Buon senso o gentilezza?

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Come se non bastasse, adesso ha appena svoltato in una strada, quindi anche volendo, non posso allontanare le mie mani da lui, o rischierei di cadere e farmi molto ma molto male.

Tutto ciò è terribile, assolutamente terribile. Non doveva andare così, per la barba di Merlino!

Passano diversi secondi, quando finalmente il viaggio torna a essere lineare e lo zuccone continua a guidare su una strada dritta, in salita.

-S- scusa.- farfuglio a disagio.

Poi faccio per togliere le mie mani da lui, ma mi blocca posando la sua mano destra sulle mie.

Nuovamente sento quella sensazione strana che ho provato poco fa, e le mie guance si tingono di rosso. Poi ci si mette anche quello sciocco del cuore, che prende a bussare con intensità contro il mio petto. Ma che hai da agitarti, rimbambito di un muscolo?

Si diverte tanto a farmi imbarazzare questo zuccone?

-Che sta... che stai facendo?- biascico.

-A meno che tu non tema per la tua incolumità, ti consiglio di non togliere le tue mani da qui.- dice soltanto. La sua mano ancora sulle mie.

Nel frattempo continua a guidare mantenendo il limite di velocità.

Ma di che sta parlando? Incolumità? Come se a lui importasse qualcosa di me.

-Non credo che mi succederà nulla se tengo le mie mani lontano da te...- gli rispondo, tentando nuovamente di mettere la debita distanza tra noi.

Ma, di nuovo, non me lo permette.

Uff!

-Fai come ti ho detto e non fare la testarda, come tuo solito. Non voglio che ti faccia male.- continua con tono indecifrabile, poi allontana la sua mano, e il suo calore, e la riporta sul manubrio.

Lui non vuole che mi faccia male. Questa è nuova. Mi verrebbe quasi da ridere, se non fosse per la situazione in cui mi trovo. Mi ha fatto e mi fa così tante volte male con le parole, e adesso si preoccupa che mi faccia del male fisico?

Mi guarda un attimo dallo specchietto retrovisore e lo stesso faccio anch'io, puntando i miei occhi nei suoi, riflessi. Vorrei rispondergli ma, qualcosa nella sua voce, mi convince ad ascoltarlo.

Poi ritorna a guardare davanti a sé.

Io me rimango in silenzio, impacciata e imbarazzata ai massimi livelli.

Le mie mani rimangono dove sono. Percepisco il calore e la tonicità del suo petto e il profumo che impregna la sua camicia e i suoi capelli. Uno di quelli che ti stordiscono e ti rimangono nelle narici per troppo tempo.

Era da quando eravamo piccoli che non gli ero così vicina e la cosa non mi piace. Perché... perché ho capito che non appena siamo molto vicini, la nostra vicinanza porta con sé degli effetti collaterali. Meglio conosciuti come ricordi.

Mi scalfiscono la mente come scene di un film in bianco e nero che scorrono veloci, senza filtri.

Ripenso a quando da bambini andavamo in bici, nel parco vicino a casa. Sulla stessa bici. Lui guidava, come adesso, e io ero seduta sul portapacchi, dietro di lui. Me ne stavo stretta stretta vicina a lui e sorridevo, felice di essere con il miglior amico del mondo.

Il più buono. Il più gentile. Il più divertente. Il più intelligente. Il più dolce. Il più testardo. Il più orgoglioso. Il più ostinato. Il più bello.

Mi mordo le labbra per evitare che una lacrima sfugga al mio controllo.

Ci mancava solo che mi facessi travolgere dalla memoria.

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