Ceci n'est pas un appuntamento

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-...gli propongo di andare alla festa e lui che fa? Mi dice che è già stato invitato da Ele-o-no-ra. Ti rendi conto?! Che troia!

Cris parla in modo agitato, me la immagino gesticolare in mezzo alla vecchia piazza del paese, seduta sulle scalinate della chiesa, mentre gli altri bevono nei bar e giocano a briscola.

Io dall'altra parte del telefono, posso solo camminare avanti e indietro per il giardino di fronte l'ingresso e ascoltare le sue parole, annuendo ogni tanto per farle capire che sono viva.

-Non puoi darle della troia solo perché vi piace lo stesso ragazzo- le dico indispettita. 

-No, è vero- replica scoraggiata -Però posso farle quella cosa della crema depilatoria al posto della maschera per capelli.

-Sono stata sospesa, per quella cosa. Quindi credo non sia un'impresa socialmente accettabile. A meno che tu non voglia tornare subito a casa ed essere bandita per sempre da casa dei nonni.

-Hai ragione. Posso fare di meglio!

Lo scenario che mi si delinea davanti, fa sembrare Hunger Games una piccola zuffa tra ragazzini.

-Ti prego, nonno è debole di cuore, evita di fargli trovare l'intero paese sotto casa sua con torce e forconi.

-No, stai tranquilla. Ora devo andare, nonna mi sta aspettando per tornare a casa.

La telefonata si interrompe prima che io possa risponderle. Guardo lo schermo del cellulare semi illuminato che ormai segna le 22:00.

Ci siamo, sono pronta.

Le maschere per il viso hanno fatto il loro dovere sulla mia pelle e i capelli raccolti, secondo mia zia, mi stanno d'incanto. D'incanto, se paragonato all'effetto fatto dalla massa arruffata che mi porto in giro di solito.

Sull'abbigliamento siamo giunte ad una compromesso. Una tutina blu in cotone elastica che arriva fino a metà coscia, abbastanza comoda per scappare nel momento in cui le cose si metteranno male.

Mi lascio andare contro una delle colonne all'ingresso e guardo il viale d'ingresso, da cui in lontananza, inizio a intravedere Filippo che si avvicina pedalando una bicicletta rossa.

Respira Sam, questo non è un appuntamento. A fine serata andrete nelle vostre stanze e al massimo, tra qualche settimana, diventerete compagni di bevute e tu gli consiglierai quale ragazza rimorchiare, perché alla fine è quello che sai fare meglio. Non stai prendendo degli impegni con nessuno, non lo devi sposare e non lo devi presentare ai tuoi genitori.

Scaccio via questi pensieri dalla mente e mi concentro su altro.

La Villa di Adele si trova a metà strada tra il centro storico e il mare. Cinque minuti per scendere e dieci per salire la ripida salita. 

-Sam! Andiamo- mi urla non appena sgomma con la ruota in una rumorosa frenata.

La sua allegria mi contagia e istantaneamente un sorriso di dipinge sul mio viso. 

Scendo velocemente le scale del portico e mi siedo sul portapacchi, appoggiando i piedi sui pedalini posteriori e pregando silenziosamente di riuscire a reggere quella scomoda posizione. Essere alte un metro e settantacinque porta solo svantaggi, se tra le tue aspirazioni non c'è fare la modella.

Mi aggrappo delicatamente ai suoi fianchi e lui parte, pedalando ad ritmo lento e costante.

Sistemo bene la borsa a tracolla in cui tengo il mio gioiellino, immaginando le bellissime foto che scatterò stasera alla spiaggia dall'alto, ai monumenti illuminati dalla luna che stasera si mostra nel suo massimo splendore e magari anche a Filippo, nella sua camicia coreana bianca, in netto contrasto con la carnagione scura.

A.A.A. Cercasi Principe AzzurroWhere stories live. Discover now