CAPITOLO 1

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La stanza era luminosa, troppo luminosa. Lampadari sfarzosi, con la potenza dei lampioni di uno stadio, scendevano dal soffitto illuminando l'interno della villa; le stanze ampie, i soffitti alti, i mobili di legno pregiato, il pavimento di marmo bianco e gli specchi praticamente in ogni stanza donavano alla costruzione un aspetto tipicamente ottocentesco. La ricchezza dell'evento trasudava da ogni parete creando un'atmosfera seducente ed elettrizzante. Di sicuro sarà stata costruita dai colonizzatori, è una tipica costruzione europea, non centra nulla con l'Australia, pensava Elena guardandosi nello specchio davanti alla scalinata per scendere al piano inferiore. Tutti quelli che scendevano da quella scala facevano il loro ingresso nell' ambiente che contava rendendo il loro nome noto a tutti, se eri a quella festa voleva dire che contavi davvero. Elena lo sapeva ed era terrorizzata da tutto ciò. Fissava la sua immagine allo specchio domandandosi se il trucco fosse troppo poco e se i capelli raccolti in una coda alta fossero troppo casalinghi per un evento del genere. Il cuore le batteva talmente forte che le sembrava potesse esplodere da un momento all'altro e fissando intensamente il suo petto allo specchio avrebbe giurato di averlo visto pulsare attraverso il vestito. Un vestito molto scomodo per una come lei abituata a vestire in modo sportivo; il corpetto molto stretto non le rendeva facile la respirazione, però almeno, stritolando il suo piccolo seno, le donava un decolté del tutto rispettabile. Dal corpetto aderente scendeva una lunga gonna di raso celestino chiaro che avrebbe toccato terra se la ragazza non avesse indossato un paio di tacchi dieci, decisamente troppo alti per lei; le spalle le rimanevano scoperte così come tutte le braccia. Un unico tocco sfarzoso era donato dal collare in perle con uno zaffiro che decorava la scollatura del vestito, comprato il giorno prima in una gioielleria di Melbourne con i soldi ottenuti dai suoi primi tre stipendi. Amava il suo lavoro e le sue fatiche erano ben ricompensate. Non era abituata a vedere così tanti soldi nel suo conto corrente e così si era decisa a spenderne un po' togliendosi qualche sfizio per l'evento di quella sera: abito, scarpe e collana rigorosamente nuovi con non più di tre giorni di vita. Continuava a guardare la sua immagine riflessa chiedendosi se la avrebbero accettata, se sarebbe stata al pari dei suoi colleghi nei giudizi altrui. Era una ragazza in un mondo puramente maschile, ma non si sentiva inferiore, era consapevole delle sue doti e non voleva vantarsene, ma la sua presenza oggi in gara era stata fondamentale affinché la Ferrari potesse vincere il primo Gran premio della stagione. Sapeva di valere e sapeva quanto valeva, ora bastava solo farlo capire agli altri. Queste riflessioni la misero di buon umore e un sorriso sbieco prese forma sul suo viso, quasi non sentiva più la pressione del vestito sulle costole. Fece un respiro profondo, per quanto il vestito lo permettesse e si decise a scendere le scale. Si voltò e osservò l'imponente scala di marmo bianco, strinse le dita attorno al gelido corrimano bianco e passo dopo passo, attenta a non cadere dai trampoli che aveva ai piedi, scese la temuta scala. Non c'era nessuno ad aspettarla, non erano le discese che devono fare le debuttanti per entrare nella società in cui eri osservata da tutti ossessivamente, qui nessuno ti guardava o ti aspettava, eri solo tu e sapevi che una volta dentro alla festa saresti stata importante. Appena l'atrio del piano inferiore della villa fu visibile luci ancora più forti le riempirono la vista. Era tutto così elegante e magico, chi l'avrebbe mai pensato? Al mattino tutti sudati e sporchi nei box e alla sera tutti in giacca e cravatta ad una festa chic organizzata abitualmente dalla formula uno alla fine di ogni gran premio. Alla festa partecipavano tutti quelli che avevano un ruolo importante nelle case automobilistiche, si riuniva il meglio dei motori, dai piloti ai meccanici, dagli ingegneri ai presidenti, chiunque avesse contribuito in modo attivo alla gara e c'era anche lei, Elena, il nuovo ingegnere della Ferrari. Aveva fatto domanda alla casa automobilistica quattro mesi prima quasi per gioco, insomma era consapevole dell' impossibilità, o quasi, della cosa; chissà quanti altri avevano inviato la stessa domanda e quanti altri migliori di lei erano stati a farlo. Gli ottimi voti non le mancavano, ma era una donna e si sa: l'ambiente delle corse è sempre prevalentemente maschile; ci credeva avvero poco eppure la mail arrivò. Il nove dicembre si presentò a Maranello per effettuare le quattro prove: test a crocette in inglese, risoluzione rapida di un problema e test pratico in campo, tutte prove riguardanti ovviamente ingegneria meccanica. Alla sera tornò a casa esausta, "le faremo sapere" le avevano detto ma lei continuava a non sperarci, non poteva avere così tanta fortuna. Due settimane dopo invece arrivò la telefonata per farle sapere che aveva avuto un posto in scuderia e doveva presentarsi al colloquio con il presidente, Sergio Marchionne. Non ci credeva, doveva per forza essere uno scherzo, ma ci provò. Il 28 dicembre si presentò di nuovo a Maranello per parlare con il capo. Lui vestito in giacca e cravatta, lei con il vestito più elegante che aveva nell'armadio, ma si sentiva comunque fuori luogo, era tutto così strano. Entrò e diede gli diede la mano

-Siedi pure

Le disse il capo, invitandola a farlo anche con la mano

-Grazie mille, è un sogno per me essere qui. Insomma è una delle massime cariche che una ragazza con il mio titolo di studio possa ottenere.

Marchionne fece una smorfia di disappunto, ma Elena non ci fece caso perché il suo sogno stava diventando sempre più vero.

-Proprio di questo volevo parlarti. Tra tutte le persone che hanno effettuato la prova per entrare in Ferrari tu sei risultata quella con il maggior punteggio e la maggior capacità logica, quindi abbiamo deciso di metterti subito al lavoro con il team della formula uno per poter creare un motore all'avanguardia e in grado di competere per il mondiale.

Non le sembrava vero, lei la più brava? E da quando? Aveva scalzato ogni singolo concorrente maschio e aveva ottenuto il diritto di essere con i migliori nel box della rossa a dirigere la corsa. La cosa, sebbene non fosse mai stato il suo sogno nel cassetto, la elettrizzava e non poco.

-Però

Il mondo sembrò crollarle addosso, il però non promette nulla di buono, mai. Era convinta che ora sarebbe arrivata la batosta.

-Però dovrai firmare un contratto di riservatezza, non dovrà sapere quasi nessuno il tuo ruolo all'interno della scuderia. Sei la nostra potenziale arma segreta e se la cosa andrà a buon fine ti prometto che avrai tutto il riconoscimento che meriterai, ma per ora dovrai restare in incognito. Lo sto facendo anche per te, perché se qualcosa andasse storto di sicuro ci rimarresti male e tutti ti darebbero il doppio della colpa solo perché sei una ragazza e una come te non se ne può intendere di macchine e di corse per loro. Spero che questo non ti dispiaccia. Benvenuta nel team.

Si alzarono entrambi e si strinsero la mano. Elena era alquanto soddisfatta da tutta la faccenda anche se queste frasi non se le aspettava, anzi se le aspettava ma non era convinta di riceverle davvero. Va bene, doveva solo stare un pochino nascosta perché femmina, ma non le importava, le rimbombavano nella mente solamente le parole magnifiche che aveva detto su di lei "potenziale arma segreta". Sarebbe potuta essere un'arma e stava cominciando a crederlo anche lei. Da quel giorno tutte le mattine e tutti i pomeriggi a lavoro in una stanza tutta per lei con gli ultimi progetti e le ultime idee su come velocizzare il motore. Aveva due assistenti che le portavano tutto ciò di cui aveva bisogno e due consulenti con cui scambiare idee e confrontarsi. Il primo periodo fu abbastanza duro e difficile, ma pian piano Elena prese confidenza e quasi da sola costruì il nuovo motore, quello che quel pomeriggio aveva portato Sebastian Vettel in prima posizione vincendo così la gara.

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