In vino veritas?

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Guardo un'altra volta nello specchio e cerco di convincermi che non sono conciata poi così male. La gonna a ruota sembra mimetizzare abbastanza bene i fianchi -per quanto sia possibile mimetizzarli- e la camicia mi regala una taglia in più di seno. Devo concentrarmi su questi due punti, tralasciando il resto.

Sono carina. S O N O C A R I N A.

Il mio è un grido disperato che posso sentire solo io. In fondo, a chi devo piacere? A me stessa. Per stasera va bene restringere il campo ad una sola persona, più avanti magari, riuscirò a farmi piacere anche dagli altri. Per ora va bene una persona, un passo, un chilo alla volta.

Le lentiggini spruzzate sul naso e sulle guance, lo spazio tra i denti, la bocca troppo larga, i capelli rossi arruffati. La bilancia che continua a segnare 90 chili. Per stasera non devo pensarci. 

Mia madre mi assale alle spalle, circondandomi con le sue braccia leggere. 

-Sei sempre un incanto- mi sussurra dolcemente.

La guardo dal riflesso dello specchio. Ho i suoi stessi occhi scuri, leggermente tondeggianti. Ma i suoi sono più belli. Lei è più bella. I capelli neri a caschetto, la pelle diafana, le labbra carnose. Se avessi preso almeno la metà da lei, sarei una figa assurda. La natura però, mi ha remato contro, dandomi i tratti anomali di papà.

Mia sorella invece, è uguale a mia madre. Solo meno con meno tette e più fianchi. 

-Sono in ritardo- dico dando un'ultima occhiata allo specchio.

-Allora tieni.

Mi porge le chiavi della sua auto e mi schiocca un bacio sulla guancia, lasciandomi una leggera ombra di rossetto.

-Ci vediamo domani.

La saluto uscendo dal portone di casa per dirigermi verso l'auto, già messa in posizione d'uscita dal garage. 

Esco facendo attenzione a non sfregiarla contro i muri, impiegando più tempo a cacciarla da lì che ad arrivare a casa di Alessia.

Le canzoni si susseguono alla radio, i semafori diventano verdi e la fioca luce dei lampioni, accompagnano la mia traversata della città. 

Quando finalmente riesco a trovare parcheggio, sono quasi le dieci. Intorno a me segna il silenzio assoluto delle villette a schiera. Un silenzio eccessivo per una sera di inizio estate,  in cui ci si aspetta di vedere in giro gente passeggiare al chiaro di luna.

Suono il campanello e la luce della videocamera si accende, rendendomi quasi cieca.

-Sam, finalmente!

Posso sentire a stento la voce metallica di Alessia dal citofono, prima che il cancelletto si apra.

Attraverso il vialetto del giardino, dirigendomi verso il portone semi aperto dove c'è la mia amica pronta ad accogliermi.

-Veloce, sta iniziando a piovere.

-Alice e Giada sono arrivate?- chiedo togliendomi la giacca.

-Sono arrivati tutti.

-Quanti sono "tutti"?- perché mi ricordo sempre all'ultimo secondo di fare le domande più importanti?

-Tutti gli amici di Adam.

La seguo verso il salone in cui si sta svolgendo la festa e mi preparo alla massa di gente che Alessia mi vorrà presentare. Appena la padrona di casa apre la porta però, mi calmo. L'ambiente sembra abbastanza tranquillo e tutti sono troppo presi dai giochi che stanno facendo per accorgersi del mio arrivo, eccezion fatta per Alice e Giada che balzano dal divano per venirmi incontro.

A.A.A. Cercasi Principe AzzurroWhere stories live. Discover now