Capitolo 8

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I miei pensieri sono ingarbugliati. L'unico posto che mi appare sicuro è la mia stanza, tra queste quattro pareti ci sono solo io, nessuno può ferirmi o incasinarmi le idee. Quando mi decido ad uscire scopro, dal continuo vociferare di alcuni vampiri che probabilmente hanno assistito, che la tortura è terminata. Parlano con fierezza e soddisfazione. Esaltano tutto il male che è stato infierito al vampiro ribelle, sono lieti di sapere che è stato punito a dovere. Ma come può la violenza risolvere ogni questione in sospeso? I vampiri continua a parlottare, li ascolto senza farmi accorgere troppo. La loro conversazione prende una piega diversa, iniziano a riferirsi su alcune informazioni che sono riusciti a estrapolare al condannato. Vorrei tanto sapere di che informazioni si tratta, vorrei poterlo domandare direttamente a Kian, ma chissà dov'è. Faccio ritorno verso la mia camera, un po' amareggiata. Qualcosa però, frena il mio proseguire. Sono dei gemiti di dolore che provengono dalla stanza dove alloggia Sophie. Mi accosto alla porta per udire meglio. Sophie si lamenta e presumo che la sua salute stia peggiorando. Mi appoggio con l'orecchio al legno ruvido e origlio. Dovrei spingere e vedere come sta, aiutarla a riprendersi. Invece resto ferma, immobile, uditrice del suo dolore distruttore. Corro in biblioteca e, consapevole di essere stata menefreghista nei suoi confronti, come per rimediare, inizio a cercare come una matta informazioni sulla trasformazione da umani in vampiri. Sfoglio decine di volumi, finchè, con gli occhi rossi e pesanti, scorgo i chiarimenti che stavo tanto cercando. Leggo velocemente, scorrendo riga per riga. Lo scritto è molto chiaro: la trasformazione non sempre va a buon fine, spesso se la persona è troppo fragile rischia di perdersi e di smarrire la sua anima, divisa tra l'essenza umana e quella vampira. Si deperisce lentamente, impazzendo tra allucinazioni e visioni. Forse è questa la fine che sta facendo Sophie. Dovrei aiutarla, ma qualcosa continua a frenarmi.

Cinque giorni, trascorsi costantemente tra la mia stanza e la biblioteca. Non ho più incontrato Piers, per fortuna. Passo il mio tempo a leggere e a documentarmi. Nella mia camera non ho quasi più spazio per i libri, ricoprono gran parte del pavimento e del mio letto. Nonostante sia un vampiro e l'oscurità dovrebbe essere la mia dimora, di notte la biblioteca diventa paurosa e completamente buia, così ho deciso di portare, un po' alla volta, i libri che mi interessano direttamente nel mio rifugio. Non sono neanche più passata davanti all'alloggio di Sophie, non ho fatto nulla per soccorrerla, se non cercare di capire da cosa fossero provocate le sue continue crisi. Cinque giorni senza gli allenamenti, in pausa a causa del vampiro ribelle. Cinque giorni di stand-by. Verso sera due vampiri urlano per i corridoi che dobbiamo trovarci appena dopo il tramonto nel cortile del covo. Al momento non li sto nemmeno ad ascoltare, poi aggiungono che è stato "il vice" ad incaricarli. Vorrei continuare a essere disinteressata, ma sono desiderosa di conoscere il motivo per cui ci vuole riunire. Durante l'attesa mi immergo nella lettura, senza accorgermene passano le ore. Quando rialzo la testa dalle pagine la luce sta calando e il sole è già quasi tramontato. Sono in ritardo. Deposito il libro, facendo un'orecchia alla pagina per mantenere il segno, e poi esco in fretta e furia. Quando giungo nel cortile il sole è calato e i vampiri sono già tutti radunati. Kian primeggia su tutti loro e sta per ordinare qualcosa, quando si accorge del mio arrivo. Ci lanciamo un'occhiata fulminea, poi io prendo posto tenendo basso lo sguardo. E' in disappunto per il fatto che sia in ritardo e che l'abbia fatto aspettare. Non mi interessa, che mi guardi pure con tutta la contrarietà che vuole.
– Vi ho riunito qui stasera, perché alcuni dei miei più fidati uomini hanno intravisto delle presenze nemiche nei dintorni del nostro covo – inizia a dire Kian.
– Ci aspettiamo un attacco da parte dei vampiri ribelli. Supponiamo sia una sorta di vendetta per aver detenuto uno del loro clan – fa scorrere il suo sguardo tra la folla.
– Dobbiamo allenarci, essere pronti e combattivi – la sua voce forte risuona nell'aria serale.
– Da stasera ricominceranno i combattimenti -.
Termina così il suo breve discorso esortante. Dobbiamo formare delle coppie e mettere in pratica tutto ciò che abbiamo appreso fino a questa parte. L'unico obiettivo è sconfiggere il nemico, come dice Kian "ridurlo in brandelli". Non approvo, come al solito, questa sua prospettiva. Dato che fino ad adesso la mia attenzione era stata rubata da altro, improvvisamente mi rendo conto di chi è il mio partner nella lotta. Piers è proprio di fronte a me e mi fissa con un'espressione indecifrabile. Possibile che capiti sempre in coppia con lui? Kian da inizio all'allenamento e Piers mi assale istantaneamente. Resto intontita e disorientata. In breve mi riprendo e metto da parte ogni pensiero che mi offusca, per concentrarmi solamente nello scontro. Mi carico di un'energia imprevista e colpisco Piers. In questo momento non bado alla tecnica o alla precisione, il mio unico intento è abbattere il mio avversario.
– Hai tirato fuori gli artigli, dolce Amelie? –
"Dolce Amelie".
Per poco non mi viene da vomitare. Un colpo e poi un altro, ma Piers mi blocca prima che lo raggiunga.
– Cosa ti è preso? – affermo disgustata dal suo modo di fare stucchevole. Piers mi sfiora leggermente un fianco. Non è una mossa che fa parte della lotta.
– Mi sei mancata in questi giorni – mi sussurra avvicinandosi, fingendo di colpirmi. Lo scosto subito bruscamente, battendo una mano sul suo petto.
– Ammetto che non mi sia pentito, però non intendevo oltraggiarti – e mi lancia uno sguardo pieno di tensione e, al tempo stesso, di dolcezza.
– Pensavo fossimo amici – mormoro con la voce ansimante per il troppo movimento. Alzo veloce una gamba e gli indirizzo un calcio nel fianco destro. Non risponde alla mia affermazione e continua per la sua tangente.
– Tu sei diversa – mi prende un polso e me lo gira provocandomi una fitta. Resisto al dolore e, con la mano libera, cerco di metterlo fuori gioco. Afferra anche questa e mi costringe a guardarlo dritto in faccia.
– Lui non ti capirebbe, io si – so a chi si riferisce.
– Smettila Piers – digrigno i denti.
– Noi due siamo simili. Io potrei proteggerti -
- Non ho bisogno di protezione – sibilo alquanto infastidita. I suoi occhi si arrossano e la sua espressione cambia, diventando rigida e tesa.
– Lui è troppo preso dal suo mondo – ancora quel riferimento.
Vuole mettere alla prova i miei nervi. Mi slego dalle sue mani e continuo il combattimento. Tra una percossa e l'altra il mio guardo sfugge dalle grinfie di Piers e vaga più in là, fino ad arrivare a Kian. E' in disparte e osserva molto attentamente tutti i duellanti, anzi no. Sta costantemente fisso dalla mia parte e le fiamme gli bruciano le iridi. Ha assistito al continuo farfugliare tra me e Piers e ora ne sembra saturo. Grida lo stop agli allenamenti e ordina a tutti i vampiri di rientrare al covo. La sua voce è autoritaria e inflessibile. Piers cerca ancora di attaccare bottone ma io lo liquido con una semplice occhiata. Ora basta. Uno ad uno tutti varcano la soglia del covo e spariscono al suo interno, anche Piers. Mi è sembrato rattristato e irritato dal mio comportamento. Sto per oltrepassare anch'io l'entrata quando un braccio si sovrappone tra me e il portone.
– Tu no, ti devo parlare Amelie – ecco il suo tono perentorio, un po' mi mancava.
Lo guardo e cerco di leggere i suoi modi e il perché del suo trattenermi. Per un momento non c'è più rabbia o fiamme ardenti pronte a devastare ogni cosa, ma un'affettuosità che mi paralizza. Tutto passa molto in fretta, torna brusco e distaccato.
– Come vanno gli allenamenti con Piers? -
- Il solito – cerco di stare sul vago, ma lui non molla. Kian fa un passo verso il mio corpo tremante per colpa di mille emozioni diverse.
– Non voglio effusioni durante i combattimenti -
- Non c'è stata alcun tipo di effusione – almeno non da parte mia. Fa un altro passo e sta fremendo.
– L'hai fatto apposta Amelie? Perchè sapevi che ti stavo osservando? –
Ma come gli salta in mente un'assurdità del genere?
- Credi davvero sia così subdola – cerco di pungerlo con il mio sguardo. Sono arrabbiata, delusa e furente. Non ha mai capito nulla di me e si ostina a fare il superiore. Kian si avvicina ancora, mi prende per le spalle e, inaspettatamente, con la voce incrinata e combattendo contro il suo orgoglio di ferro, mi porge una domanda.
- Vuoi stare con lui? –
"Vuoi stare con lui?"
Perché non capisce la verità? Dovrei articolare una risposta degna ma sibilo solo un commento inappropriato.
– Non voglio stare con nessuno -
- Ma passi il tuo tempo con lui – mi chiedo come faccia a saperlo, ma sorvolo sulla questione.
– Non ti dovrebbe interessare con chi passo il mio tempo Kian – sottolineo il suo nome con un certo fastidio.
E' la goccia che fa traboccare il vaso. Mi prende per un braccio e mi trascina via dall'entrata, in un angolo piuttosto nascosto sul retro del covo. Mi spinge contro una parete rocciosa e mi squadra senza più nessun controllo. Il luccichio divampa come un incendio.
– Non mi dovrebbe interessare? – mi prende il mento e me lo alza.
– Perché siamo solo due conoscenti? – stringe la presa sul mio viso.
– O due amichetti? – lo sento ardere.
– Dimmelo Amelie, dannazione – comincia a spaventarmi. Prendo fiato e coraggio.
- Tu non mi hai mai dimostrato nulla che mi facesse capire il contrario -.
La stretta sul mento si trasforma in una carezza che percorre la mia guancia e poi il mio collo.
– Io non ti capisco – le mie parole sono tremolanti. La sua mano smette, per pochi secondi, di percorrermi. Le fiamme si attenuano ed è come se stesse riflettendo. Dopo poco sembra risvegliarsi e cattura i miei occhi nei suoi. La sua mano corre alla mia nuca e il luccichio riprende vigore. La sua bocca arriva sulla mia, spaesata. E' violento e senza nessuna grazia. Vuole solo esplorarmi e assaporarmi senza nessun ritegno. Si stacca giusto il tempo per sussurrarmi.
– Questo lo capisci? –
Riprende subito a baciarmi, con impeto e bramosia. Non faccio nulla per scostarlo, mi sento come una preda nelle fauci della bestia affamata. La sua mano raggiunge la mia schiena cosparsa di brividi. Ogni suo tocco è smanioso e veemente, senza alcuna delicatezza.
– Questo lo capisci? – mi ripete con voce arrochita. Le sue labbra ritrovano immediatamente la mia bocca gonfia dei suoi baci. Dovrei fermarlo, ma non riesco a fare altro che perdermi nelle sue braccia desiderose.  

L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)Where stories live. Discover now