Una scommessa, è una scommessa

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Fino a qualche mese ero parte della squadra di rugby del mio paese. Pur essendo un colosso di ragazza, ho sempre avuto una grande resistenza nella corsa e i miei lanci erano paurosamente forti. Mi allenavo tre volte alla settimana, con esercizi inumani e a temperature assurde. Se avessi mangiato come una persona normale, probabilmente a quest'ora avrei il fisico da modella di Maya e potrei indossare lo stesso completino viola che portava lei stamattina, mentre correvamo sul lungomare.

La coda che ondeggiava a destra e sinistra, i pantaloncini inguinali e lo striminzito reggiseno sportivo, facevano voltare chiunque fosse così pazzo da uscire come noi alle sei del mattino.

Io la seguivo navigando nella mia maglia della nazionale di rugby e nei pantaloncini lunghi fino al ginocchio. Non sto nemmeno a torturarmi troppo sul perché la mia corsa, molto più coordinata rispetto a quella di Maya, non abbia ricevuto gli stessi apprezzamenti. In realtà, sono stata proprio privata del tempo di pensare, dalla mia stessa cugina, bisognosa di trovare un vestito per questa sera.

Stavolta però, niente negozi. Solo due vestiti magicamente apparsi dalla valigia di mia zia. Un classico tubino nero e uno strano coso alla Chiara Ferragni a cui non riesco ancora a trovare una definizione. Matilde l'ha chiamato "mini dress, con gonna a sbuffo in tulle", "con corpetto esageratamente trasparente e dubbio colore grigio tortora" aggiungerei io.

-E' una scelta difficile- mormora Maya fissando i due abiti appesi alle ante dell'armadio. 

Mi lascio andare sul letto matrimoniale, in attesa di un responso. Siamo in una situazione di stallo, abbiamo scelto acconciatura e trucco, ma la parte centrale, il vestito, sembra la scelta più difficile.

Nel frattempo spero che il cameriere stia già portando via le mie cose dalla stanza di Oliver, in modo da poter dormire sogni tranquilli nella mia nuova camera stanotte. Anche mia cugina dovrebbe trasferirsi in un'altra camera, dal momento che i lavori sono stati terminati, anche se sembra l'ultimo dei suoi problemi al momento.

Fisso il candido soffitto da cui pende uno strano lampadario composta da tanti cubi di dimensione diversa, attaccati l'uno all'altro. Rovescio maggiormente la testa all'indietro, per ammirare la testata del letto formata da un tessuto apparentemente morbidissimo, sovrastata dalla scritta Good night. Far notare ad Adele che ha un pessimo arredatore di interni, è maleducazione?

Davanti a me, l'enorme armadio bianco, si sta facendo testimone della scelta del secolo. Quale abito aiuterà la povera Maya a conquistare l'uomo della sua vita?

Il mio nuovo telefono vibra rumorosamente, coprendo persino i ragionamenti insensati che si stanno facendo in quella stanza.

-Posso uscire un secondo?- chiedo alla perfida Matilde che mi costringe ad assecondare queste stupidaggini.

-Due minuti.

Sbuffo, prendo il telefono in mano ed esco dalla stanza prima di rispondere.

-Pronto?

-Allora sei viva, sorella- la voce di Cris riempie le mie orecchie, rompendomi qualche timpano.

-Signorina, dovrei farti io questa domanda, ti ho riempito di messaggi a cui non hai mai risposto.

-Sai che qui non prende bene il telefono. Comunque, ho un paio di cose da raccontarti, quindi mettiti comoda, perché è una cosa lunga.

-Dai, che aspetti allora?- chiedo impaziente.

-In pratica, ho conosciuto un ragazzo. Solo che a quanto pare, nostro nonno e suo nonno, si sono dichiarati guerra nel Mesozioico...

-Ci esci di nascosto, vero?- la interrompo sarcastica. Conosco mia sorella meglio di me stessa.

A.A.A. Cercasi Principe AzzurroDonde viven las historias. Descúbrelo ahora