Capitolo 5

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Sono trascorsi due giorni. Due giorni tra la biblioteca e gli allenamenti. Mio padre e Kian hanno deciso di intensificarli, ci vogliono preparati e reattivi. So che, da quando si è sparsa la voce delle mie supposizioni, la tensione al covo è aumentata e tutti hanno iniziato a disperarsi, cercano di rafforzarsi per bloccare una possibile minaccia da parte dei vampiri ribelli. Mi impegno con tutta me stessa durante il combattimento e mi lancio contro l'avversario come se fosse il mio peggior nemico. Spesso mi trovo in coppia con Piers. Con lui mi sento libera di colpire senza nessun timore, di lasciarmi completamente andare nella lotta. Lui non mi tratta come una povera donzella in pericolo, ma come una sua simile, alla sua altezza. Terminati gli allenamenti sono stremata e svuotata da ogni pensiero. Allenarmi mi fa bene; mi fa dimenticare ogni preoccupazione, ogni mia debolezza. E' uno sfogo che mi libera e mi fa sentire forte e vigorosa. La fatica, però, dopo una manciata di minuti scompare e ritorno in forma e più energica di prima. Sarà che, ormai, da vampiro la stanchezza è quasi inesistente e il mio corpo è in grado di rigenerarsi con molta velocità. Sto per fare ritorno nella mia camera, quando due occhi azzurri incrociano i miei. Mi guardano con un misto di supplica e sfida. E' Sophie, la povera fanciulla indifesa. Volgo lo sguardo altrove, ignorandola di proposito, dirigendomi verso il piano superiore. Lei resta ancora lì, come spaesata e confusa. Mentre raggiungo la mia stanza, non posso fare a meno di ripensare alle sue iridi così chiare e alla sua leggerezza. Forse a Kian piace tanto perché possiede quella delicatezza che io non ho. La sua raffinatezza e la sua ingenuità, probabilmente, hanno incantato la rudezza del vampiro Kian. I lineamenti armoniosi di Sophie non riescono ad abbandonare la mia testa. Mi getto sotto l'acqua gelida di una sorta di doccia in un gabinetto adiacente alla mia camera, per scordare tutto e tutti. Il freddo mi entra nelle ossa e mi fa tremare. Mi faccio male da sola, come una stupida adolescente incapace di affrontare i problemi. Mi siedo sul fondo della doccia e ripenso al fatto che io sono un'adolescente, che sono giovane e che il mio futuro è ancora tutto da costruire. Avevo scordato di essere solo una "ragazzina", come mi aveva apostrofata più volte Kian, con milioni di traguardi ancora da raggiungere. Ancora fradicia torno nella mia stanza e mi avvicino all'unica finestra presente. Ho sempre tenuto le finestre abbassate e impedito alla luce di infiltrarsi dentro. Appoggio le mani alla corda ruvida e inizio a tirare verso il basso. Un'ondata luminosa mi invade l'abitacolo. Strizzo gli occhi per l'iniziale fastidio, ma subito dopo li riapro e mi appiccico sul vetro umido per scrutare il bosco. Sono al primo piano e ho una certa visuale da quassù. I miei occhi vagano molto più in là, dove c'è la tana dei licantropi. Mi manca Joanna, è da molti giorni che non la vedo. Devo tornarci, al più presto. E' notte e il sonno non vuole arrivare. Scendo giù, fino alla biblioteca. L'ultima volta ho lasciato diversi libri in disparte, devo studiarli e continuare le mie ricerche. Un rumore. Proviene dall'entrata della biblioteca. Mi metto in allerta e mi giro per vedere cosa sia stato. Non ci posso credere, davanti a me c'è una timida Sophie che sta cercando di entrare nel mio territorio, nel mio tempio di pace.
– Che diavolo ci fai qui? – sono diretta e alquanto infastidita.
Avanza di un passo e si contorce la mani.
– Ho sentito che stai facendo delle ricerche e volevo aiutarti –
Cosa? E' troppo. Magari l'ha mandata Kian per "riallacciare" dei rapporti che non sono mai esistiti.
– Non ho bisogno di nessun aiuto e ora vattene – sono cattiva e non mi pento di esserlo.
– Cos'hai contro di me? – ha la voce lacrimevole.
E me lo chiede anche?
- Non ho tempo per stare a parlare con te, vai dal capo dei vampiri magari lui ha bisogno del tuo aiuto – l'oscurità mi avvolge e mi annebbia la mente. Sophie sembra non capire e io non ho voglia di starle a spiegare cosa intendessi con la mia allusione. Le urlo un'ultima volta di andarsene e le sbatto la porta in faccia. Sento i suoi passi leggeri salire le scale. Ho forse esagerato? "No, no" ripeto a me stessa. Mi immergo nella lettura ma continuo a distrarmi. Stasera non è la serata adatta per scoprire qualcosa di più sui vampiri ribelli. Una passeggiata nel bosco mi farà bene e mi rinfrescherà le idee. Sguscio fuori dal covo silenziosamente e mi tuffo nella fitta vegetazione. Imbocco la strada verso la tana, ma poi cambio idea. Sono troppo agitata e farei solo preoccupare inutilmente Joanna e, nella sua attuale condizione, deve solo riposare. Proseguo a camminare e mi perdo in continui pensieri che mi fanno perdere la rotta iniziale. Vago casualmente senza una meta. Decido di fare ritorno e di rifugiarmi poi nel mio letto. Un bella dormita ristoratrice è ciò che mi serve. Cerco il percorso per il rientro ma il mio istinto è in panne. Mi concentro, ma il mio fiuto e i miei sensi sono bloccati. Improvvisamente l'oscurità mi appare minacciosa e non più mia amica. Aumento il passo e rifletto per trovare la via da percorrere. Il buio è sempre più denso e si mischia alla mia paura. Il mio olfatto odora qualcosa, come metallo. Devo proseguire, è tutto nella mia testa.
– Non si scappa più adesso -.
A chi appartiene questa voce? Forse è solo una mia immaginazione. Provo a correre ma un riflesso luccicante mi frena.
– Sei prigioniera -
- Chi sei? – grido forte.
Un flebile raggio di luna illumina prima una lama e poi una figura tosta che mi punta con la sua arma. L'uomo fa un balzo e la lama mi sfiora il costato. Mi scosto immediatamente ma sono già ferita. Trovo la forza e salto addosso all'uomo buttandolo a terra. E' prestante e in un secondo è sopra di me, con la sua lama sul mio collo.
– Tra poco sarai solo un piccolo e insignificante pezzo di vendetta -
- Che vuol dire? – non capisco le sue parole e il panico comincia farsi strada. Riesco a liberare una gamba e a tirargli un calcio in mezzo alle gambe. L'uomo urla di dolore e io prendo la sua momentanea debolezza per scivolare via da lui e fuggire. Vorrei continuare il combattimento ma lui ha un'arma, proibita per giunta, e sarebbe sempre in vantaggio rispetto a me. Corro all'impazzata e il mio istinto si riaccende, ora so dove andare. L'uomo mi insegue e vuole farmi fuori a tutti i costi. Il covo è sempre più vicino ma il mio aguzzino non demorde. E' a pochi passi da me e sento il suo respiro rancoroso sul collo. Poi ecco il cancello arrugginito del covo, forse sono salva. Non faccio in tempo a pensarlo che il mio carnefice mi afferra per una caviglia, facendomi ruzzolare a terra. E' già pronto a colpirmi con la sua lama affilata, ma io sono più veloce e gli assesto un calcio in pieno viso. L'uomo geme di dolore e io, nel frattempo, mi rialzo e ricomincio a correre, ormai senza fiato, verso la mia incolumità. Tra gli alberi noto un'altra figura, spero non sia un suo complice.
– Amelie! – urla quest'ultimo. Aguzzo la vista e mi accorgo, con immenso sollievo, che si tratta di Piers.
– C'è un uomo che mi vuole uccidere! – grido andandogli incontro. Piers mi supera all'istante e fa un balzo verso l'uomo che ci ha raggiunti. Piers colpisce il nostro aggressore, probabilmente già stanco, un paio di volte. L'uomo cerca di reagire e, dopo una breve lotta, Piers con un'agile mossa brandisce l'arma dell'uomo e lo ferisce.
– Maledetti – mormora a mezza voce l'uomo prima di indietreggiare.
– Vattene e non provare a tornare – gli intima Piers.
L'ha risparmiato e non so se sia stata una scelta saggia. Ora che siamo soli e che posso tranquillizzarmi mi accorgo del dolore lancinante al costato.
– Ti ha ferita quel bastardo –
Non riesco a rispondergli e faccio per accasciarmi. Piers anticipa agilmente la mia caduta e mi sostiene in tempo. E' tutto molto confusionario, vedo a sprazzi l'interno del covo andare e venire. Piers mi appoggia sul pavimento e chiede aiuto. Una piccola folla di vampiri si raduna attorno a noi. Le loro facce mi sembrano tutte uguali, anzi no assumono improvvisamente le sembianze del mio carnefice. Mi agito e mugugno parole insensate. E' l'effetto del veleno di quella maledetta arma. Tra tutte quei visi identici ne compare uno che riconosco. E' lontano, poi sempre più vicino. Si fa spazio tra i vampiri ammassati e poi la sua espressione sconvolta si sofferma su di me. Mi strappa dalle braccia di Piers e mi trasporta altrove. Le voci dei vampiri si affievoliscono fino a sparire. Entriamo in una stanza, la stanza di Kian.
- Non è grave – comincio a sussurrare. Kian mi posa sul suo letto e mi esamina. Non ha nemmeno chiesto a Piers cosa fosse successo e dove fossi ferita. Mi alza la maglietta e sto per di imbarazzo.
– Non è grave – anche se mi gira la testa.
Sono mezza nuda davanti ai suoi occhi e mi sento così stupida. E' teso, scosso quasi sgomento. Mi sfiora la ferita e la analizza, senza mai dire una parola. Se ne va per qualche minuto poi torna con qualcosa tra le mani. Credo siano un unguento e della carta imbevuta di qualche disinfettante. Non ce la faccio a sentire le sue mani sul mio copro.
– Non è grave – dico per l'ultima volta, per poi scoppiare a piangere. Kian resta a guardarmi stupefatto per un po', mentre i singhiozzi si impossessano di me e della mia volontà. Mi passa la carta disinfettata sul costato fino a ripulire tutto il sangue secco, in seguito mi spalma l'unguento con delicatezza fino a che la mia pelle non lo ha assorbito. I suoi palmi accarezzano il mio fianco e mi stupisco di aver desiderato per così tanto tempo quelle mani ruvide. Non mi riveste, mi lascia mezza svestita e mi brucia con i suoi occhi. Una fitta mi provoca un capogiro, non vedo più Kian e il suo luccichio splendente. Un'ultima lacrima mi attraversa il viso e io mi lascio andare al sonno.

L'oscuro mondo di Amelie 2 (COMPLETA)Where stories live. Discover now