. La ragazza era riuscita quasi a dimenticare tutte le paranoie del giorno precedente però gli tornarono subito in mente non appena sentì l'odore di lui.

La mia vita || Ferrari Where stories live. Discover now