Prologo -> "And this i show it starts"

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"Scusa." Mormorai. La faccia di Luke diventò rossa dall'imbarazzo.

"E' bello vederti, Luke." Lo salutò mio padre, cercando di allungare una mano nonostante le scatole che aveva tra le braccia.

"Anche per me, Mr. Hastings." Disse Luke, schiarendosi la gola per essere il più professionale possibile.

Mio padre scosse la testa. I suoi occhi blu erano della stessa tonalità dei miei, ma era comunque intimidatorio per la maggior parte delle persone. Soprattutto per il mio ragazzo. La prima volta in cui Luke aveva incontrato mio padre era stato ad una cena di famiglia ed era così nervoso che aveva versato il suo bicchiere di Coca Cola su tutta la tovaglia. Da allora il mio ragazzo sembrava pensare che mio padre lo odiasse e non voleva fare la mossa sbagliata o dire qualcosa fuori dal comune per paura che gli facesse male. Mia madre non era così. Era gentile e premurosa, cercava sempre di far sentire Luke parte della famiglia. Luke era solo terrorizzato da mio padre.

"Quante volte devo dirti che puoi chiamarmi Richard?"

"Oh, giusto, mi scusi, mr. Has –voglio dire, Richard." Balbettò Luke, le sue braccia ancora strette dietro la mia schiena.

"Ci lavoreremo, ma per adesso puoi prendere una di queste e aiutare la signorina Charlotte a trasferirsi nella sua prima stanza di dormitorio."

Luke mi rivolse uno sguardo di scuse, allontanandosi per aiutare mio padre. Con la testa bassa tornai verso la macchina per prendere una delle mie tre valigie. Mia madre era ancora in macchina con i miei fratelli dodicenni stavano giocando con i loro iPad. Stava aspettando che mio padre tornasse alla macchina così che lei potesse aiutarmi a sistemarmi. Non voleva che nel frattempo la nostra macchina venisse rubata. Le mie braccia magre fecero fatica a prendere una delle valigie dal bagagliaio. Stavo urlando il nome di mia madre, ma lei era al telefono per lavoro e non voleva essere disturbata con i miei problemi.

Luke e mio padre erano spariti, quasi sicuramente erano andati nella mia stanza a lasciare le cose. Non avrei dovuto fare le valigie così pesanti, ma sarei stata a miglia di distanza da casa. Non ero come Luke che poteva chiamare sua madre per farsi portare le cose che gli servivano. Lui era a quindici minuti di macchina da casa mentre io a quattro ore, senza traffico. Solo che non avrei dovuto portare ogni singolo vestito che avevo. Ma ormai era troppo tardi. Con una mano sulla maniglia della valigia riuscì a tirarla giù dalla macchina. L'unico problema che era così piena che tutto il contenuto si rovesciò sul marciapiede. Tutti i miei vestiti erano sparsi per terra.

Questa sarebbe dovuto essere uno dei giorni più belli della mia vita, ma si stava trasformando nel peggiore. Cos'altro poteva andare male? Iniziai a rimettere le cose in valigia, imprecando per tutto il tempo.

"Queste mutandine sexy sono tue?" Chiese una voce profonda.

"Si." Risposi subito con la faccia rossa.

"Lascia che ti aiuti." Insistette lui.

"Non mi serve aiuto." Sbottai.

"Riconosco una bugiarda quando ne vedo una, piccola."

"Non sono piccola."

"Beh, sarò io a giudicarlo." Disse. Potevo già immaginare il ghigno sul suo viso senza neanche averlo visto.

Sollevai la testa per fissare un ragazzo che non sembrava molto più alto di me. Ed era dire tanto perché ero più alta della maggior pare dei ragazzi alle superiori. Non mi avevano chiesto di andare al ballo perché le persone erano intimidite dalla mia altezza e non volevano andarci con una ragazza più alta d loro. Ma a me non importava. Era una loro perdita, vero? Tornando al ragazzo misterioso. I suoi capelli erano di un viola scuro, il tipo di tintura che doveva essersi fatto solo. I capelli li erano leggermente scivolati sulla fronte e se li tirò indietro. I suoi occhi erano versi, ma non il solito colore verde. Era un verde pallido, era un colore raro che lo rendeva unico. Anche se era un coglione. La sua pelle era pallida, come se non avesse mai visto il sole in vita sua. Non sembrava molto grande, ma della mia età. Doveva essere uno studente della NYU. Speravo solo che non stesse andando dove stavo andando io. Aveva dei piercing alle orecchie, ma non il solito diamantino che avevano tutti i ragazzi. Aveva dei piccoli cerchi neri ad entrambe le orecchie. Sul viso aveva un po' di barba. Era attraente nello stile di James Dean, e Luke era attraente nello stile di Elvis Presley.

"Hai una bella collezione di mutande qui." Rise, passandomi un perizoma in pizzo.

Lo stappai via dalle sue mani e gli lanciai un'occhiataccia, che non lo toccò minimamente. Mi aiutò a mettere il resto delle cose in valigia e poi ebbe la cortesia di aiutarmi a chiuderla. Ci alzammo entrambi da terra, rivelando le nostre altezze. Era poco più alto di me e mi stava fissando il corpo in modo non così segreto.

"Quindi vivi qui, huh?" Chiese, indicando il palazzo.

"Si, è il mio primo giorno." Dissi.

"Anche il mio." Rispose-

Fantastico. Uno stronzo viveva nel mio palazzo, questo giorno era solo fantastico. "Ho una compagna di stanza femmina, spero solo che sia sexy."

"Oh no." Spalancai la bocca.

"Huh?"

"Niente."

"Bene, io sono Michael." Annunciò. No, non era possibile. Questo stronzo era il mio compagno? Michael della California? Michael che sarebbe andato al Tisch con Luke? Non era possibile, questo era un incubo. Michael puzzava di guai e non volevo finirne coinvolta. Ero qui per l'università, non per altro.

Mi guardai le scarpe, dicendogli in modo reclutante il mio nome. "Io sono Charlotte."

"La mia coinquilina si chiama Charlotte." Disse Michael.

"Che succede qui?" Chiese Luke, apparendo improvvisamente e stringendomi le braccia intorno alla vita, facendomi provare del sollievo.

"Luke, lui è Michael. Michael, questo è il mio ragazzo, Luke. Michael è il mio nuovo compagno di stanza."

A/N: Eccoci con il primo capitolo! Cosa ve ne pare, fin'ora? Volevo anche dirvi che i titoli di ogni capitolo sono frasi della canzone Sex dei The 1975 (adoro)!

Baci, Marta

Sex | m.c (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora