Capitolo 33

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POV'JJ

Premo il piede sull'acceleratore, facendo ruggire la mia porche. I finestrini aperti fanno entrare tutto il vento che scompigliano i miei capelli troppo cresciuti.

Sono tre giorni che giro senza trovarla, senza sapere dove diavolo sia finita.
Ho paura che possa esserle successo qualcosa e non sopporto provare queste emozioni.
Non ho mai dovuto più avere paura per nessuno da quando avevo allontanato le persone per me importanti dalla mia vita. Ora però sembra che il mondo si sia stancato di ignorarmi e di lasciarmi in pace.

Accosto davanti a casa Hamilton, scendo dall'auto e con la coda dell'occhio vedo la vicina impicciona che sposta le tende da una delle finestre di casa sua. Non ha mai osato rivolgermi la parola e penso che mai lo farà. Sia lei che la sua cerchia di streghe come le chiama Faith.
Prima di entrare in casa, senza voltarmi verso la sua direzione, alzo il braccio e le mostro il dito medio.
Con un sorriso entro, ma divento serio quando sento le voci di mia madre e di William parlare.
Alcune delle cameriere che ha assunto Clarissa corrono da una parte all'altra.
I due stanno discutendo, cosa che fanno spesso da quando si sono accorti che Faith è sparita.
Uno perché è veramente preoccupata per la mia principessa e l'altra perché vuole far trovare Stefan la famiglia al completo quando tornerà.

"L'hai trovata?" Mi chiede mia madre appena mi vede.
Non mi degno di aprire bocca, muovo solo il capo in negazione.

"Non è possibile che quella ragazzina sia sparita nel nulla, da qualche parte deve essere!" Urla la donna che mi ha dato la vita, portandosi le mani sui capelli.
Le cose non stanno andando come piace a lei e ,come me ,odia quando niente è sotto il suo controllo.

Senza aggiungere altro, sparisce in cucina dove la sentiamo urlare alle cameriere. Fossi in loro, mi sarei già licenziato avendo una sclerata come datore di lavoro.

"Stefan ha anticipato il suo volo e vuole cenare con tutti noi."
Mi informa William, guardandomi sicuramente per chiedermi per l'ennesima volta se ho chiamato i nostri amici in comune o qualcuno che possa averla vista.
Ha delle occhiaie marcate, sono sicuro che la notte anche lui la cerca nei luoghi in cui gli ho detto dove potrebbe trovarsi.
Inizialmente non voleva credere che Faith potesse frequentare quei posti, ma ha dovuto ricredersi quando una sera l'ho portato dietro con me. Chiedendo in giro, in molti sapevano chi fosse Faith ed è stato piacevole, guardare la faccia avvilita del vecchietto.

"Spero per te che ritorni."
Lancia la sua minaccia e se ne va anche lui.
Stanco mi lascio andare sullo schienale del divano, portando indietro la testa e chiudendo gli occhi.

Nel momento in cui si è messa a piangere per lasciarla andare, non ho potuto rifiutare la sua richiesta.
Capisco la necessità di stare soli quando ti senti soffocare dai tuoi pensieri, ma ora non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta.
Oltre alla paura, dentro si fa spazio anche la necessità di averla vicina, di sentire il suo profumo, di guardarla e battibeccare con lei.
Sbuffo, scalciando i piedi. È fastidioso provare tutto questo.
Prendo una sigaretta, l'accendo e inspiro sperando di alleviare un po' questo peso che non ho mai provato.

~•~

Penso che la faccia di Clarissa stia per restare paralizzata con un sorriso falso e forzato per tutta la sua vita.
Stefan la sta abbracciando, dietro di lui in casa sono entrati William e la bionda insopportabile che si porta sempre appresso.
Il primo, con lo sguardo, mi chiede se so qualcosa della figlia del suo capo, ma gli faccio cenno di no.

"Jamie che bello vederti."
Il sorriso che mi dedica Stefan, per quanto penso sia sincera, mi infastidisce un po'.
"Cosa che non posso dire a mia figlia." Aggiunge, guardandosi intorno e facendo innervosire ancora di più mia madre.
Rido spontaneamente, non so se è per la situazione patetica che si sta creando o per il semplice fatto che le emozioni che sto provando, mi stanno sfuggendo e non mi resta che ridere.

"Lei.." la voce di Clarissa, viene interrotta dalla suoneria del mio telefono e sia lei che William mi guardano con qualche briciolo di speranza.
Prendo in mano il cellulare e leggo il nome e sbuffo.
Mi allontano per rispondere, avendo una scusa per non assistere alle frottole che si inventerà mia madre.

"Che vuoi Antoine?"

"Devi subito venire."
La sua voce è affannosa, come se avesse appena finito di correre una maratona.
"Sono occupato." Gli rispondo, pronto a chiudere la telefonata.

"Cazzo, JJ, devi venire qui a casa di Logan se non vuoi che la tua Principessa finisca in una cella."
Senza replicare, interrompo la chiamata ed esco da casa ignorando le voci degli altri.
Quando sto per partire, la porta del passeggero della mia auto si apre e William si siede al mio fianco.

"Sei sicuro di voler venire?" Gli chiedo, non sperando e nemmeno aspettandomi in una sua negazione come riposta. So l'idea che si è costruito di Faith nella sua testa e per quanto non lo sopporti, non vorrei che lei perdesse qualcuno di importante solo per far vedere com'è veramente.
Un'anima persa, senza via d'uscita fino a quando non affronterà i suoi demoni.

Per quanto non veda l'ora di tirarla fuori da quel luogo, resto con le mani sul volante e fisso la strada deserta davanti a noi.
"Lì non troverai la Faith che conosci."
Riprovo a fargli cambiare idea.

"Cazzo, parti e basta!" Urla disperato, colpendo il cofano.

"Bene, andiamo a distruggere un po' dei tuoi sogni fatati, principino."

~•~

Vado in cerca della testa di cazzo di Antoine, dentro la grande casa di Logan non c'è anima viva, solo un disordine assurdo e puzza di fumo e alcol.
William mi segue ad ogni passo che faccio.
Urlo il nome del francese, sperando che non sia andato altrove con Faith. Nonostante lo abbia chiamato per chiedergli se sapesse dove fosse, lui aveva sempre negato ed ora la voglia di spaccargli la faccia è tanta.

"Jamie."
Mi volto, confuso, sentendo la voce di April pronunciare il mio nome.

"Che cazzo ci fai tu qui?"
La raggiungo, prendendo il suo polso con tanta rabbia.

"Mi fai male, Jamie." Si lamenta, sbuffando leggermente per il dolore che le causo.

"Non ti lascerò fino a quando non mi dirai che cosa ci fai qui." Le urlo, spaventandola.
Una mano più grande e dal tocco più possente mi sposta, cercando di farmi allontanare da lei.

"Stai fuori da questo, William." Ringhio, non riuscendo quasi più a colmare la rabbia che si sta infondendo dentro di me.

"Lui pensava che io sarei stata capace a calmarla..."

"Faith?" Domanda il più adulto, affiancandomi. April annuisce e la lascio andare.
"Dov'è?"

"Di sopra." Mi risponde, indicando le scale.
Saliamo e dopo aver aperto tre stanze, senza trovarla, nella quarta troviamo Antoine e Logan seduti per terra con delle bottiglie di birra.
La camera è illuminata da solo due luce soffuse e tenue degli abat-jour.
Poi la vedo, di schiena che guarda fuori dalla finestra. Dalla sua testa, si innalza una nuvoletta di fumo e il leggero venticello, porta sulle nostre narici l'odore di marijuana.
William tossisce e attira l'attenzione di tutti i presenti.
Lei poco a poco inizia a girarsi mostrando il suo viso distrutto con residui di trucco e lacrime secche che macchiano le sue gote.
I suoi occhi azzurri sono dilatati e spenti. Accenna un sorriso quando ci vede e prima di parlare, inala del fumo.

"Non ci sono più segreti ora."

Never let me go.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora