Capitolo 20

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Piccole briciole cadono, ormai da qualche minuto, dal pane che una bimba davanti a me tiene in mano, hanno formato un piccolo tappeto color beige sull'erba tagliata. La sua mamma la tiene d'occhio da una panchina, così come fanno le altre donne con i propri figli. Venire al parco, a volte, mi aiuta a pensare chiaramente, ma in questo momento rimango solo ad osservare la bimba che si trova lontana di qualche metro. Penso a lei e al possibile corso della sua vita, invidiandola perché in quel percorso con lei, anche se litigheranno, ci sarà la donna che la guarda con adorazione.

Stasera Stefan parte e Clarissa lo accompagnerà in questo viaggio, mi è difficile accettarla come una possibile compagna di vita di mio padre, i miei sentimenti verso di lui sono cattivi, ma vederlo contento con un'altra donna è alquanto difficile. Quando torneranno dovrò per forza stare con loro a casa, a sopportare le loro moine e i ruoli di genitori che hanno smesso di fare da tanto tempo e ora come se non fosse successo niente rivogliono indietro. Non credo che JJ vorrà restare da noi quando Stefan e Clarissa torneranno, è contrario a questa relazione, lui se ne tornerà nel suo appartamento oppure andrà nel college che ha scelto. Dovrei prendere una decisione anche io. Prima che succedesse tutto questo putiferio, la settimana scorsa mi sono arrivate le lettere d'ammissione delle università di Yale e della Columbia. La prima è a due ore di viaggio da qui e l'altra è proprio qua a New York. Se andassi a Yale, non avrò più a che fare con Stefan, in fondo è da qualche anno che aspettavo questa occasione, ma ciò vuol dire anche lasciare la nonna, William e JJ che tra l'altro non so dove andrà.

Sento il mio cellulare squillare e lo prendo dalla borsa, leggo il nome sul display e un sorriso si impossessa del mio volto.

"Pensavo fossi morto." Spero tanto che non sia più arrabbiato con me.

"Lo sarò se non mi raggiungi a casa tua in meno di dieci minuti." Lo sento parlare piano, non pensavo ci andasse oggi per stabilirsi.

"Sei già lì?"

"Si, mia madre ha insistito tanto. Più che altro mi ha minacciato, quella donna mi ha in pugno!" Rido della sua voce scocciata e prepotente, non credo che sua madre l'abbia minacciato, per quanto non la accetti, non mi sembra il tipo.

"Sarò lì tra mezz'ora." Lo informo, alzandomi dalla panchina e dando un'ultima occhiata alla bimba prima di girarmi e andare a cercare un taxi.

"Cosa?! Dove cazzo sei andata?"

"Ehi, calmo! So che sono difficili da sopportare, basta che tu ignori mio padre e anche Clarissa."

"Sarebbe molto più semplice se il tuo vecchietto non fosse qui a rompermi le palle." Sputa velenoso, anche William è a casa.

"Non fare niente JJ, vai in camera mia e rinchiuditi."

Mi sembra un bambino capriccioso a volte, non so come faremo nei prossimi giorni. Chiudo la telefonata e salgo su un taxi che mi porta in meno di mezz'ora a casa per la felicità di quel ragazzo.

Davanti alla dimora Hamilton ci sono tre auto, una è di JJ, la seconda è di Wil e la terza dovrebbe appartenere a Clarissa. Prima di entrare, noto che la signora Flecher, come suo solito, sta spiando la nostra casa dalla sua finestra. Spero tanto che non venga ad impiacciarsi come ha fatto la volta in cui William si è trasferito qui.

"Faith, cara!" Mi viene incontro una Clarissa contenta e con le braccia aperte, pronta ad abbracciarmi quando raggiungo il salone. Tento di sembrare un po' contenta nel vederla, ma non ci riesco. Si avvicina tanto a me ed evita di abbracciarmi quando mi vede contrariata.

"Per favore, Faith. Fai uscire JJ dalla stanza in cui si è rinchiuso." Mi sussurra supplichevole, accenno un flebile "Ok." e salgo le scale.

"JJ, sono io, apri." Busso piano alla porta bianca in cui una volta c'era la scritta Principessa, fatta da mia madre. Dopo la sua morte, nessuno ha osato chiamarmi così apparte JJ che nonostante le mie minacce non ha mai smesso di farlo e alla fine ho lasciato perdere.

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora