Capitolo 16

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Non riesco a smettere di chiedermi se quei sogni, o meglio incubi, siano reali o solo il frutto della mia immaginazione contorta. Sarà stato davvero Barn a mordere Sophie e a ridurla in fin di vita? Offuscata da tremende sensazioni, ripenso anche alla parte iniziale dei miei sogni. Arrossisco ancora adesso. Perché più una cosa è irraggiungibile e più la desideriamo? Vorrei avere delle risposte certe. Un tempo c'era l'Albero Sacro ad aiutarmi, almeno in parte. Tentar non nuoce, rifletto tra me e me. Mi alzo in fretta dal mio giaciglio e, per fare più alla svelta, mi calo dalla mia finestra. Con un balzo sono nel cortile. Essere un vampiro, talvolta, è davvero comodo. Mi guardo attorno per essere sicura che non ci sia nessuno nei paraggi; non vorrei che qualche scagnozzo andasse a riferire a Kian che mi diverto a sgattaiolare via quando nessuno mi controlla. Se lo venisse a sapere, come minimo, mi rinchiuderebbe nella mia stanza, e forse getterebbe via pure la chiave. Sorpassato il vecchio cancello arrugginito tiro un sospiro di sollievo e corro verso la mia direzione. In breve tempo sono di fronte al tronco possente dell'Albero Sacro. La sua cavità mi invita ad entrare. Muovo qualche passo incerto verso il legno scuro che compone la corteccia. La sfioro e vengo investita da una forte energia vitale. Mi fa sentire così viva. Non resisto, entro nell'incavo. L'Albero Sacro non riconosce la persona che ero un tempo, si è scordato della mia umanità e mi sbalza via senza alcuna grazia. Sono per terra, ancora scossa a causa del forte impatto contro il terreno. Non mi do per vinta così facilmente, ci riprovo, concentrando tutta la mia forza per riuscire a resistere alla sua potenza. Mi sento come un debole fuscello al suo interno, incapace di contrastare il potere dello Spirito. "Non sei più un'umana" pare urlarmi una voce.
"Ma sono sempre io dopotutto!" le ribatto. Delusa abbandono il mio intento e mi rialzo.
– Devi imparare ad apprezzare la tua natura – mi sussurra qualcuno.
Sono sorpresa che sia capitata qui proprio in questo momento delicato.
– Un licantropo che incoraggia un vampiro ad amare la sua natura non è molto credibile – cerco di essere ironica.
– Come stai Amelie? – mi chiede dolcemente Joanna.
Le faccio un cenno che non sta a significare nulla.
– Dai facciamo due passi – mi esorta lei. Siamo giunte alla tana e la mia delusione è svanita solo in parte.
– Dàna sta crescendo bene? –
Non mi risponde, mi prende una mano e mi conduce all'interno della tana, verso il suo antro. Dàna dorme pacifica sopra una culla abbastanza improvvisata.
– E' troppo calma per essere tua figlia – esclama sorridendole.
– Ha preso da Robert – e le accarezza la fronte.
– Avrei voluto essere un licantropo come voi... - affermo ad un certo punto sfiorando la minuscola manina di Dàna. Joanna mi prende allora per le spalle, obbligandomi così a guardarla dritta negli occhi.
– Smettila di colpevolizzare il tuo essere. Nessuna specie è migliore di qualcun'altra -
- Voi siete tutti così uniti, così comprensivi l'uno con l'altro. Siete una cosa sola. Il branco ha un unico cuore diviso tra tutti voi -
- Non siamo così diversi come credi – le sue mani aumentano la pressione sulle mie spalle. Joanna mi domanda come vanno le ricerche e tutte le altre questioni in sospeso al covo. Le racconto tutto nei dettagli, mentre lei mi ascolta con attenzione non lasciandosi scappare nemmeno un particolare.
– Se ti serve il nostro aiuto basta chiedere, lo sai – mi rivolge uno dei suoi soliti sorrisi che mi fanno sciogliere.

Faccio rientro al covo per timore che qualcuno noti la mia lunga assenza. Nonostante questa consapevolezza, me la prendo con calma. Non utilizzo le mie "capacità" in grado di trasportarmi da un posto all'altro in brevissimo tempo. Osservo la natura che mi circonda e cerco di non pensare alla fame sempre più forte. "Devo distrarmi".
Ogni tentativo di distrazione è futile. Non mi piace chiamarla "fame", è piuttosto una necessità, un vuoto che si sostituisce a qualsiasi altra sensazione. Un bisogno che diventa sempre più impellente e incontrollabile. Un odore attiva il mio olfatto sviluppato. Non è una fragranza qualunque, da un po' di tempo a questa a parte è diventata quasi famigliare. Sangue. Mi lascio trasportare dai miei sensi. Mi conducono da una carcassa di un animale. Deve essere morto da poco, il sangue sembra ancora scorrere all'interno delle sue vene. Inizialmente provo ribrezzo e vorrei andarmene. Poi la necessità e il bisogno si fanno più intensi. Supero la repulsione e mi abbasso a livello terra, accanto alla povera bestiola priva di vita.
– Mi abituerò mai? – penso ad alta voce. Ogni pensiero o disgusto svanisce, mi avvento su di lui e mi nutro. Non siamo diversi, siamo uguali, due bestie. Vorrei provare un sentimento sgradevole, che mi faccia destare e scappare via. Non succede nulla, però. Resto finché la fame non si è placata del tutto.

Sono quasi arrivata al covo, solo ora mi ricordo dell'appuntamento che avevo con Piers in biblioteca. Mi affretto e cerco di scacciare lo scompiglio interiore che sto provando. Lui è già seduto che mi sta aspettando.
– Ciao ritardataria – la sua voce mi innervosisce. So che sta solo scherzando, ma sono ancora scossa e la mia voglia di ridere è pari a zero.
– Mettiamoci all'opera – sentenzio prendendo posto al suo fianco. Piers capisce al volo che non è aria così si tuffa nuovamente nel libro che stava studiando.
– Ho scoperto delle cose -.
Gli mostro il foglietto con gli appunti presi dal mio pc nella mia vecchia casa.
– Molto probabilmente questa è la posizione del famoso "Bosco dei Sentieri" -
- Come hai fatto a trovare queste informazioni? – è sorpreso sul serio. Resto sul vago. So che sospetta che sotto ci sia altro, ma non osa fare domande.
– Ora dobbiamo solo scoprire qualcosa su questo famigerato capo dei Vampiri Ribelli -
- Già – mormoro perdendomi con lo sguardo tra gli scaffali impolverati della biblioteca.
– Qualcosa ti turba e parecchio – mi risveglia dai miei pensieri.
– Se ne vuoi parlare – aggiunge poco dopo. Dopo un po' di tentennamento decido di confidarmi. Gli rivelo dei miei incubi e delle mie supposizioni.
– Dobbiamo trovare al più presto Barnaby – commenta alla fine lui. Solo lui può dirci come sono andate le cose.
– Ti aiuterò Amelie, te lo prometto – inaspettatamente si avvicina e mi stringe una mano. Sento dei brividi espandersi per il mio corpo e mi scosto all'istante. Questi gesti inaspettati mi confondono ulteriormente, mandandomi totalmente in tilt.
– Grazie – rispondo sbrigativamente, prima di defilarmi.

Sto per entrare nella mia stanza quando uno dei vampiri fidati di Kian mi ferma e mi comunica che mio padre mi vuole vedere. 

L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora