CAPITOLO 2

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Una musica armoniosa riempiva l'intero primo piano e faceva da sottofondo al brusio generato dalle chiacchere. Elena aveva sceso l'ultimo gradino e non c'era nessuno ad attenderla, questo lo sapeva però la realtà la fece rimanere scossa lo stesso. Si sentiva felice per il grande passo, ma abbandonata, non sapeva con chi stare o con chi parlare. Non c'era nessuno che conosceva, solo una miriade di persone vestite in giacca e cravatta che parlavano tra di loro della magnifica vittoria Ferrari; avrebbe davvero voluto urlare che era stato tutto merito suo perché questo senso di abbandono e desolazione non le piaceva affatto, voleva poter parlare di motori anche lei, voleva poter fare conoscenza ma non era per nulla facile perché non era abituata a queste serate. Tutti questi pensieri la stavano facendo andare in crisi e il suo bisogno di fare respiri profondi era terribilmente contrastato dal corpetto troppo stretto del vestito. Un gran numero di camerieri stavano girando per la stanza, sorridendo, con vassoi riempiti di cibo e alcool e non appena uno passó vicino ad Elena, quasi sfiorandola, lei prese dall'enorme vassoio un calice di vino, champagne per l'esattezza. L' alcool la avrebbe sicuramente aiutata a rilassarsi e mandare via le inutili paranoie che la affliggevano. Strinse il bicchiere e lo avvicinò alle labbra bevendone tutto il contenuto quasi in un colpo solo, mossa non troppo intelligente perché poco dopo la testa cominciò a girarle e per un paio di minuti si ritrovò più rintontita di prima, ma poi le bollicine fecero il loro effetto e si rilassò. Si mise ad osservare il suo bicchiere con stampata l'impronta delle sue labbra e rimase affascinata da quello strano disegno pensando che infondo il vino non era così male anche se lo aveva sempre odiato, quando una voce la ridestò dai sui pensieri.

-Elena cara, ti stavo cercando. Vieni, voglio presentarti un po' di gente.

Il presidente le aveva parlato con un tono calmo e caldo, volendola quasi rassicurare. Elena si risvegliò e si sentì stupida ad aver passato tutto quel tempo prima a farsi inutile paranoie sul fatto che fosse sola, era il fiore all'occhiello della scuderia, non l'avrebbero mai abbandonata. Si sentì sollevata, poggiò il bicchiere sul vassoio di un cameriere e prestò tutta la sua attenzione a Sergio. Il presidente le disse di seguirlo perché le avrebbe presentato un paio di persone delle altre case automobilistiche, persone importanti. Dopo queste parole la felicità di Elena era quasi incontenibile le sembrava quasi impossibile che il suo momento di gloria stesse per arrivare, ma sembrava proprio essere il contrario; finalmente fu soddisfatta di se stessa e fiera di ciò che aveva fatto. Il presidente la portò prima di tutto dai piloti della Ferrari: Kimi Raikkonen e Sebastian Vettel. Elena rimase stupita nel vedere i due automobilisti vestititi in smoking per l'occasione e quasi faticò a riconoscerli; erano entrambi di stazza imponente ed entrambi sorridenti davanti a lei. Sebastian aveva un viso più dolce e umile, Kimi invece sembrava più duro e perennemente infastidito, anche quando cercava di sorridere; entrambi facevano la loro figura e non sembravano a disagio in quell'ambiente. Il primo a prendere la parola fu il presidente salutando i due ferraristi in inglese e dopo aver fatto ,ancora una volta, i complimenti a Vettel per il suo primo posto presentò la ragazza ai due.

-Seb, Kimi, volevo presentarvi Elena. Da circa due mesi fa parte del nostro team ed è una figura molto in portante per la nostra riuscita.

Il sorriso della ragazza aumentó ancora di più e rispose con una stretta di mano possente ai due che aveva davanti. I due la salutarono con garbo e si dissero molto felici di fare la sua conoscenza.

-Sergio, dove, ma soprattutto perché la hai tenuta nascosta fino ad adesso??

