Ti ricordi di me?

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Il vento scuote l'erba intorno a me e accarezza ogni centimetro scoperto del mio corpo.
Un sole di inizio estate rende fiabesco il paesaggio. I campi di grano sembrano distese di monete e il verde degli alberi assume una tonalità particolare, quasi innaturale. Non c'è segno di civiltà intorno a me, ci siamo solo io e Pegaso che bruca l'erba vicino alla mia testa.
Stringo il libro che ho appoggiato sul petto-orgoglio e pregiudizio per la nona volta. 

Metodo alternativo e poco comune di smaltire una sbronza.

Vorrei abitare qui, costruirmi una piccola casetta di legno e una stalla per Pegaso. Il salotto dovrebbe essere la stanza più grande, così potrei metterci un'enorme libreria in cui conservare i miei libri. La cucina invece dovrebbe essere piccola, ma con un'ampia finestra per far affacciare Pegaso e dargli in continuazione da mangiare. La camera da letto sarebbe meravigliosa, piena di scritte e con un lucernario proprio sopra il letto, così poteri vedere le stelle quando il cielo è più limpido.

È un'idea bellissima quanto impossibile e il telefono che vibra nella mia tasca mi riporta prepotentemente alla realtà. Leggo il nome sullo schermo, Mamma.
-Sto per tornare- dico sulla difensiva.

-Sbrigati, ho una sorpresa per te.

Poco convinta, prendo le redini e monto in sella. Con un leggero colpo di gambe, Pegaso capisce che deve partire.

Pegaso è il mio cavallo, oltre che il mio migliore amico. Visto che abitiamo lontani dalla città, mio padre ha deciso di regalarmi un compagno di giochi quando avevo 5 anni. Non ho mai avuto paura, anche se ormai ho perso il conto delle cadute fatte durante le corse sfrenate in mezzo al nulla insieme a lui. Pegaso, come il cavallo alato. A volte anche a me sembra di volare, come se  non toccasse più terra e mi portasse in un altro mondo, più in alto.

Spesso i bambini si spaventano nel vederlo perché è tutto nero. La criniera, il pelo, gli zoccoli, sembra tutto ricoperto da uno strato di fuliggine. Non ha un difetto e quando corre così mi sento un po' meno imperfetta anche io.

Attraversiamo il prato e ci infiliamo nel bosco. Tutti gli animali scappano nelle loro tane, non appena sentono il rumore degli zoccoli che battono il terreno.

Alla fine del bosco, la strada sfocia su una collina da cui si può vedere la città. Da lì devo scendere e immettermi nella strada principale, sulla quale si affaccia qualche casa qua e là. Sono quasi tutte ville per le vacanze estive, poche famiglie vivono qui tutto l'anno, forse non riescendo a stare senza segnale pieno o magari non sopportando gli strani strani odori che si susseguono nelle stagioni. Il profumo del mosto in autunno, l'erba tagliata in primavera, il sentore di morto quando uccidono qualche animale, la puzza della stalla di Pegaso quando dimentico di pulirla. Bé, credo che sia soprattutto l'ultima a far scappare le persone.

Arrivata a casa, lego Pegaso alla staccionata che circonda la piccola villa in cui vivo, lascio le scarpe fuori ed entro. Dall'ingresso sento delle voci femminili che si parlano l'una sull'altra. Mi faccio coraggio e entro nel salotto di casa, dove trovo mia madre intenta a conversare con la mia sorpresa.

-Ciao zia- Matilde si gira verso di me e mi ispezione per qualche secondo prima di sorridermi.

-Sam, vieni qui ad abbracciarmi- obbedisco controvoglia, solo per far contenta mia madre.

-Tesoro, ti ricordi di Maya?- mamma mi libera dalla stretta di Matilde e, con un cenno del capo, mi indica la ragazza seduta sul divano di fronte a me.

-Certo che si ricorda- risponde lei prima di me, guardandomi con i suoi occhioni da cerbiatta.

-Veramente no- intervengo alterata.

La biondina non sembra badare troppo al mio tono e continua a sorridermi come se niente fosse. Io intanto interrogo mia madre con lo sguardo, ma lei non sembra volermi dare risposte.

-Magari ti ricordi questo- e nel dirlo mi mostra i polsi. Su quello di sinistra c'è il tatuaggio di una piccola gabbia per uccelli, mentre su quello di destra una rondine spicca il volo. Sotto alla rondine c'è anche una piccola scritta. Freedom.

-Ciccia Emme- la guardo stupita, non è rimasto niente della mia amica d'infanzia.

-Adesso preferisco farmi chiamare Maya.

-Si hai ragione- dico imbarazzata.

La mastodontica ragazza che giocava con me quando ero bambina, è diventata una bellissima donna. Credo anche grazie all'aiuto di qualche bravo chirurgo. Dovevo immaginare che suo padre non le avrebbe mai permesso di presentarsi in società in quel modo. Il padre di Maya è uno degli imprenditori più ricchi del Paese e per il suo terzo matrimonio ha scelto di portare all'altare mia zia Matilde. Come si sono conosciuti, però, resta ancora un mix di fatti realmente accaduti e storie fanstastiche inventate dalle pettegole di paese; di certo sappiamo solo che quello con Matilde è il più duraturo ed è riuscito persino a superare quello con la madre di Maya.

-Quanto ha speso tuo padre per rimetterti a nuovo?

-Sam...- il tono di disapprovazione di mia madre mi fa capire che forse ho parlato troppo.

-Allora, Sam, ne stavo parlando ora con tua madre- zia Matilde prende in mano la conversazione e la porta su un altro argomento -il padre di Maya ha un impegno di lavoro e non potrà venire in vacanza con noi, quindi stavamo pensando di portare te.

-Me!?- esclamo allibita. Non sono mai stata una nipote affettuosa e non vedevo Ciccia Emme da quasi 8 anni, quindi perché proprio io?

-Sì, andremo in un posto bellissimo, e prometto che ti divertirai come non mai, alla fine non vorrai più tornare a casa.

-Non lo so zia, Cris potrebbe restarci male- in effetti mia sorella potrebbe voler prendere il mio posto, lei sarebbe sicuramente più a suo agio negli ambienti che frequenta zia Matilde.

-Lo abbiamo già proposto a Cris, ma lei ha già detto di avere altri progetti per l'estate.
-Atri progetti?- chiedo sconcertata a mia madre.
-Sì, ha detto di voler andare in montagna dai nonni.
-E quando pensava di dirmelo?
-Non lo sapevo nemmeno io, l'ho scoperto solo ora.
Stupida Cris, ha sempre odiato la montagna e ora, quando ne avrei più bisogno, decide di diventare la nuova Heidi.
-Hai dato l'esame di maturità e sai già quale facoltà frequentare, non hai motivi per restare qui. Comunque se provi così tanto ribrezzo all'idea di passare un po' di tempo con tua zia, non fa niente, troverò qualcun'altro- dal suo tono non sembra molto dispiaciuta, ma so che zia Matilde non è molto incline a dare troppa importanza agli altri. In questo siamo molto simili. In realtà siamo simili sotto molti punti di vista, anche se io la conosco praticamente grazie ai racconti di mia madre.

Mia madre. Mi giro verso di lei e noto un velo di delusione nella sua espressione. Lei e Matilde non hanno mai avuto un gran rapporto, e magari sperava di recuperare attraverso me e Cris.

-Vengo con voi- lo dico tutto d'un fiato perché ho paura di pentirmi e bloccarmi a metà frase.

-Davvero?!- esclamano Maya e Matilde all'unisono.

-A delle condizioni però. Uno: non mi piace fare tardi la sera. Due: mi vesto come voglio e non accetto critiche da nessuno. Tre: sono...

-Per queste sciocchezze c'è tempo- mi interrompe Maya -domani pomeriggio si parte. Matilde, è già tutto pronto, vero?

Mentre zia Matilde ripassa con Maya i dettagli del viaggio, sento la mano di mia madre stringere la mia. Quando mi giro verso di lei mi accorgo che ha gli occhi lucidi e le labbra sembrano sibilare un "grazie".

Mi chino su di lei e la abbraccio. Se per vedere contenta mia madre dovrò passare la mia ultima estate di libertà con Matilde, lo farò.

A.A.A. Cercasi Principe AzzurroWhere stories live. Discover now