-Occhi da cerbiatto-

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Il mio rapporto con le ragazze non è mai stato facile.

Non posso dire di essermi mai veramente approcciato all' universo femminile,ho sempre preferito quello dei videogiochi o dei palloni.

Non sono uno sciupafemmine o un bad qualcosa ,sono relativamente spento riguardo questo argomento.

Ho 17 anni ma non sono stato schiavizzato dagli ormoni, probabilmente ne dimostro 15, il che in realtà mi è indifferente.

La solitudine è la mia compagna di vita principale, non che ciò mi sia mai dispiaciuto o relativamente importato, ma ho sempre pensato che se le cose precedevano bene così, perchè cambiarle?

Tutto questo prima che vedessi lei.

Giuro che  non ho bevuto nulla di alcolico prima di uscire di casa e nemmeno assunto strane sostanze( trann l' odore di quei terribili biscotti di mamma),le telecamere di casa mia e l' etilometro potrebberlo confermarlo.

Fatto sta che mi sento stranito,quasi ubriacato dalla sua vista.

Mi perdo nei suoi occhi, gli occhi di quella meravigliosa ragazza, degli occhi unici, espressivi, del colore del manto di un giovane cerbiatto che emanano una dolcezza e un affetto immensi, mi fissano curiosi,sembra quasi che, così puri, leggano nel profondo della mia anima.

Uno sguardo penetrante,intenso ma allo stesso tempo docile ed amorevole, capelli mossi e castani, il corpo filiforme, confezionato da una maglietta nera con un disegno stilizzato dei doni della morte e dei leggins neri che ne esaltano la bellezza del suo corpo.

E la sua pelle, rosea con un leggero rossore sulle gote,labbra carnose,e il suo sorriso...

Indescrivibili le emozioni che quel sorriso hanno scatenato in me in quelle poche frazioni di secondi in cui i nostri sguardi si sono incrociati.

Il tempo ha cessato di scorrere di fronte alla sua bellezza.

Sono rimasto imbambolato credo per svariati minuti visto che sono tornato in me solo nel momento in cui la signora Mitt mi ha scioccato le dita davanti alla faccia e consegnato il libro  in mano alla giovane cliente dicendo:

<<Ecco a lei signorina il suo libro>> .

La ragazza paga, se ne va, si allontana sempre più da me dopo avermi rivolto quello che mi è parso un flebile sorriso.

Sembro decisamente ubriaco ed estasiati da quella visione.

O almeno lo sono stato finché non sono finito a sbattere contro lo scaffale dei libri di cucina, proprio di fronte a me e mi sono ritrovato a terra con la foto di un tacchino al forno con patate fumanti stampata sul viso.

Non ho visto quello scaffale perché per me in quel momento non esisteva,non esisteva altro,esistevano solo i suoi occhi da cerbiatto e il suo sorriso a trentadue denti.

Questo gremire di sensazioni a me ignote mi aveva completamente rincitrullito e tralaltro a me il tacchino nemmeno piace.

Ancora stordito esco dalla libreria ed ecco che la rivedo in lontananza mentre è intenta a mettersi un casco e a salire su una moto rombante, nuova di zecca, illuminata dai bagliori del sole alto in cielo.

Sale sulla moto e abbraccia il ragazzo che la guida, un "ragazzone" di circa due metri con due spalle larghe quanto la mia scrivania: praticamente un armadio ambulante.

Non che io fossi molto stretto di spalle ,il nuoto  mi aveva forgiato facendo il suo sporco dovere ma le sue spalle erano decisamente esagerate.

"Quello sarà sicuramente il suo ragazzo, guarda che fisico e guarda che moto."
penso tra me e me.

Mi accorgo che ha quasi smesso di piovere.

Triste e sconsolato mi avvio a mani vuote verso casa, scordandomi completamente delle nuove scarpeda acquistare , mogio mogio.

Alcune gocce continuano timidamente a scendere dal cielo e all'orizzonte si prospettato enormi nuvoloni neri, una perturbazione che riflette perfettamente il mio stato d' animo in quel pomeriggio di primavera.

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