Tu lo conosci Oliver?

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Maya scarta un vestito dietro l'altro e persino la commessa che inizialmente sembrava entusiasta del buon gusto della sua cliente, al decimo abito ha mollato la presa, lasciandomi davanti al camerino in attesa del prossimo esaurimento.

-Non lo so, Sam- dice piagnucolante conto lo sportello del camerino -se è davvero un ragazzo così difficile, qui non c'è niente che possa aiutarmi.

-Sei una bella ragazza, ti basterà fare un giro in discoteca per trovare qualcuno.

-No, perché la mia matrigna mi lascerà procreare solo con il Ragazzo Pustola. Oh, a proposito, grazie a te qualsiasi sia il suo nome, non lo ricorderò mai. Lo chiamerò Ragazzo Pustola fino alla fine dei miei giorni.

-E' un bellissimo nome, se si dovesse presentare alla festa, sarà la prima cosa che gli diremo.

Mi dirigo verso gli scaffali del negozio, lasciando Maya con l'ultimo vestito nel camerino. Guardandomi intorno non posso fare a meno di notare quanto io sia inadeguata in questo posto. Anche lei sarà stata qui a gironzolare nel negozio immaginandosi con tutti questi vestiti addosso, quando ancora non riusciva nemmeno a passare per la porta del camerino. Deve essere stato un incubo, vivere con tutte quelle pressioni addosso, con tutta quella voglia di perfezione.

Maya sbuca fuori dall'area camerini prendendomi di sorpresa. Indossa un tubino bianco con la scollatura a cuore e un'enorme voragine sulla schiena.

-Sei bellissima e non lo dico perché siamo qui da ore e questo è l'ultimo vestito rimasto. Sei bella davvero.

Mi sorride dal riflesso dello specchio, dove sta studiando la sua immagine da capo a piedi.

-Ho fatto così tanta fatica per potermi mettere un vestito del genere.

-Direi che ne è valsa la pena, anche se lo Stile Ciccia Emme resterà sempre il mio preferito.

-Anche il mio- replica con una punta di tristezza.

Rientra nel camerino e ne riemerge con addosso i suoi vestiti, paghiamo il vestito prescelto e ce ne riandiamo alla villa.
La strada scivola sotto le ruote dell'auto di Matilde, che per nostra fortuna ha ritenuto più importante aiutare a preparare la festa, piuttosto che uscire con noi.
Mi aspetto grandi cose da questa festa. Ormai nella mia testa si sono formati i visi delle persone che incontrerò, la musica in sottofondo, il tavolo del buffet, cioè la mia unica consolazione in tutto questo bordello.
Le ore scorrono lente dopo il nostro ritorno a "casa" e nonostante le pressioni di Maya per comprarmi qualcosa di carino da indossare, decido comunque che non è oggi il giorno in cui darò a mia zia la soddisfazione di vedermi con una gonna, soprattutto perché l'ultima volta in cui ne ho indossata una è finita quasi in tragedia. D'accordo, tolgo il quasi, è stata una vera tragedia.
Come ho fatto a dimenticare una cosa dal genere?! I Daft Punk! Non so nemmeno cosa suonino i Duft Punk e Alice pensava che me ne sarei ricordata. Ricordo sì e no i compleanni dei miei familiari più stretti e la password del wi-fi di casa. Mattia, il suo nome lo ricordo, eppure il suo viso è già sfocato, andato, privo di importanza. Volevo solo divertirmi, provare l'ebrezza di due labbra che sfiorano le mie, sentirmi viva in qualche modo. Vorrei poter dire che è successo tutto perché lui mi piaceva davvero ed era diverso dagli altri, ma saprei di mentire. Lui è uno come tanti, conosciuto a serata anonima piena di gente che credevo di conoscere e io ho una piccola puttanella dentro di me che l'alcol rende incontrollabile.
I pensieri restano sospesi nella mia mente, a causa delle braccia di Morfeo che si fanno sempre più strette intono a me.
Mi sveglio di soprassalto dopo un battito di ciglia, sentendo il telefono vibrare sul letto. Il sole che tramonta passa leggero attraverso le finestre, illuminando una stanza ancora estranea per me. Per questo esito un po' prima di prendere il cellulare in mano e rispondere.
-Sam, dove sei finita?- Maya sussurra al telefono completamente sovrastata dalle voci intorno a lei.
-Arrivo subito.
-Sbrigati, Matilde sta diventando irritabile.
-Mia zia è perennemente irritabile- replico riagganciando il telefono.
Scendo a fatica dal letto e provo a mettere un piede dietro l'altro per non perdermi in questo labirinto di casa.
Entro lentamente nella stanza in cui si sta svolgendo la festa, cercando di farmi notare il meno possibile.
La sala è piena di vecchie spocchiose sedute sui vari divani o radunate intorno al tavolo del buffet. Indossano tutte abiti eleganti e una quantità esagerata di gioielli; ogni tanto qualcuna mi guarda quasi disgustata e ridacchia con le sue amiche.
Devo solo respirare profondamente per non impazzire. L'aria entra, l'aria esce.
-Sam tesoro, ti stavamo aspettando.
Adele mi prende di sorpresa, facendomi quasi sussultare.
-Scusa, io stavo...
-Non importa, c'è una persona che voglio presentarti.
E così dicendo mi guida verso la stanza adiacente, separata dall'altra da un arco in pietra decorato con motivi floreali. È abbastanza vuota rispetto alle altre, con cui condivide solo lo stile dei quadri appesi alle pareti e la presenza di una grande finestra, infatti l'unico oggetto presente è un grande pianoforte a coda bianco, da cui sbuca una testa ramata, intenta a leggere qualcosa.
-Lui è mio nipote, Oliver.
Allora non è una persona, ma la persona. Quella di cui sento parlare da giorni e che ha mandato in paranoia Maya. Il Ragazzo Pustola è proprio qui di fronte a me.
La testa si alza, rivelando due occhi neri che mi fissano intensamente. Resto pietrificata dalla freddezza del suo sguardo e se non fosse per Adele che porta avanti la conversazione, qui diventerebbe l'habitat giusto per i pinguini.
-Lei è Sam.
-Quella che dorme nella mia stanza e rovista nei miei cassetti?
Divento rossa per l'imbarazzo e se non fosse per i suoi occhi così fissi su di me, sarei già scoppiata a ridere. Diamine Sam, sarete coetanei, è da stupida avere paura di lui solo perché cerca di ucciderti con lo sguardo. È solo uno stronzo come tanti.
-Dovevo capire se eri un maniaco prima di dormire in camera tua.
-E lo sono?
-Assolutamente sì.
La padrona di casa assiste alla scena con un'espressione che va dal divertito al preoccupato, finché non decide di dileguarsi con un "vado a prenderti qualcosa cara".
Oliver guarda sua nonna uscire dalla stanza, poi torna su di me, stavolta con meno astio.
-Se posso chiedere, come sono i cassetti di un maniaco?
-Esageratamente ordinati, con un doppio fondo in cui invece di armi o preservativi, trovo una strana collezione di accendini, e soprattutto un maniaco sa quando le sue cose sono state spostate anche di un millimetro. Sono stata abbastanza accurata?
-Direi di sì, anche se le persone generalmente chiamano il mio "ordine" e non "mania".

A.A.A. Cercasi Principe AzzurroWhere stories live. Discover now