Il commento sarcastico (o forse no) di Vettel, riferito alla bellezza di Elena la fece arrossire e sentire un po' in imbarazzo; era abituata a lavorare con i motori, non ha ricevere apprezzamenti sulla sua femminilità, cosa che gli altri le facevano pesare di solito ritenendo che le mancasse.

-E quale sarebbe il tuo ruolo, carissima?

Domandò Kimi rivolgendosi direttamente alla bella italiana. La ragazza stava per rispondere quando Marchionne aveva già cominciato a parlare

-Si occupa di marketing. Cerca di vendervi nel modo più efficace possibile al pubblico.

Elena non voleva credere alle sue orecchie! Marketing? E che roba era? Non sapeva nulla di marketing, lei sapeva solo di motori e la cosa le riusciva anche molto ben. Allora perché non dire apertamente chi era? Era vero, lui la aveva avvisata al colloquio che ci sarebbe voluto tempo affinché venisse riconosciuto il suo lavoro, ma la gara era andata più che bene quindi non vedeva perché continuare con questa segretezza. Elena rimase alquanto basita e lo si poteva notare benissimo dalla sua faccia, i due piloti, infatti, la guardarono con sospetto dopo la sua reazione, convinti che qualcosa non andasse in lei.

-Perfetto! Allora cerca di esaltare le nostre doti e soprattutto la mia bellezza, mi raccomando, quella attira sempre le femmine.

-Kimi stai zitto, non fare sempre il maschilista e non so dove tu veda tutta questa bellezza!

-Meglio di te ,Seb, sicuramente lo sono. Non trovi, Elena?

La ragazza a malapena sentì il suo nome. Non li stava ascoltando, si sentiva profondamente offesa dalle parole del presidente e stava cercando di dar loro una spiegazione, una giustificazione, ma per quanto pensava non riusciva a trovare una risposta plausibile alla sua domanda.

-Eh? Sì sì.

Rispose senza sapere quale fosse la domanda e la cosa non passò inosservata agli altri tre presenti che stavano ritenendo la ragazza sempre più strana. Ci pensò Marchionne a smorzare l'ambiente poco lieto che si era creato.

-Ecco me la avete spaventata subito, siete i soliti. Vieni Elena andiamo via, dimenticati di questi due.

I tre scoppiarono subito a ridere mentre la ragazza rimaneva impassibile con la sua espressione contrariata, ma nessuno sembrò accorgersene. Il capo la indirizzò, con una lieve pressione sulla schiena, verso un altro gruppetto di persone che si trovava poco distante, affianco ad un tavolo pieno di cibo e davanti ad un enorme specchio che occupava la parete per tutta la sua altezza . Sergio parlò, ma Elena non capiva nulla di quello che diceva, aveva l'immagine della prima presentazione che le scorreva davanti agli occhi senza interruzione. Quando gli altri le porsero la mano capì che doveva ricambiare il gesto e mentire dicendo che era un piacere conoscerli. La sua stretta questa volta non era per niente forte, ma flaccida e debole ed esprimeva a pieno i suoi sentimenti. Il presidente parlò di nuovo e appena lei sentì per la seconda volta l'espressione "si occupa del marketing..." le venne la nausea e le se chiuse lo stomaco. Respirava sempre più affannosamente e il vestito non la aiutava affatto, si stava sentendo male, si stava sentendo svenire. Non voleva aggiungere lo svenimento alla lista delle cose di cui pentirsi così molto garbatamente chiese scusa ai presenti e si allontanò in cerca di un po' d'aria. Girò per l'enorme primo piano della villa, ma non riusciva a trovare quello che cercava e non riusciva a calmarsi. Tutta quella delusione si stava pian piano trasformando in rabbia, una forte rabbia, così decise che la soluzione migliore sarebbe stata l'alcool. Cercò il bancone del bar e dopo aver girato per due volte l'interno della villa lo trovò e si accasciò su uno degli sgabelli, senza prestare la minima attenzione a quello che la circondava; ordinò un Margarita e se lo gustò, o almeno avrebbe voluto gustarselo.

La mia vita || Ferrari Where stories live. Discover now