Prologo: Second Place

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Londra, Inghilterra

Le rivalità, in uno sport come la Formula Uno, sono sempre state all'ordine del giorno. Sono ciò che rende lo sport entusiasmante, le gare coinvolgenti, i piloti leggendari. D'altronde chi non conosceva quelle storiche rivalità sorte nel corso degli anni, e i piloti che ne erano stati coinvolti? Piloti che hanno scritto le pagine della storia sportiva, come Lauda e Hunt, Senna e Prost, Vettel ed Hamilton, anche, che nell'ultima stagione avevano infiammato le piste in gare emozionanti fino all'ultimo giro.

Ma il tempo di Sebastian e Lewis, ormai, era finito. I due piloti avevano annunciato, alla fine dell'ultima stagione, il ritiro dalla competizione in una conferenza stampa inaspettata e scioccante per molti versi. Tra la disperazione dei fan, le domande a raffica da parte dei giornalisti e le dichiarazioni affettate e vaghe dei due piloti e dei loro team, le scuderie Ferrari e Mercedes avevano dovuto cercare i sostituti alle due punte di diamante della stagione passata.

E la scelta non poteva ricadere che su loro due, Michael Clifford e Luke Hemmings, due persone completamente differenti sia sul piano professionale che personale; molti avevano paragonato i due a Niki Lauda e James Hunt, specie soprattutto per la rivalità che li aveva caratterizzati dal primo momento in cui si erano incontrati, in Formula Due. Da una parte c'era Michael, freddo e razionale sul campo di battaglia e con una vita privata abbastanza tranquilla, e dall'altra c'era Luke, irruento, guerrigliero e dalla vita privata chiacchierata, al limite degli eccessi. Michael e Luke, insomma, non potevano essere più contrapposti di così. E se si metteva in conto che uno corresse in Ferrari e l'altro in Mercedes, le scuderie rivali che avevano brillato nella precedente stagione, e che Michael in un modo o nell'altro riusciva sempre a finire dietro Luke in un eterno secondo posto, il contrasto tra i due non faceva che acuirsi.

Tra i due c'era in atto non una rivalità, ma una vera e propria guerra, guerra che si trascinava fuori dalla pista e dalle monoposto, lontano dalle scuderie e dai riflettori: Michael e Luke si odiavano in modo viscerale, senza tregua, senza respiro. Entrambi correvano con l'obiettivo di superare l'altro, di spiazzarlo, di prevalere su di lui; finora soltanto Luke c'era riuscito, portandosi a casa ben tre mondiali consecutivi. Ed era questo il motivo per cui la Mercedes aveva scelto lui come sostituto per Hamilton, perché la scuderia sapeva perfettamente cosa fosse in grado di fare. Con lui, potevano aggiudicarsi il mondiale con facilità estrema, o almeno così credevano.

Non avevano messo in conto, però, che il team Ferrari avrebbe scelto proprio Michael, l'acerrimo nemico di Luke, e che suddetto acerrimo nemico avrebbe dato filo da torcere alla scuderia e al pilota rivali in una gara imprevedibile e all'ultimo sangue per conquistarsi il titolo di campione del mondo di Formula Uno. Michael si sarebbe impegnato al massimo per soffiare quel titolo da sotto al naso di Luke, conscio dell'opportunità che gli era stata offerta e del fatto che adesso non si scherzasse più. Erano entrati nella vera competizione, quella più seguita, quella più chiacchierata. E tutti i riflettori erano puntati su di loro, sui nuovi piloti, il campione e l'eterno secondo.

Fu indetta una conferenza stampa per presentare i due nuovi piloti. Michael arrivò puntuale come suo solito, con discrezione ed eleganza, sorridendo a tutti e fermandosi per fare foto e firmare autografi per i fan che erano fuori in attesa dei due ragazzi. Luke, invece, era tutta un'altra storia. Il ragazzo arrivò in sella alla sua moto, in ritardo, con i capelli mossi scompigliati e gli occhi coperti dagli occhiali da sole, il solito sorriso strafottente e malizioso a curvargli le labbra mentre, come da consuetudine, si fermava per i fan come aveva fatto Michael. Il tutto, però, mentre all'interno dell'edificio i due team, Michael e i giornalisti aspettavano con impazienza l'inizio della conferenza - che non era iniziata proprio per colpa di Luke, che entrò nella sala cinque minuti più tardi.

Second Place || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora