«Si»

«Sei sicura?»

«Assolutamente si! Loro mi hanno attaccata!».

Il mago inspirò a fondo

«perché li hai infilati nel mio frigo?» chiese, indicando il torreggiante elettrodomestico

«perché fuori si perdono»
«Si perdono?»

«Vanno a male. Scadono. Non si possono mangiare più» spiegai, poi aggiunsi, come giustificazione «Anche ai licantropi non piace la carne andata a male».

September parve incuriosito dalla mia spiegazione, come se avessi detto che adoravo le cravatte messe al contrario.

«Vuoi raccontarmi cosa è successo?» Mi chiese, garbatamente

«No» risposi, deglutendo.

September sospirò, prendendo una boccata profonda di aria, poi si prese un tempo lunghissimo per espirare. Guardò verso il muro e io seguii il suo sguardo: stava fissando una presina da cucina color giallo canarino a cui non avevo mai fatto caso.

«Ho sbagliato» Disse all'improvviso, a voce alta

«Cosa hai sbagliato?»
«Per un po'... per un po' ho pensato di poterti addomesticare. Di poter addomesticare voi che siete... siete peggio dei lupi. Peggio delle iene. Peggio di... non mi viene neanche un animale che possa somigliarvi. L'unica cosa più cattiva di voi sono i serial killer»

«Non... non è vero» dissi di getto

«Io invece credo di si» September tornò a guardarmi, ma le sue pupille si muovevano con piccoli scatti, come per cercare di allontanarsi da me «Il punto, lo capisci, è che ho creduto di poterti far passare per umana. Ma sei lontana, lontanissima dall'esserlo. Un vampiro si può addomesticare, te lo puoi mettere al fianco e farlo passare per un umano molto pallido. Ma uno come te... uno come te non ci puoi fare niente. Sembrerà umano per i primi mesi e poi, bam! Ammazzerà qualcuno. E continuerà, perché quelli come te, se assaggiano il sangue umano, poi non si fermano più».

Deglutii, liberando l'ingorgo di pressione che avevo in gola, e incrociai le braccia

«E allora?»
«Allora...» September sospirò, passandosi una mano sulla fronte «Allora, se posso dirlo, ci rinuncio. Ci rinuncio completamente a tenerti come animale domestico, sei pericolosa».

Ebbi paura che volesse cacciarmi via. In realtà non fu vera e propria paura, quanto un fastidio pizzicante dietro gli occhi, nella parte più esterna del cervello. Non volevo andare via, quella era diventata la mia vita. September era la mia vita. Lui e i suoi libri.

«Devo andarmene?» Domandai

«No» rispose, un sorriso amaro stampato sulle labbra «Non devi andare via. Questo è solo un problema mio. Sono troppo egoista per lasciarti andare dopo essere riuscito ad avvicinarti... sei troppo... interessante. Perciò non devi andartene, sono solo io che devo farmene una ragione: non posso addomesticarti».

Che non potesse addomesticarmi era una gran bella cosa, tanto bella quanto il fatto che non sarei stata costretta ad andare via.

«Devo uscire» Dissi, voltandogli le spalle per allontanarmi

«Aspetta!» mi fermò, un gomito appoggiato al tavolo e un'espressione incuriosita sul volto «Dove vai, la notte?».

Credevo che non lo sapesse. Mi girai verso di lui

«Da quanto lo sai?».

Un'espressione di genuina sorpresa comparve sul suo volto

«Da... da quanto lo fai, tu?» mi domandò

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